Su Il Sole 24 ORE Stephen S. Roach, ex presidente di Morgan Stanley Asia, con un'analisi fuori del coro individua i principali problemi dell'economia USA: il risparmio e la competitività insufficienti.
Scrive Roach:
"Lo yuan, la moneta cinese, negli ultimi mesi si è indebolito riportando in auge le accuse contro la Cina di manipolazione della moneta e svalutazione competitiva ai danni degli altri Paesi. A metà aprile, il Tesoro Usa ha espresso «timori particolarmente seri», sottolineando che la questione rappresenta da tempo uno dei problemi di politica economica più spinosi nei rapporti tra Usa e Cina.
È un dibattito ispirato da ragioni politiche e basato su tesi sbagliate. Se portate all'estremo, le accuse americane rischiano di far scivolare le due maggiori economie mondiali lungo una china pericolosa di attriti commerciali, protezionismo o peggio".
"L'ossessione americana per il tasso di cambio con la Cina è un classico caso di negazione politica. I lavoratori americani rimangono sotto pressione, sia dal punto di vista dei salari reali che dal punto di vista del rischio disoccupazione, e i politici di conseguenza si trovano costretti a dare una risposta e lo fanno prendendo di mira la componente cinese di un disavanzo commerciale che è in crescita da tempo, e sostenendo che la colpa dei mali ormai incancreniti della classe media americana è la manipolazione del tasso di cambio da parte di Pechino. Il disavanzo commerciale degli Usa è uno squilibrio multilaterale con un gran numero di Paesi - 102 in totale - non un problema bilaterale con la Cina. E non nasce dalla manipolazione dello yuan, ma dal fatto che gli Usa non risparmiano abbastanza".
"Ci sono due visioni sul futuro delle relazioni tra Stati Uniti e Cina: una che vede solo rischi e un'altra che vede opportunità. L'ossessione per lo yuan ricade nella prima categoria: non tiene conto del riequilibrio e delle riforme già in corso in Cina e distoglie l'attenzione dell'America dalla necessità di affrontare il suo problema macroeconomico più serio sul lungo termine, la carenza di risparmi. Al contrario, vedere la Cina come un'opportunità mette in luce la necessità, per l'America, di occuparsi dei suoi squilibri, ricostruendo la competitività del Paese e dandosi da fare per accaparrarsi una quota significativa del boom prossimo venturo della domanda interna cinese".
Bisogna che gli USA smettano di consumare al di sopra delle loro possibilità. Occorre riprendere a risparmiare. Sono sbagliati e fuorvianti gli approcci monetaristi.
Le misure devono mirare a ricostruire il capitale umano, l'etica del lavoro e della responsabilità, la competitività delle imprese. Questo è quello che non ha fatto l'Amministrazione Obama. All'incremento del PIL corrisponde un netto aumento del credito al consumo. Gli americani riprendono a indebitarsi.
Analoghe considerazioni sono opponibili alle proposte demagogiche che affollano il dibattito pubblico italiano. L'euro e la linea tedesca sono alibi a cui ricorrono politici ed intellettuali in cerca di facili consensi. In realtà l'Italia può evitare il declino solo migliorando il capitale umano, rendendo più efficiente la pubblica amministrazione, conseguendo una ragionevole certezza del diritto, ampliando la concorrenza, abbassando la pressione fiscale e aumentando la competitività strutturale delle imprese.
Come negli Stati Uniti, ai ceti medi e agli impenditori occorre parlare con franchezza: in cambio di una minore pressione fiscale devono assumersi maggiori responsabilità.