Ian Holliday insegna scienze politiche all'Università di Hong Kong. In un articolo di qualche anno fa ha delineato il concetto di welfare produttivistico, riferito allo stato sociale di alcuni paesi dell'Estremo Oriente: Giappone, Hong Kong, Singapore, Corea del Sud e Taiwan (Ian HOLLIDAY, Productivist Welfare Capitalism: Social Policy in East Asia, in Political Studies, Volume 48, 2000, pagg. 706-723).
I paesi con un welfare produttivistico hanno una spesa pubblica sociale contenuta, una politica sociale finalizzata alla crescita economica, attribuiscono un ruolo fondamentale alla famiglia e compiti di regolazione allo stato. Il welfare è costruito pezzo per pezzo, pragmaticamente, senza un significativo riferimento alla cittadinanza e a diritti a questa connessi.
Al modello produttivistico è riconducibile anche il welfare della Cina (Repubblica Popolare Cinese).
L' art. 14 della Costituzione cinese dispone che:
"The State properly apportions accumulation and consumption, concerns itself with the interests of the collective and the individual as well as of the State and, on the basis of expanded production, gradually improves the material and cultural life of the people.
The State establishes a sound social security system compatible with the level of economic development".
Lo stato fissa le quote di consumo e risparmio. Istituisce un sostenibile sistema di sicurezza sociale "compatibile con il livello dello sviluppo economico". L'estensione dei diritti sociali è espressamente fatta dipendere dall'aumento della produzione.
Finora la Cina ha mantenuto un welfare che copre poco e costa poco. Tale limitata copertura è determinata dal diverso trattamento riservato a campagna e città, a immigrati, residenti temporanei e residenti permanenti. Lo stato sociale produttivistico è evidentemente fattore di competitività del sistema nella competizione economica globale. Con questa potenza le economie occidentali sono chiamate a misurarsi.