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mercoledì 16 gennaio 2013

La spesa pubblica italiana.


Massimo Fracaro e Nicola Saldutti sul Corriere della Sera del 16 gennaio 2013 sottolineano un principio che dovrebbe apparire a tutti ovvio: 

" Un malvezzo antico, quello dei politici, di parlare delle tasse come piovessero dal cielo. Quasi fossero una specie di epidemia tollerata, ma non voluta.
E così tutti si stanno dichiarando pronti a tagliarle. Meno Imu, meno Irpef, meno Irap, niente aumenti Iva. Facendo finta di dimenticare un piccolo dettaglio, le tasse rappresentano le entrate dello Stato. Quindi c'è una sola strada per ridurle: ridurre la spesa pubblica. Non esistono altre scorciatoie sicure".

Per ridurre le tasse dunque bisogna tagliare la spesa pubblica. Ma nel dibattito pubblico parlare di tagli non basta. Occorre anche rendere l'opinione pubblica consapevole degli elementi costitutivi della spesa pubblica italiana, dell'impossibilità di diminuire adeguatamente la pressione fiscale incidendo soltanto sui settori minori di essa, non toccando quelli più onerosi finanziariamente e delicati sotto il profilo del consenso elettorale.
I dati seguenti si riferiscono al 2010 ma corrispondono ancora alla struttura della spesa pubblica italiana. I comparti più ampi sono costituiti da welfare, sanità ed istruzione. Il servizio del debito pubblico non ha una portata decisiva mentre le spese per gli organi esecutivi e legislativi appaiono percentualmente di modesta importanza.

Spesa pubblica 2010, in percentuale del PIL, classificazione COFOG


Fonte: elaborazioni Dipartimento di Ingegneria Gestionale, Politecnico di Milano, per Civicum , su dati EUROSTAT; data di estrazione 07.01.2013

http://www.corriere.it/Primo_Piano/Economia/2013/01/12/pop_spesa-pubblica-2010.shtml



Spesa pubblica procapite - Italia (2010)

Fonte: elaborazioni Dipartimento di Ingegneria Gestionale, Politecnico di Milano, per Civicum , su dati EUROSTAT; data di estrazione 07.01.2013
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Economia/2013/01/12/pop_spesa-pubblica-procapite-2010.shtml



Entrate pubbliche - Italia (2010)


Fonte: elaborazioni Dipartimento di Ingegneria Gestionale, Politecnico di Milano, per Civicum, su dati Conto Economico delle AP

http://www.corriere.it/Primo_Piano/Economia/2013/01/12/pop_entrate-pubbliche-2010.shtml


Roberto Perotti su Il Sole 24 Ore del 10 gennaio 2013 ha scritto:

"Tutti vogliono ridurre le tasse, almeno sui ceti medi e bassi. Ci sono parecchi modi per farlo".
"Il secondo metodo è aumentare le tasse sui ricchi. Purtroppo i conti non tornano: qualsiasi ragionevole definizione di "ricco" si adotti, e qualsiasi aumento ragionevole di aliquota si ipotizzi, il ricavato non sarà sufficiente per ridurre significativamente e in modo duraturo le tasse sui ceti medio e basso. Il terzo metodo è combattere l'evasione. Ma anche qui purtroppo i conti non tornano: la lotta all'evasione, se funziona, porta risultati tangibili solo dopo molto tempo, per via del contenzioso infinito che genera.
Il quarto metodo è ridurre la spesa pubblica. Per ridurre la pressione fiscale di cinque punti percentuali del Pil in cinque anni, e assumendo una crescita reale dell'1% annuo, bisogna ridurre la spesa di circa 70 miliardi ai prezzi attuali".

"Sgombriamo il campo da un equivoco. Vendere immobili e partecipazioni pubbliche va fatto, ma non è una soluzione al problema delle tasse. Se lo stato vende la propria partecipazione in Enel, e usa il ricavato per ridurre il debito lordo, la spesa pubblica primaria e le tasse sui cittadini non cambiano: a minori spese per interessi corrispondono minori introiti da dividendi e tasse sui profitti Enel. Se invece usa il ricavato della dismissione per ridurre una tantum le tasse sui cittadini, qualche altra tassa dovrà aumentare permanentemente per compensare la riduzione degli introiti da dividendi e da tasse sui profitti Enel".

Dal lato della spesa non si può non porre mano alla ristrutturazione di settori delicatissimi. Bisogna che welfare, sanità ed istruzione pesino meno e funzionino meglio. Disciplina pubblica e ricorso a strumenti privati devono caratterizzare uno stato sociale che fornisca servizi gratuiti soltanto agli indigenti. 
Mentre dal lato delle entrate occorre rivolgersi agli elettori con grande chiarezza: patrimoniali comunque modulate, alienazione dell'attivo pubblico, lotta all'evasione ed accentuazione della progressività del sistema fiscale non risolveranno il problema del suo peso insostenibile per una economia chiamata a fronteggiare i pressanti problemi posti dalla globalizzazione.
Solo uno stato più snello, leggero e circoscritto può pesare meno sulle imprese, sui lavoratori e sui consumatori, ritornando a  garantire i presupposti di uno sviluppo durevole ed equilibrato.

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