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domenica 29 novembre 2009

La musica secondo Paul McCartney. Edificare l'arte.


Nel Panorama della settimana scorsa, numero 48, c'è una lunga intervista a Paul McCartney, l'ex Beatles che tanto ha influenzato la musica pop dell'ultimo mezzo secolo. Molte le affermazioni interessanti del musicista britannico, in particolare le seguenti:

"Oggi escono dischi che sembrano registrati in un'acciaieria. Solo rumore, tanto ritmo e zero melodie. Questo, molto più del download illegale, ha innescato la crisi del mercato discografico. Ma perché dovrei pagare per portarmi a casa un cd di rumori? Allora, preferisco il suono del mio trapano"

e poi, soprattutto

"Non voglio sembrare presuntuoso, ma il nostro lavoro sui pezzi era straordinario.
C'era la massima cura dei dettagli, l'ossessione maniacale per avere ritornelli memorabili, la voglia di sperimentare e di rifare un coro anche 30 volte finché non aveva raggiunto l'amalgama perfetto tra le voci. Se curi tutto questo con la determinazione di un artigiano, ottieni la canzone perfetta. Noi quattro abbiamo avuto il massimo rispetto per la musica. Abbiamo trattato le nostre canzoni con la cura e l'attenzione dei grandi architetti classici. Nessun edificio moderno può reggere la competizione con le grandi opere del passato.
Perché dietro le grandi opere c'è sempre un grande lavoro. Dietro molta della musica di oggi non c'è invece alcun lavoro. E si sente."

Le parole di McCartney manifestano una visione antiromantica ed oggettiva della musica. Che corrisponde largamente alla concezione antiromantica ed antiespressionista della musica e dell'arte oggettive formulata da Karl Popper nella sua Autobiografia intellettualeLa ricerca non ha fine(edizione 1978 -pag. 63 e segg.)

Scrive il grande filosofo austriaco:

"Dovrei forse cominciare con una critica di una teoria dell'arte largamente diffusa: la teoria secondo la quale l'arte è auto-espressione, ovvero l'espressione della personalità dell'artista, o forse l'espressione delle sue emozioni.....La mia critica principale di questa teoria è semplice: la teoria espressionista dell'arte è vuota. Infatti tutto ciò che un uomo, o un animale, può fare è (fra l'altro) espressione di uno stato interno, di emozioni, o di una personalità. Ciò è banalmente vero per tutti i generi di linguaggi umani ed animali"

poi ancora

"Da quanto ho detto si può vedere quale era la differenza tra Bach e Beethoven che tanto mi impressionò: Bach nella sua opera dimentica se stesso, è un servitore della sua opera. Naturalmente non manca di imprimere nell'opera la sua personalità; ciò è inevitabile.
Ma non è, come è invece Beethoven, in certi momenti, consapevole di esprimere se stesso e perfino i propri umori. Era per questa ragione che dicevo che i due musicisti rappresentavano due atteggiamenti opposti nei confronti della musica."

"Dettando agli allievi le istruzioni sul modo di suonare il continuo, Bach disse: "Si dovrebbe produrre un'armonia eufonica per la gloria di Dio e per il possibile diletto della mente; e come tutta la musica, il suo finis e la sua causa finale non dovrebbe giammai essere altra cosa che la gloria di Dio e la ricreazione della mente. Se non si bada a questo, in realtà non c'è musica, ma solo grida e strepito".


Dio a parte, la consonanza con l'ex Beatles pare davvero significativa.
La musica dell'Età barocca e dell'Illuminismo rappresenta un modello di arte oggettiva, costruita per divertire, commuovere e far pensare. Un'arte che, una volta prodotta, si stacca dal suo autore e vive di vita propria.

Ecco alcuni brevi video musicali, che propongono in modo originale la grande musica di quell'epoca straordinaria. Bach, Handel, Vivaldi e Corelli.








                                                                               



                                                                             



                                                                              

mercoledì 18 novembre 2009

La democrazia possibile? Quella delle urne elettorali!



Nelle democrazie contemporanee è endemica la tendenza a delegittimare la democrazia rappresentativa fondata sul suffragio universale. Si tratta di quella democrazia che trae la propria giustificazione da questo principio: non tutti possono governare ma tutti possono giudicare chi governa. Chi tenta di delegittimarla di solito sostiene che solo una parte degli elettori è sufficientemente informata, libera da condizionamenti ed onesta quanto a valori di riferimento e propositi da essere in grado di compiere scelte consapevoli ed adeguate. E che compito della democrazia è consentire l'elezione dei governi migliori. Mentre non raramente rifiuta il principio stesso della rappresentanza.
Conseguentemente tende ad adottare strumenti di formazione e manifestazione della volontà che sostituiscano i tradizionali percorsi elettorali istituzionalizzati. E' la "democrazia" dei blog, dei forum, dei comitati, delle manifestazioni di piazza, della cosiddetta Società civile che si mobilita, vuole contare e decidere direttamente. Si tratta però di una pericolosa illusione, del modo non per salvare, ma per uccidere la democrazia possibile. E' infatti del tutto irragionevole ed infondata l'opinione secondo la quale chi ha determinati orientamenti politici e culturali manifesta un giudizio libero ed informato ed una buona moralità, mentre le altre visioni e decisioni sono dettate da condizionamenti, ignoranza e disonestà. Esiste invece una pluralità di preferenze, conoscenze, punti di vista ed interessi tutti egualmente legittimi e degni di considerazione.
Il compito della democrazia poi non è tanto quello di rendere possibile la scelta dei governi migliori, bensì quello di consentire la sostituzione dei governi cattivi senza ricorrere alla violenza, grazie a percorsi predeterminati ed istituzionali. Le capacità e le qualità di un governante, così come la bontà di un indirizzo politico, possono infatti essere conosciute e giudicate solo dopo che l'attività di governo è stata posta in essere.
Quanto alla validità del principio stesso di rappresentanza, va detto che il governo di una grande società aperta deve ispirarsi ad una visione generale e mantenere una creativa, efficace continuità d'azione. Deve fronteggiare l'emergenza, dare risposte pronte ad esigenze improvvise.
Dunque solo pochi possono governare. Anche se tutti devono poter valutare l'operato di chi governa. Una grande democrazia libera o è rappresentativa o non è. L'insieme di tante decisioni particolari e contingenti, pur se prese dai diretti interessati, non può prendere il posto della grande politica.

Chi considera questi temi non può non riflettere sugli eventi che hanno insanguinato il Novecento, secolo segnato dall'irrompere delle masse nella vita politica. Particolarmente significative le vicende che portarono alla formazione dell'Unione Sovietica. Purtroppo non tutti sanno che l'Impero zarista russo cadde nel febbraio 1917 per iniziativa di gruppi prevalentemente di orientamento socialista e liberale. Quindi non per effetto della Rivoluzione bolscevica capeggiata da Lenin, scoppiata solo otto mesi dopo, in ottobre. Alla fine del febbraio 1917 iniziò il primo e solo vero tentativo di costruire la democrazia in Russia. 
Una serie di governi di coalizione liberalsocialisti, il cui esponente più influente fu Aleksandr Kerenskij, abolì la censura e garantì le condizioni per una competizione democratica tra i partiti. Il colpo di stato dei bolscevichi nell'ottobre 1917 pose fine a questo straordinario esperimento democratico. L'Assemblea costituente democraticamente eletta, dove i bolscevichi erano in minoranza, definita da Lenin un'inutile fabbrica di chiacchiere, fu convocata e subito sciolta dai capi bolscevichi nel gennaio del 1918. Il futuro impero totalitario sovietico prese le mosse da qui, grazie al ritorno in Russia dall'esilio di Lenin, avvenuto con la collaborazione dei tedeschi, ma anche all'egemonia nei Soviet di Pietrogrado conseguita dai bolscevichi. I tradizionali percorsi democratico-elettorali, propri della democrazia liberale, capaci di esprimere la volontà del popolo russo, furono prima affiancati poi sostituiti dai consigli dei Soviet. 
Il progetto di far prevalere la volontà dei "migliori" conduce sempre alla perdita dei diritti e delle libertà democratiche.


Sulla democrazia contemporanea fondamentale è

Karl POPPER, La Società aperta e i suoi nemici

Invece la miglior storia dell'Unione Sovietica resta, a mio parere,

M. HELLER - A. NEKRIC, Storia dell'URSS dal 1917 a Eltsin

domenica 8 novembre 2009

Quando non si può giustificare. Il caso Sacharov.


Andrej Sacharov

Sono passati venti anni dalla caduta del Muro di Berlino. Assistiamo a celebrazioni retoriche e vuote, ma i giovani non sanno ciò che conta davvero e i meno giovani non lo dicono.  Quel Muro fu imposto dall'Unione Sovietica, un grande impero totalitario fondato sull'ideologia comunista. Quell'impero dominava direttamente mezza Europa ed esercitava una forte influenza sull'altra metà, attraverso gli intellettuali e i partiti che dai sovietici ricevevano direttive e finanziamenti.
Oggi alcuni degli intellettuali e dei politici allora legati più o meno apertamente all'Unione Sovietica, che ancora esercitano una notevole influenza, qualche volta pure titolari di altissime cariche pubbliche, si uniscono al coro della rievocazione di quell'avvenimento cruciale.
Queste conversioni come devono essere giudicate? Andrej Sacharov è stato un protagonista di quegli anni. Cittadino sovietico e fisico di altissimo livello, dopo la morte di Stalin e mentre Kruscev era al vertice dell'Unione Sovietica fu il padre di una generazione di armi nucleari sovietiche dalla potenza apocalittica, di gran lunga superiore a quella delle corrispondenti armi americane. Successivamente divenne il più lucido ed attivo dissidente sovietico, fino a meritare nel 1975 il Nobel per la pace.
Karl Popper inizialmente ne elogiò la condotta ed il coraggio come dissidente. Poi, una volta lette le memorie dello stesso Sacharov e di Kruscev, dopo aver saputo del suo ruolo fondamentale nella costruzione della potenza militare sovietica, lo condannò duramente. Riporto di seguito le parole di Popper, perchè offrono la possibilità di impostare una riflessione molto ampia. Scrive Popper:

"...un uomo come Sacharov, dotato di grande intelligenza,...sarebbe stato in condizione di vedere già allora come il sistema politico sovietico facesse di quel paese un luogo terribile....
Ma a quarant'anni non si può dire di un uomo che è troppo giovane per giudicare.
E' perfettamente vero che poi cambiò idea. Ma se un uomo a quarant'anni ti uccide e pochi anni dopo va in giro a dire che gli dispiace e che non avrebbe dovuto farlo, per questo non è più un assassino?
Io mantengo....un'opinione altamente positiva per l'ultima parte della vita di Sacharov, ma devo correggere, e me ne dispiace, il giudizio complessivo su di lui.
E devo dire che cominciò come un criminale di guerra e che non può essere giustificato in virtù di ciò che fece dopo".

Karl POPPER, La lezione di questo secolo, pagg. 23, 24 e 25, ed. 1992

lunedì 2 novembre 2009

Le lapidi sbiadite che parlano al cuore ed alla mente.


In questi giorni, secondo tradizione, ho visitato i cimiteri dove sono sepolti i miei familiari. Provo sempre dolente stupore quando il mio sguardo cade sulle tante vecchie lapidi, poste settanta, ottanta, cento e più anni fa, che ricordano e onorano bambini, adolescenti, giovani madri, morti prematuramente. In quegli anni ancora la mortalità infantile e per parto era assai elevata.
Il progresso scientifico e civile ha molto ridotto questi numeri. Dobbiamo però dare un senso concreto a questi concetti troppo astratti per aiutare a non ritornare a quella dolorosa normalità. Sono stati la disciplina, l'impegno, l'entusiasmo ed il genio dei singoli a realizzare quel progresso.
Vediamo purtroppo oggi, anche nelle società più avanzate, preoccupanti arretramenti e forme di disagio, soprattutto nelle grandi aree urbane. Non dimentichiamo mai che nessun miglioramento della condizione umana è possibile senza la disciplina e l'impegno individuali. Abbandonare questa ricetta tradizionale può costare molto caro.

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