Il bravo Mario Seminerio consuma invano tempo e inchiostro per denunciare la propaganda che appesta il dibattito pubblico italiano. Su Phastidio.net segnala un articolo di Tuttosport dove si suggerisce una relazione tra i recenti successi delle squadre italiane di calcio in Europa e il minuscolo miglioramento dei numeri dell'economia:
" E' un caso. O forse solo in parte, perché certe coincidenze alla fine possono avere un filo sottile che le collega, ma nel giorno in cui l'Italia del calcio celebra lo storico passaggio agli ottavi di tutte e cinque le squadre in Europa League (con la Juventus vincitrice della gara di andata degli ottavi di Champions), lo spread scende al 98. Non succedeva dal 2010 si trovasse sotto la soglia psicologica dei 100 punti. Per gli analisti è un segnale che il mercato giudica crollato il rischio Italia. Insomma, anche se si tratta per il momento solo di piccoli segnali si potrebbe pensare che il Paese stia uscendo dal guado".
La propaganda esiste da sempre e dal secolo scorso segna anche le democrazie occidentali. E' passato ormai molto tempo da queste amare considerazioni di Karl Popper, espresse il 31 maggio 1970 in una lettera "confidenziale" a Lord Coleraine:
"Per motivi a me del tutto ignoti, la propaganda di sinistra ha ottenuto una vittoria in quasi tutti i Paesi occidentali che può essere definita solo come completa. Sembra che essi si siano accaparrato il monopolio nel controllo di tutti i "mass-media" (la loro orribile terminologia). Come ciò possa essere accaduto non so... Il vero problema è che nessuno sembra essersi reso conto di ciò che è accaduto: quale tipo di vittoria sia stata conseguita dalla sinistra; neppure gli stessi vincitori ritengono, o si rendono conto, che, per quanto riguarda i mezzi di propaganda, essi sono già diventati la "Classe dirigente"" (Karl POPPER, Dopo La società aperta, 2009, p. 386).
Ma quella sinistra, nella versione socialdemocratica e in quella rivoluzionaria, perseguiva grandi obiettivi, guidata da nobili ideali o da tragiche utopie. I suoi eredi contemporanei navigano invece a vista. Astuti governanti prendono tempo, attuando misure idonee oggi soltanto a conservare l'esistente, premiando speculatori e grandi debitori.
L'Italia del 2015 non fa eccezione. Un governo eletto da un blocco sociale nettamente conservatore, formato soprattutto da pensionati, dipendenti pubblici ed esponenti del capitalismo clientelare, mostra di voler cambiare tutto per non cambiare in realtà niente di importante. Spesa pubblica, regioni e welfare, concorrenza, pressione fiscale. Il peso che schiaccia l'economia italiana resta sostanzialmente intatto, mentre molto sembra in movimento.
La lezione del Gattopardo prende corpo in una politica sterile e in una propaganda sempre più pervasiva. Ma la realtà presenterà il proprio conto salato.