Il dibattito sulla crisi continua ad avvitarsi intorno ai temi del debito, pubblico e privato, della sua monetizzazione, del deficit, del rapporto di cambio tra le valute, della deflazione/inflazione.
Occorre essere chiari: la sistematica monetizzazione del debito appare misura da apprendisti stregoni. Può produrre un'inflazione incontrollata, che avvantaggerebbe i grandi debitori, lo stato prima di tutti, e gli speculatori. Gli altri vedrebbero ridotti i loro redditi e i loro risparmi. Inoltre comprometterebbe una corretta allocazione delle risorse e degli incentivi. Non verrebbero premiati i più capaci ed efficienti.
Altrettanto evidenti, ancorché taciuti, sono i veri effetti della svalutazione della moneta da molti auspicata. Una moneta serve non solo per vendere, ma anche per comprare. Materie prime, energetiche e non, semilavorati e tecnologia di consumo di buona qualità dovrebbero essere importati a prezzi reali immutati, cioè a caro prezzo con moneta svalutata. In realtà sarebbe ridotto il valore soltanto del lavoro e dei risparmi nazionali. Inoltre provvedimenti analoghi sarebbero adottati dai paesi concorrenti. Dunque neppure la svalutazione e l'uscita dall'euro possono salvarci.
Meglio riflettere sui fattori di una crescita sana e sostenibile: capitale umano, investimenti privati, pressione fiscale, istituzioni economiche. Occorre ricostruire le principali agenzie educative, rendendole capaci di formare cittadini responsabili e dotati di una buona formazione tecnica, scientifica e matematica. E' urgente diminuire la pressione fiscale, riducendo la spesa pubblica e ricorrendo ampiamente a strumenti previdenziali privati. Bisogna allargare il ruolo del mercato e aprire professioni e servizi alla concorrenza. E' necessario combattere a fondo concorrenza sleale, corruzione, criminalità organizzata, capitalismo clientelare.
Soltanto buoni produttori possono essere buoni consumatori. E buoni produttori possono nascere e prosperare solo con istituzioni favorevoli, in una società fortemente caratterizzata dalla certezza del diritto. Un vasto programma, soprattutto nella economia globalizzata, che per non produrre effetti perversi deve convergere su modelli virtuosi. Ma le illusioni, la vuota retorica e il disprezzo dei fatti non rappresentano una valida alternativa. Stiamo affidando a giovani non educati a sostenerla un'Italia in declino, segnata da un degrado che solo massicce dosi di verità possono arrestare.