Pratica di Mare 2002. |
Joshua R. Itzkowitz Shifrinson su Foreign Affairs del 29 ottobre 2014 ha scritto:
"During negotiations over German reunification in 1990, did the United States promise the Soviet Union that NATO would not expand into eastern Europe? The answer remains subject to heated debate. Today, Moscow defends its invasion of Ukraine by claiming that NATO reneged on a promise to stay out of Russia’s backyard. Skeptics, meanwhile, counter that Russian claims are a pretext for aggression; in their view, Washington and its allies never formally committed to forego NATO expansion".
Poco prima dello scioglimento dell'Unione Sovietica, in occasione delle trattative sulla riunificazione della Germania, gli Stati Uniti promisero alla leadership sovietica che la NATO non si sarebbe espansa ad est e sarebbe rimasta fuori del cortile di casa della Russia.
Oggi la Russia difende la sua condotta in Ucraina denunciando l'inosservanza di tale promessa. Ma dove arriva il cortile di casa che i Russi sono fermamente determinati a difendere? Il comportamento successivo della leadership della Russia, nonostante le affermazioni attuali dei media governativi russi, induce ad escluderne i paesi baltici e i paesi ex satelliti dell'URSS già entrati nella NATO o in procinto di entrarvi nel 2002 (Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Bulgaria, Romania, Estonia, Lettonia e Lituania).
Infatti il 14 maggio 2002 i 19 ministri degli Esteri della NATO decisero di creare un "Consiglio a 20" con la Russia (nascerà a Pratica di Mare il 28 maggio). E il 23 maggio dello stesso anno il Consiglio di sicurezza nazionale dell'Ucraina, evidentemente con il consenso di Mosca, incaricò il governo di avviare negoziati con la NATO per intensificare la cooperazione e giungere in una prospettiva di lungo termine all'entrata nell'organizzazione. Dunque nella primavera del 2002, quando l'espansione ad est della NATO era già una realtà, le relazioni USA - RUSSIA sono migliorate, nella prospettiva di un'ampia collaborazione tra l'alleanza occidentale e la potenza sorta dalle ceneri dell'URSS.
Su La Voce della Russia del 25 agosto 2014 Andrey Fediašin ha scritto:
"... il bersaglio principale dello scudo antimissile di Obama, dei missili schierati in Polonia e in Romania resta il potenziale missilistico-nucleare della Russia".
"...Aleksandr Gusev, direttore dell’Istituto di programmazione strategica:
Per alcuni anni la Russia ha chiesto alla NATO e agli USA come architetto principale dello scudo antimissile in Europa di fornire garanzie scritte del fatto che il nuovo sistema di difesa antimissile in Europa non è rivolto contro la Russia. Ma in tutti questi anni gli americani non hanno reagito in nessun modo a tale richiesta. Hanno semplicemente ripetuto che questo sistema è destinato a garantire la difesa dalle minacce provenienti dalla zona del Medio Oriente e dalla Corea del Nord. Ma questo sistema viene schierato contro le Forze Armate della Russia. Gli USA e i loro satelliti principali in Europa, ossia la Polonia e i Paesi baltici, si adoperano per far passare questa idea che per noi è assolutamente inaccettabile".
Lo schieramento del sistema antimissile occidentale, il rovesciamento del governo filorusso in Ucraina, con la prospettiva per la Russia di perdere le basi in Crimea e di vedere inserita la popolazione ucraina di lingua russa in un contesto ostile, i tentativi occidentali spesso riusciti di eliminare in Africa settentrionale e Medio Oriente i regimi autoritari tradizionalmente amici, costituiscono le plausibili spiegazioni della condotta russa che ha riacceso il contrasto con gli USA.
La vera posta in gioco è rappresentata dal consenso interno a Putin e al suo gruppo dirigente. Intaccare l'immagine di grande potenza della Federazione russa significa erodere il consenso allo stesso Putin, in larga misura dipendente dalla soddisfazione delle diffuse aspirazioni nazionaliste. Qualcuno in Occidente mira a destabilizzare la Russia per raggiungere nuovi equilibri, sulla falsariga del supporto alle cosiddette Primavere arabe. Sorprendono la miopia e l'irresponsabilità di chi coltiva tali progetti. La destabilizzazione della Federazione russa non è infatti nell' interesse dell'Occidente, chiamato a fronteggiare la minaccia del fondamentalismo islamico e la sfida cinese. L'Europa, in prima linea, richiami gli USA a una visione più realistica e responsabile.