La crisi ucraina, con la secessione della Crimea, ha riportato all'attenzione di tutti il principio di autodeterminazione dei popoli.
Tale principio, che afferma il diritto dei popoli di scegliere autonomamente il proprio destino, è stato posto dal presidente degli Stati Uniti d'America Woodrow Wilson a fondamento dell'ordine internazionale stabilito dai vincitori dopo la Prima guerra mondiale. La Carta delle Nazioni Unite (ONU), che ha valore di trattato internazionale e risale alla fine della Seconda guerra mondiale, lo ha recepito nell'articolo 1, paragrafo 2, attribuendo all'organizzazione il compito di "Sviluppare tra le nazioni relazioni amichevoli fondate sul rispetto e sul principio dell'eguaglianza dei diritti e dell'auto-decisione dei popoli, e prendere altre misure atte a rafforzare la pace universale".
In realtà questo principio, spesso connesso all'idea di nazione, ha svolto un ruolo assai negativo, determinando e legittimando guerre, genocidi, crudeltà e sofferenza. Il suo più lucido e coerente critico è stato Karl Popper:
"La religione nazionalistica è ben radicata. Molti sono pronti a morire per essa, credendo che sia moralmente valida, e autentica. Ma si sbagliano... Poche fedi hanno generato più odio, crudeltà, e inutili sofferenze, della credenza nella validità del principio di nazionalità..." (Congetture e confutazioni, 2000, p. 624 e seg.).
Il "principio dello stato nazionale...deve la sua popolarità esclusivamente al fatto che si rivolge agli istinti tribali e che è il meno costoso e più sicuro metodo con cui può affermarsi un politico che non abbia niente di meglio da offrire" (La società aperta e i suoi nemici, Vol. I, 1981, p. 390).
"Le idee di Fichte e di Hegel portarono al principio dello stato nazionale e dell'auto-determinazione nazionale, un principio reazionario... che il democratico Wilson fece proprio. Questo principio è ovviamente inapplicabile in questa terra e specialmente in Europa, dove le nazioni (cioè i gruppi linguistici) sono così fittamente intricate che è assolutamente impossibile districarle. Le terribili conseguenze del tentativo di Wilson di applicare questo principio romantico alla politica europea dovrebbero essere ormai chiare a chiunque. Che l'assetto di Versailles fosse duro, è un mito; che ai principi di Wilson fosse mancato il consenso, è un altro mito. Il fatto è che tali principi non potevano essere applicati più coerentemente; e Versailles fallì soprattutto a causa del tentativo di applicare gli inapplicabili principi di Wilson" (La società aperta e i suoi nemici, vol. II, 1981, p. 418).
Questo principio perverso è stato recentemente applicato in Kosovo ed è ora richiamato in Ucraina. E' però erroneamente ritenuto liberale. Un liberale dovrebbe invece far propria la massima latina "ubi bene ibi patria": la patria è dove è possibile condurre una vita buona.