Giovanni Giolitti prima di assumere responsabilità di governo fu sostituto procuratore del Re e poi resse la direzione delle Finanze, con lo stesso Depretis titolare del dicastero.
Ha scritto Giolitti nelle sue Memorie:
"Depretis aveva seco, quale Segretario generale, (che corrispondeva allora a quello che fu poi il Sottosegretario di Stato dei vari ministeri...), il deputato Sesmit Doda, che gli era stato imposto dagli elementi estremi del partito. Il Sesmit Doda era un brav'uomo, ma alquanto fantasioso, "furioso" come lo chiamava Depretis; non aveva pratica di amministrazione e aveva chiamati al suo Gabinetto impiegati poco competenti; e mi mandava continuamente degli ordini cervellotici in contrasto con la legge, che io dovevo respingere, spiegando la ragione per cui non si potevano eseguire. Il Sesmit Doda se la prese e anzi s'insospettì, ed un giorno che eravamo assieme presso Depretis, egli accennò che nel dicastero "si congiurava". Io capii l'allusione, e gli risposi che se avessi voluto cospirare avrei avuto un mezzo semplicissimo, del quale egli mi sarebbe stato grato. Depretis, che era beffardo di temperamento, e se ne aspettava una divertente, m'incoraggiò: "Dica, dica." Allora io dissi: "Se io volessi congiurare contro il Ministero, mi basterebbe eseguire gli ordini che Ella mi dà... " Depretis scoppiò in una risata, e Sesmit Doda, furioso, prese il cappello e se ne andò" (Giovanni GIOLITTI, Memorie della mia vita, 1922, p. 23 e seg.).
Il futuro grande statista liberale come alto dirigente della Pubblica amministrazione incarna così il burocrate competente e coraggioso, che richiama i politici alla realtà dei fatti e delle norme.
Gli italiani sono vittime di una burocrazia perversa e soffocante, ma della burocrazia una grande società non può fare a meno. Ernesto Galli Della Loggia sul Corriere della Sera del 26 febbraio 2014 ha trattato con lucidità questo tema impopolare:
"Solo un micidiale semplificatore come Lenin o forse un addicted al blog di Beppe Grillo possono pensare che per amministrare uno Stato possa bastare l’esperienza di una cuoca (anche se alla cuoca il primo era pronto ad affiancare il plotone d’esecuzione, mentre il secondo forse è disposto, più mitemente, ad accontentarsi di Internet).
Il problema dunque non è burocrazia sì o no. Nel caso dell’Italia il problema è innanzitutto un problema di formazione e di reclutamento".
"Le burocrazie che danno buona prova di sé sono dappertutto quelle reclutate su base rigidamente meritocratica: cioè attraverso corsi di studi seri ed esami severi... Da noi, infatti, non solo a cominciare dal curriculum scolastico e universitario il criterio del merito è virtualmente scomparso, ma veri esami d’ingresso degni di questo nome si fanno ormai esclusivamente in pochissime amministrazioni..."
"In questo vuoto di meritocrazia il fattore decisivo da cui sempre più dipendono ingresso e carriera nell’alta burocrazia è diventato il mix formato da origine sociale, relazioni familiari e politica. Si tratta di un mix micidiale. Per due ragioni. Da un lato perché di fatto così si sancisce l’esclusione dall’élite del Paese di coloro che provengono dalle classi meno abbienti e comunque meno favorite...La seconda ragione sta nel fatto che con una burocrazia la quale, essendo di scarsa qualità e potendo vantare pochi meriti propri, dipende dalla politica per il proprio reclutamento, per la sua ascesa ai vertici... va ovviamente a farsi benedire la necessaria distinzione tra politica e amministrazione. La seconda, che deve tutto alla prima, non avrà mai il coraggio di prenderla di petto e di opporsi con forza alle sue ragioni in nome dell’interesse generale - come invece sarebbe necessario".
Oggi molti politici accusano gli alti burocrati di impedire o rallentare l'attuazione delle riforme. Se ciò accade, come spesso accade, per difendere interessi corporativi o per avvantaggiare referenti politici, il biasimo deve essere severo. Ma se ciò avviene nel tentativo di frenare governanti e legislatori "fantasiosi", "furiosi" e "poco competenti", allora sembra opportuno riproporre la devastante risposta di Giolitti:
"Se io volessi congiurare contro il Ministero, mi basterebbe eseguire gli ordini che Ella mi dà... ".