L'Ucraina brucia. Lo scontro tra l'opposizione, in cui radicali e violenti acquistano un peso sempre maggiore, e il governo filorusso rischia di diventare aperta guerra civile. Questa situazione è evidentemente l'esito non solo di dinamiche interne, ma anche delle relazioni tra Russia e USA, segnate da una rilevante conflittualità.
Yanukovich è non soltanto odiato dai suoi oppositori, ma ormai criticato dai suoi referenti russi e condannato dalla Chiesa Ortodossa Ucraina (Patriarcato di Kyiv), una delle tre maggiori giurisdizioni ortodosse del paese. Su La Voce della Russia del 21 febbrao 2014 Andrey Fediašin scrive:
"Come riferisce il Servizio stampa del Presidente Yanukovich, a Kiev è stato raggiunto un accordo per la soluzione della crisi. Per l’Unione Europea ai negoziati hanno partecipato i titolari dei Ministeri degli Esteri della Germania e della Polonia Frank-Walter Steinmeier e Radosław Sikorski, il portavoce del Presidente russo, ombudsmen Vladimir Lukin, il Presidente Viktor Yanukovich e tre leader dell’opposizione – Arseny Jatsenuk, Oleg Tiagnibok e Vitaly Klichko
Ma ciò non significa affatto che l’Ucraina ha cominciato ad uscire a poco a poco dalla crisi.
La Russia per la prima volta dall’inizio della crisi ucraina nell’anno scorso ha espresso con toni assai rigorosi il suo atteggiamento verso ciò che sta avvenendo e verso l’incapacità funzionale difficilmente spiegabile di Kiev. Il primo ministro Dmitry Medvedev alla seduta del Consiglio dei Ministri del 20 febbraio ha detto, in particolare:
Noi, sicuramente, porteremo avanti il processo di cooperazione con i partner ucraini in tutte le direzioni concordate. Al tempo stesso a questo scopo è necessario che il potere in Ucraina sia legittimo ed efficace.
Fin qui Mosca non mai osato fare una critica così dura al governo di Yanukovich".
Mentre Marco Tosatti su La Stampa del 21 febbraio 2014 dà conto della condanna espressa dalla Chiesa Ortodossa Ucraina (Patriarcato di Kyiv):
"La Chiesa Ortodossa Ucraina ha deciso di non pregare più, nelle celebrazioni religiose, per i responsabili del governo di Kiev. “Prendendo atto del fatto che i ripetuti appelli della Chiesa a non usare le armi contro il popolo non sono stati ascoltati dalle autorità dello Stato; contro il popolo che le ha elette per servire il popolo e l’Ucraina, non per la violenza e l’omicidio, si è deciso di non pregare più per le autorità al potere durante le celebrazioni religiose”, afferma un comunicato firmato dal Patriarca Filarete. Inoltre il Patriarca e i vescovi chiedono alle autorità di smettere immediatamente di usare le armi contro la gente. E la Chiesa, a dispetto delle Scritture e della Costituzione dell’Ucraina, che parlano della necessità di pregare per i governanti, pregherà solo per l’Ucraina, il popolo ucraino, i morti e feriti negli episodi di violenza.
Nel frattempo è partita un’iniziativa che chiede che Viktor Yanukovich sia scomunicato e colpito con anatema. La richiesta è rivolta al Sinodo della Chiesa Ortodossa Ucraina legata al Patriarcato di Mosca. L’iniziativa è partita da una nota scrittrice laica e religiosa, Tetyana Derkatch, che l’ha lanciata su Facebook e alti canali sociali, ed è ospitata dal RISU (Religious Information Service of Ukraine)".
Nessuna delle potenze coinvolte, Russia, USA e Unione Europea, trae realmente vantaggio da un'Ucraina in preda alla guerra civile. Devono migliorare le relazioni tra USA e Russia. Sono tanto importanti e numerosi i comuni interessi da rendere addirittura difficile da comprendere una contrapposizione così estesa e dura.
Il muro ideologico è caduto ormai da tempo. E' auspicabile che entrambi i governi collaborino per estendere il dominio dello stato di diritto, rafforzare la tutela della dignità umana, combattere la povertà, attenuare le pulsioni etniche e nazionaliste, sconfiggere il terrorismo fondamentalista e risolvere le crisi internazionali.