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lunedì 31 gennaio 2011

Debito pubblico e crescita economica. La chiave è nel Mezzogiorno.

Nel dicembre scorso l'ex Presidente del Consiglio Giuliano Amato, intervenendo ad un convegno, ha riproposto il ricorso ad un'imposta patrimoniale:

"L'Italia dice di non aver bisogno di essere garantita, ed è vero perchè ha un alto risparmio pubblico ed un basso debito privato. Cosa vuol dire? Che in qualche modo l'Italia è in grado di pagarsi il debito, c'è liquidità. E perchè non comincia a ripagarlo, visto che ha tutto questo risparmio privato e così poco debito privato? L'Istat ha detto che il nostro debito totale ammonta a circa 30.000 euro per italiano. Non è così gigantesco. Un terzo di questo debito abbattuto metterebbe l'Italia in una zona di assoluta sicurezza. Potrebbe arrivare a circa l'80 per cento del Pil. Un terzo significa, probabilmente, imporre ad un terzo degli italiani, teoricamente, di pagare un terzo dei 30.000. E' così spaventoso spalmare, tra chi ha di più rispetto a chi ha di meno, 10.000 euro per risolvere un problema che così grave?"

La proposta presta il fianco a numerose critiche. Si tratterebbe di una misura incostituzionale, andando a colpire il risparmio. Mentre la Costituzione impone alla Repubblica non solo di tutelarlo, ma di incoraggiarlo (art.47).

Una eventuale imposta patrimoniale contribuirebbe, inoltre, a creare un clima sfavorevole all'emersione delle fonti di reddito, dei redditi e dei risparmi stessi. Ma soprattutto tale proposta sembra derivare dalla errata convinzione che un incremento della spesa pubblica, ora precluso dall'ingente ammontare del debito, rappresenti la soluzione migliore per rimettere in moto lo sviluppo.

In una recentissima lettera al Corriere della Sera il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, pressato dai noti eventi, suggerisce una prospettiva alternativa.
Berlusconi delinea "un piano del governo il cui fulcro è la riforma costituzionale dell’articolo 41, annunciata da mesi dal ministro Tremonti, e misure drastiche di allocazione sul mercato del patrimonio pubblico e di vasta defiscalizzazione a vantaggio delle imprese e dei giovani".

Dichiara inoltre: "Prima di mettere sui ceti medi un’imposta patrimoniale che impaurisce e paralizza, un’imposta che peraltro sotto il mio governo non si farà mai, pensiamo a uno scambio virtuoso, maggiore libertà e incentivo fiscale all’investimento contro aumento della base impositiva oggi nascosta".

Il programma prospettato va nella direzione giusta, puntando ad un aumento della produzione di ricchezza vero, non ad una redistribuzione inefficiente della ricchezza già esistente, mascherata da crescita. Ma richiede ulteriori coraggiosi sviluppi.
Il grosso problema dell'Italia è costituito dal suo Mezzogiorno. Lì la spesa pubblica è di peggiore qualità e più improduttiva. Ma soprattutto lì, in proporzione, il contributo alla produzione nazionale dei giovani, delle donne e delle imprese è minore. Un forte aumento della base impositiva meridionale determinerebbe una svolta virtuosa del debito pubblico nazionale.
Pare ragionevole prevedere che una rigorosa repressione della criminalità organizzata associata ad ampie ed intense misure di liberalizzazione e defiscalizzazione possano mettere finalmente in moto un processo di sviluppo sano e duraturo.
Ma l'intervento deve essere coraggioso, mirato e capace di incidere sui tanti fattori rilevanti. Non si deve esitare a sganciare completamente gli accordi sindacali aziendali dai contratti collettivi nazionali, prevedendo anche la possibilità di retribuzioni più basse.
Gli incentivi fiscali devono essere applicati agli investimenti privilegiando la riduzione delle imposte sui redditi da nuovo lavoro e da nuove imprese. Si deve cioè premiare non ogni iniziativa, ma le iniziative imprenditoriali realmente vitali e capaci di produrre lavoro e ricchezza.
Particolarmente importante è incentivare l'accesso al lavoro e all'impresa di giovani e donne. Obiettivo da raggiungere senza nuova spesa pubblica, ma agendo particolarmente sulle clausole contrattuali e sulle retribuzioni di ingresso.
Si tratta di assumere un atteggiamento spregiudicato, che fronteggi con il massimo realismo le nuove difficoltà create dalla globalizzazione. Consapevoli che un aumento delle retribuzioni potrà arrivare esclusivamente da un incremento della produttività delle imprese e dell'efficienza del sistema, da un più alto livello di innovazione e da un aumento della qualità dei prodotti e dei servizi.
E' una terapia dura, capace di produrre molte legittime resistenze. Sappiamo inoltre quanto i politici in democrazia sono preoccupati di ottenere consensi, senza i quali non si governa. Ma sono le circostanze stesse ad imporre lungimiranza e medicine amare.




venerdì 21 gennaio 2011

Il Partito comunista italiano di Enrico Berlinguer. Parla l'ambasciatore USA Richard Gardner.




Dal gennaio all'agosto 1968 si svolse il dramma della cosiddetta Primavera di Praga. Il Partito comunista cecoslovacco, guidato dal neosegretario Alexander Dubcek, tentò di riformare il regime comunista. Il tentativo fu stroncato dall'invasione di un corpo di spedizione del Patto di Varsavia. Il Partito comunista italiano espresse un "grave dissenso". Ma Armando Cossutta, dirigente del PCI che aveva stretti rapporti coi Sovietici, ha dichiarato: "D'Alema sostiene che dopo Praga la sua generazione divenne antisovietica. Lo trovo sorprendente. Ci fu gelo nei rapporti, ma mai rottura, non scegliemmo mai la strada del disinteresse. D'Alema sa, e lo ha anche detto, che ci trovavamo nel pieno della Guerra fredda e che l'imperialismo Usa operava ancora in Vietnam".

Nel 1972 Enrico Berlinguer diventò segretario del PCI. Tra il 1974 ed il 1975 il parlamento italiano si occupò del finanziamento dei partiti. Previde forme di finanziamento pubblico e sanzioni penali per i finanziamenti fuori legge. Ciononostante, nel solo periodo dal 1973 al 1979, secondo la documentazione sovietica esaminata dal professor Zaslavsky e citata da Ernesto Galli della Loggia nel suo Tre giorni nella storia d' Italia, il Partito comunista italiano ricevette dall'Unione Sovietica 32-33 milioni di dollari.

Nella seconda metà degli anni Settanta i Sovietici alterarono l'equilibrio delle forze nucleari di teatro in Europa dispiegando i missili a medio raggio SS-20, montati su rampe mobili, con una gittata di 5000 chilometri e tre testate. In risposta, e su richiesta di Helmut Schmidt, cancelliere socialdemocratico della Germania Occidentale, il Patto Atlantico decise nel 1979 di dare inizio contemporaneamente all'installazione dei missili americani Pershing e Cruise nel territorio europeo e a una trattativa con i Sovietici per cercare una riduzione al più basso livello possibile di queste armi nucleari di teatro.
Scrive Helmut Schmidt nel suo Uomini al potere (1988, pag. 78):
"D'altro canto, però, Mosca potè osservare come, nel corso del 1979, proprio la risoluzione di Guadalupa aveva scatenato reazioni contrastanti nell'opinione pubblica degli Stati aderenti al Patto Atlantico. Il Cremlino legò, così, grandi speranze all'opposizione dilagante in diversi paesi e, con ogni mezzo, cercò di alimentarla".
Le direttive sovietiche furono prontamente eseguite in Italia dal Partito comunista di Berlinguer, che si oppose strenuamente allo spiegamento in territorio italiano dei missili americani cruise. Nonostante tale opposizione queste armi furono collocate in Sicilia, a Comiso, con il consenso dei governi italiani dell'epoca e l'appoggio parlamentare determinante del Partito socialista italiano di Bettino Craxi.

Risale invece al 2005 una conversazione al Council on Foreign Relations di New York con Richard N. Gardner, ambasciatore americano in Italia durante la presidenza Carter (1977-1981), brani della quale vengono di seguito riportati e riassunti.

"There was a great debate in this house, at the council and in other places—what was Italian communism? Was it Euro-communism that sounded—you know, you call it Euro-communism, sounded rather benign? Was this fellow, Berlinguer really a social democrat? Or were these people really so tied to Moscow and so linked to Marxism and Leninism that if they took over it would be a real threat to NATO?"

Cos'era il comunismo italiano? Berlinguer era davvero un socialdemocratico? Questa gente avrebbe potuto rappresentare una reale minaccia per la Nato?

"I took that very seriously. I said, we are going to combat the communists, but using public diplomacy. We’re not going to finance political parties. We’re not—there are going to be no dirty tricks. We’re not going to manipulate events. Carter and Brzezinski insisted on that as well. And that was the way we approached the problem."

L'amministrazione USA adottò una diplomazia pubblica. Non finanziò i partiti politici. Non manipolò gli eventi.

"Now, we’re getting to the, you know, heart of the problem. I truly believe that if the communists had gotten into the government, it would have been a disaster for the United States and for NATO because—don’t forget, this political party was receiving large financial subsidies from the Soviet Union throughout this whole period. In fact, the subsidies didn’t stop until the late 1980s".

Credo che se i comunisti fossero entrati nel governo, sarebbe stato un disastro per gli Stati Uniti e la NATO. I comunisti italiani hanno ricevuto grandi finanziamenti dai Sovietici, fino alla fine degli anni Ottanta (nel 1989 cade il Muro di Berlino, nel 1991 viene meno l' Unione Sovietica)

"Berlinguer, despite the reputation he had in some quarters as being very evolved towards social democracy, repeatedly affirmed his links to the Soviet Union, to the Soviet foreign policy, to Marxism-Leninism. I quote all those speeches here. And what really annoyed me—and I think you’ll understand why—how annoyed I was—was when Berlinguer and leaders of the communist party, after the kidnaping of Aldo Moro, tried to convince the people of Italy that behind the Moro kidnaping was the United States. And the argument was, Moro was going to bring the communists to power, which was not true. He assured me many times—Aldo Moro—that he wasn’t going to do that. And therefore, the Americans did this to prevent the communist entry into the government".

Berlinguer ripetutamente confermò i suoi legami con l'Unione Sovietica, con la politica estera sovietica, con il Marxismo-Leninismo. Mi ha infastidito che Berlinguer e i capi del PCI abbiano tentato di convincere gli italiani che dietro il rapimento di Moro c'erano gli Stati Uniti. Il loro argomento era che Moro stesse portando i comunisti al governo. Ma lui mi assicurò più volte che non l'avrebbe fatto.


"But I quickly became convinced that their entry into government with ministerial positions would have meant a fundamental reorientation in Italy, both in its domestic economic policy and its foreign policy. And, had they come in, we would never have deployed the cruise missiles, and that’s another part of the story—(inaudible)—I want to get to".

L'entrata dei comunisti nel governo avrebbe significato un riorientamento fondamentale della politica italiana, interna ed estera. E non avremmo mai schierato i missili cruise.

"Brezhnev thought he could intimidate us—and Europe, in particular—by deploying the SS20 missiles, which were very powerful, sophisticated, mobile weapons, capable of hitting anyplace in Western Europe; and the Backfire bomber. And Helmut Schmidt in his famous speech in London at the IISS said, this is changing the whole equation. This is putting in doubt the American deterrent because this is a threat to Europe. And will the Americans risk New York and Washington if we’re hit by these terrible new weapons?"

Brezhnev pensava di poter intimidire noi e l'Europa con le nuove potenti armi. Schmidt disse che esse mutavano l'intero equilibrio e mettevano in dubbio il deterrente americano perchè erano una minaccia per l'Europa. Gli americani avrebbero messo a rischio New York e Washington se gli europei fossero stati colpiti da queste terribili nuove armi?

"So Helmut Schmidt said, we’ve got to balance this. We have to restore the Euro strategic balance. We must put some weapons in Europe to countervail these weapons. So Schmidt then said, I’ve got a problem politically. I’m a Social Democrat. This is not easy for me. I need one other country in Western Europe, not counting Britain—it’s got to be a continental country—to take something, either the cruise or Pershing missiles.
Well, they asked Belgium, no; Netherlands, no; Denmark, no; Greece and Turkey out to lunch, whatever."

Schmidt disse: dobbiamo ripristinare l'equilibrio strategico europeo. Ma ho un problema politico, essendo un socialdemocratico. Ho bisogno che un altro paese continentale europeo occidentale prenda dei missili cruise o Pershing.

"So, they said, my God! We’ve got to get the Italians. And the National Security Council said, the Italians! I mean, look, they’ve got the largest communist party in Western Europe. It will never happen. So I get a telegram—Gardner, the buck stops with you. You’ve got to do it.
Well, by great good luck—by great good luck—in June of 1979, for the first time in the post-war period, the communists lost votes. And the communist threat to enter the government ended. That was a miracle because then the next month, a wonderful man—Francesco Cossiga—became prime minister, formed a government without the communists. I went to see him, gave him a top secret document explaining why we needed Italy to help us.
He said, look, this is not going to be easy in our parliament. But if you tell me it’s required for western security, I will do it. And he went to Bettino Craxi, the socialist leader—and remember, the socialist party had never supported NATO. They were not friendly to the U.S".

Nel giugno del 1979, fortunatamente, per la prima volta nel dopoguerra, i comunisti persero voti. E la minaccia comunista di entrare nel governo terminò. Un uomo meraviglioso - Francesco Cossiga - diventò primo ministro e formò un governo senza i comunisti. E andò da Bettino Craxi, leader di un partito socialista che non aveva mai sostenuto la NATO. I socialisti non erano amici degli USA.

Well, despite that description, the Bettino Craxi, who has perhaps a bad reputation with many of you because of the corruption scandals, he took the decision to support it.
So with the government of Cossiga, which was a minority government, and the vote of the socialists, we got the cruise missiles approved in the Italian parliament, against the opposition, of course, of the communists and radicals.

Bettino Craxi decise di sostenerlo. Così con il governo di minoranza di Cossiga e il voto dei socialisti, il parlamento italiano approvò i missili cruise, contro l'opposizione dei comunisti e della sinistra radicale.

Anche le parole di Gardner mettono in luce le responsabilità morali e politiche dei dirigenti del Partito comunista italiano. Mentre le grandi democrazie occidentali fronteggiavano l'Unione Sovietica, uno dei peggiori e più crudeli regimi totalitari della storia, i comunisti italiani ne accettavano i finanziamenti e ne eseguivano le direttive.



mercoledì 12 gennaio 2011

La NEP sovietica e la turbo economia cinese contemporanea. Il ruolo dell'utopia comunista.



L'insurrezione dei marinai a Kronstadt, repressa nel sangue dai capi bolscevichi nel marzo del 1921, chiuse un triennio tragico per la Russia. La guerra civile ed il tentativo di costruire immediatamente il comunismo avevano provocato la caduta della produzione industriale ed agricola, con una terribile carestia. I milioni di morti, gli scioperi e le rivolte indussero Lenin a fare un "passo indietro" per consolidare il regime. Il 15 marzo 1921, mentre era in corso il X Congresso del partito, propose e fece adottare una nuova politica economica: la NEP.
La svolta condusse alla sostituzione delle requisizioni dei prodotti agricoli con una imposta in natura, ad una parziale liberalizzazione del commercio e dell'industria, all'ingresso di investitori ed imprenditori stranieri. Fu accompagnata dall'eliminazione di ogni opposizione. Il partito bolscevico rafforzò il monopolio del potere, realizzando una completa coincidenza fra lo stato ed il partito stesso.
L'approvvigionamento alimentare della popolazione urbana migliorò. Solo la produzione industriale raggiunse il livello prebellico, non anche il salario reale degli operai. Crebbe la disoccupazione.
Scrivono, con riferimento a questa effimera fase della storia russa, nella loro insuperata Storia dell'URSS (pagg. 142 e 143 ed. 1984), gli storici Geller e Nekric:

"L'epoca divenne "fulva" perchè, accanto alla nuova gerarchia di valori creata dalla rivoluzione, si rispolverava la vecchia. I nepmany - questi capitalisti autorizzati dal potere sovietico - non partecipano alla direzione dello stato; vivono, in certo senso, su una specie di vulcano, con l'incertezza del domani; ma, intanto, dispongono di denaro e possono acquistare tutto quello che può desiderare la loro anima nepmana. Nelle città si assiste all'apertura di case da gioco e di cabarets, compaiono fiacres e macchine di lusso, pellicce e gioielli.
Ma la nuova politica economica era inevitabilmente destinata a suscitare malcontento nelle file del partito comunista al potere, perchè appariva un totale tradimento degli ideali rivoluzionari. Era il periodo in cui affiorava la famosa domanda indignata: per cosa ci siamo battuti?"

Non solo i nuovi imprenditori, ma le riforme stesse erano sospesi in una precarietà dai tratti spesso surreali. Questa NEP non produsse una rapida industrializzazione ed una piena occupazione. L'utopia, l'ideologia, il sogno rivoluzionari prevalsero.
Scrive il compianto professor Victor Zaslavsky nella sua Storia del sistema sovietico ( pag. 79, II ed., rist. 2009):

"...la NEP ha rappresentato nella storia del potere sovietico l'unico tentativo di abbinare un'economia di mercato controllata dallo Stato al sistema politico monopartitico che mirava a realizzare un programma radicale di modernizzazione. Il fallimento di questo tentativo ha avuto conseguenze determinanti per l'evoluzione del sistema in direzione dello stalinismo".

La Nuova politica economica, il cui fallimento era già evidente nel 1926, venne abbandonata definitivamente da Stalin nel dicembre del 1929. Si compirono la collettivizzazione violenta delle campagne, l'industrializzazione a tappe forzate e la militarizzazione dell'intero apparato produttivo.

I comunisti conquistarono il potere in Cina, esclusa Taiwan, nel 1949. Per quasi trent'anni il regime costrinse il paese a soffrire le tragiche vicende dell'Unione Sovietica. La collettivizzazione violenta delle campagne, il tentativo di realizzare rapidamente l'utopia comunista, l'industrializzazione forzata ed inefficiente, la dura repressione del dissenso causarono milioni di vittime.
Nel 1976 muore Mao Tse-tung. Nel 1978 sale al potere Deng Xiaoping, che intraprende cautamente l'edificazione di un'"economia socialista di mercato". Come nella vecchia NEP sovietica l'obiettivo è rappresentato, nel contempo, dalla conservazione al partito comunista dello stretto monopolio del potere e da una modernizzazione associata ad un rapido sviluppo economico.
Ma oggi il tragico vicolo cieco dell'utopia comunista è già stato percorso fino in fondo. Tutti i crimini e gli errori possibili sono stati commessi. Gli astuti e lungimiranti attuali dirigenti cinesi ne sono ben consapevoli. Essi tentano di costruire un autoritarismo sofisticato capace di essere un pericoloso competitore delle democrazie occidentali, anche sotto il profilo dell'efficienza.


Da leggere:

- Mihail GELLER e Aleksandr NEKRIC, Storia dell'URSS dal 1917 a oggi.

- Victor ZASLAVSKY, Storia del sistema sovietico.

- Francois FURET, Il passato di un'illusione.

- Bertrand RUSSELL, Teoria e pratica del bolscevismo.

- Arthur KOESTLER, Freccia nell'azzurro.

- Arthur KOESTLER, La scrittura invisibile.





domenica 2 gennaio 2011

Gli intellettuali italiani tra impegno politico e ricerca della verità.

Karl Popper ha più volte affermato che non ci può essere informazione che non esprima una tendenza, che sia pura esposizione di fatti, separata da opinioni, valutazioni e preferenze.
L'insegnamento del grande filosofo austriaco pare anche su questo punto condivisibile.
Ma gli intellettuali italiani sembrano scegliere addirittura una diversa prospettiva. Molti interventi, perfino di figure eminenti per autorevolezza, mostrano un desiderio di influenzare le vicende politiche così scoperto e diretto da far pensare ad una sottovalutazione dell'intelligenza dei lettori.
Rappresenta una chiara manifestazione di tale discutibile tendenza questo editoriale sul Corriere della Sera del professor Mario Monti, ex commissario europeo e attuale presidente dell'Università Bocconi. Il tema è quello della crisi italiana, il titolo "Meno illusioni per dare speranza". Scrive il professor Monti:

"Esistono in Italia due illusionismi. Essi sono riconducibili, sia detto senza alcuna ironia, alla dottrina di Karl Marx e alla personalità di Silvio Berlusconi".
"Se Marx ha alimentato un sogno sul futuro, del quale in Italia sopravvivono tracce significative, Berlusconi ha fatto di più. Egli è riuscito ad alimentare, in moltissimi italiani, un sogno sul presente, per il quale la verifica sulla realtà dovrebbe essere più facile".

Dunque l'influenza di Silvio Berlusconi sarebbe almeno pari, quanto a perniciosità e forza, a quella di quasi un secolo di marxismo-leninismo, capillarmente diffuso dal più grande ed astuto partito comunista dell'Occidente? Una simmetrica analogia la cui istituzione è coerentemente accompagnata dalla secca liquidazione del bipolarismo italiano:

"Ma in molti altri casi, basta pensare alle libere professioni, il potere delle corporazioni ha impedito che le riforme andassero in porto o addirittura venissero intraprese. E lì non si tratta di tenaci fiammelle rivendicative fuori tempo (ma che almeno vorrebbero tutelare fasce deboli della società), bensì di corposi interessi privilegiati che, pur di non lasciar toccare le loro rendite, manovrano un polo contro l'altro: veri beneficiari del bipolarismo italiano!".

Significativo infine è l'elogio del ministro dell' istruzione del governo Berlusconi, Mariastella Gelmini:

"Questo arcaico stile di rivendicazione, che finisce spesso per fare il danno degli interessi tutelati, è un grosso ostacolo alle riforme. Ma può venire superato. L'abbiamo visto di recente con le due importanti riforme dovute a Mariastella Gelmini e a Sergio Marchionne. Grazie alla loro determinazione, verrà un po' ridotto l'handicap dell'Italia nel formare studenti, nel fare ricerca, nel fabbricare automobili".

Insomma, mentre il presidente del consiglio esercita la sua perniciosa influenza, il suo coraggioso ministro Gelmini realizza una importante riforma. Da notare che questa contrapposizione tra capacità ed opera dei singoli ministri e ruolo negativo del loro presidente del consiglio si trova in un contemporaneo articolo di RepubblicaIl competente ed attivo ministro degli esteri Frattini tenta di riportare in Italia Battisti dal Brasile. Silvio Berlusconi combina guai.
Dovremmo dunque pensare che Berlusconi, non compiendo il proprio dovere di indirizzo e coordinamento, disattenda la Costituzione. Stabilisce infatti l'art. 95 che: "Il Presidente del Consiglio dei Ministri dirige la politica generale del Governo e ne è responsabile. Mantiene l'unità di indirizzo politico ed amministrativo, promuovendo e coordinando l'attività dei Ministri". Altrimenti dovremmo ritenere che i singoli ministri non applichino le direttive ricevute. A fin di bene, s'intende.
Al presidente del consiglio che, secondo l'art. 92 della Costituzione, propone al presidente della repubblica i ministri da nominare, resta il merito di aver indicato persone capaci? Queste insomma sono le analisi che circolano in Italia. Del resto ogni paese ha gli intellettuali che si merita.




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