Karl Popper ha più volte affermato che non ci può essere informazione che non esprima una tendenza, che sia pura esposizione di fatti, separata da opinioni, valutazioni e preferenze.
L'insegnamento del grande filosofo austriaco pare anche su questo punto condivisibile.
Ma gli intellettuali italiani sembrano scegliere addirittura una diversa prospettiva. Molti interventi, perfino di figure eminenti per autorevolezza, mostrano un desiderio di influenzare le vicende politiche così scoperto e diretto da far pensare ad una sottovalutazione dell'intelligenza dei lettori.
Rappresenta una chiara manifestazione di tale discutibile tendenza questo editoriale sul Corriere della Sera del professor Mario Monti, ex commissario europeo e attuale presidente dell'Università Bocconi. Il tema è quello della crisi italiana, il titolo "Meno illusioni per dare speranza". Scrive il professor Monti:
"Esistono in Italia due illusionismi. Essi sono riconducibili, sia detto senza alcuna ironia, alla dottrina di Karl Marx e alla personalità di Silvio Berlusconi".
"Se Marx ha alimentato un sogno sul futuro, del quale in Italia sopravvivono tracce significative, Berlusconi ha fatto di più. Egli è riuscito ad alimentare, in moltissimi italiani, un sogno sul presente, per il quale la verifica sulla realtà dovrebbe essere più facile".
Dunque l'influenza di Silvio Berlusconi sarebbe almeno pari, quanto a perniciosità e forza, a quella di quasi un secolo di marxismo-leninismo, capillarmente diffuso dal più grande ed astuto partito comunista dell'Occidente? Una simmetrica analogia la cui istituzione è coerentemente accompagnata dalla secca liquidazione del bipolarismo italiano:
"Ma in molti altri casi, basta pensare alle libere professioni, il potere delle corporazioni ha impedito che le riforme andassero in porto o addirittura venissero intraprese. E lì non si tratta di tenaci fiammelle rivendicative fuori tempo (ma che almeno vorrebbero tutelare fasce deboli della società), bensì di corposi interessi privilegiati che, pur di non lasciar toccare le loro rendite, manovrano un polo contro l'altro: veri beneficiari del bipolarismo italiano!".
Significativo infine è l'elogio del ministro dell' istruzione del governo Berlusconi, Mariastella Gelmini:
"Questo arcaico stile di rivendicazione, che finisce spesso per fare il danno degli interessi tutelati, è un grosso ostacolo alle riforme. Ma può venire superato. L'abbiamo visto di recente con le due importanti riforme dovute a Mariastella Gelmini e a Sergio Marchionne. Grazie alla loro determinazione, verrà un po' ridotto l'handicap dell'Italia nel formare studenti, nel fare ricerca, nel fabbricare automobili".
Insomma, mentre il presidente del consiglio esercita la sua perniciosa influenza, il suo coraggioso ministro Gelmini realizza una importante riforma. Da notare che questa contrapposizione tra capacità ed opera dei singoli ministri e ruolo negativo del loro presidente del consiglio si trova in un contemporaneo articolo di Repubblica. Il competente ed attivo ministro degli esteri Frattini tenta di riportare in Italia Battisti dal Brasile. Silvio Berlusconi combina guai.
Dovremmo dunque pensare che Berlusconi, non compiendo il proprio dovere di indirizzo e coordinamento, disattenda la Costituzione. Stabilisce infatti l'art. 95 che: "Il Presidente del Consiglio dei Ministri dirige la politica generale del Governo e ne è responsabile. Mantiene l'unità di indirizzo politico ed amministrativo, promuovendo e coordinando l'attività dei Ministri". Altrimenti dovremmo ritenere che i singoli ministri non applichino le direttive ricevute. A fin di bene, s'intende.
Al presidente del consiglio che, secondo l'art. 92 della Costituzione, propone al presidente della repubblica i ministri da nominare, resta il merito di aver indicato persone capaci? Queste insomma sono le analisi che circolano in Italia. Del resto ogni paese ha gli intellettuali che si merita.