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giovedì 25 febbraio 2010

Crisi economica. Dal panico allo stallo.

L' apocalisse non c' è stata e molto probabilmente non ci sarà. Ma diventa sempre più netta la consapevolezza che Stati Uniti, Unione europea e Giappone non trovano ricette efficaci per recuperare rapidamente il terreno perduto.
C' è una parte del mondo che non ha mai smesso di crescere. Perchè? Il confronto avviene sempre più tra sistemi-paese. Questo mutamento di prospettiva quali nuovi problemi pone? Quali aspetti della cosiddetta globalizzazione contribuiscono a spiegare la crisi?
Temo che gli eventi e le analisi più coraggiose pongano in primo piano forme di stato e di governo, assetti sociali e tradizioni. La natura delle questioni spiega gli errori di tanti economisti e la sterilità di approcci politologici e sociologici ingenuamente costruttivisti. Gli assetti coinvolti sono infatti in larga misura complessi ordini spontanei, non il frutto predeterminato di misure intenzionali. E solo limitatamente e faticosamente sono modificabili dai governi.
Per le società e le economie delle democrazie occidentali si prepara una prolungata situazione di sostanziale stallo. Governanti ed intellettuali influenti potranno evitare il declino di questi grandi paesi se riusciranno a raggiungere una più ampia visione dei problemi e ad assumere atteggiamenti duramente pragmatici.

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