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mercoledì 27 gennaio 2010
La mascella del Duce sugli smartphone.
Su La Repubblica di oggi una notizia che non deve sorprendere:
"Più del videogame di Avatar. Più del Grande Fratello. Persino più del simulatore di occhiali a raggi X. Il secondo programma più scaricato sugli iPhone italiani è un'applicazione che permette di leggere, vedere e ascoltare tutti i discorsi di Benito Mussolini".
Si tratta di un'ulteriore conferma dell'ignoranza che contraddistingue la maggioranza dei giovani italiani, mal preparati da una scuola per cui lo stato spende già molto, forse più di paesi europei con un sistema scolastico efficiente.
L'attenzione dei giovani verso il vecchio dittatore è non raramente manifestazione di semplice curiosità per una figura poco conosciuta. Ma più spesso pare il frutto della errata percezione del suo ruolo e, soprattutto, delle sue qualità personali.
Sappiano i nostri giovani che Mussolini, a prescindere dal proprio ruolo nel ritardare l'affermazione in Italia di una democrazia libera, si distinse per la pochezza culturale e politica nonchè per la modesta intelligenza. Non comprese quasi mai davvero ciò che accadeva intorno a lui.
Molti dei principali gerarchi fascisti, Grandi, Balbo, Bottai, lo stesso genero del Duce Ciano, erano più intelligenti, colti e coraggiosi di lui. Paradossalmente, con essi al timone il regime autoritario nel nostro paese sarebbe durato molto di più.
Dunque i nostri giovani, nostalgici di ciò che non conoscono, anche dalla loro discutibile prospettiva farebbero bene ad avere una pessima opinione del Duce di un regime condotto al fallimento principalmente dal suo capo.
lunedì 18 gennaio 2010
Elezioni presidenziali cilene. Le due sinistre dell' America Latina.
In Cile ha vinto Pinera, uomo della destra liberale. Lo sconfitto Eduardo Frei era sostenuto dal centrosinistra, che espresse anche il presidente Michelle Bachelet, al termine del suo mandato.
Alternanza al governo del paese, dunque. Senza drammi, nel rispetto non solo formale della costituzione. La Bachelet, dopo aver ben governato, mostra al mondo la maturità politica raggiunta dal Cile e dalla sinistra cilena. Il paese sembra aver ben imparato la lezione della storia.
Vivo è ancora il ricordo di Allende e di Pinochet. Ma tutto è cambiato. Mentre Allende, alla testa di un governo di minoranza, tentò di instaurare in Cile uno stato socialista simile ai satelliti europei dell'Unione Sovietica, la sinistra cilena che ha governato nell'ultimo ventennio ha mostrato di essere sinceramente rispettosa delle libertà democratiche ed ha gestito brillantemente l'economia, conquistando la fiducia degli investitori di tutto il mondo. Così la destra, con Pinera, ha saputo allontanare da sé l'immagine del sanguinario regime di Pinochet.
Ben diversamente si sta comportando Hugo Chavez in Venezuela. Il suo regime scivola sempre più verso l'autocrazia, fornendo ai paesi vicini il modello di una sinistra autoritaria, populista ed insofferente alle istituzioni democratiche ed alle regole dello stato di diritto.
Si assiste dunque in America Latina alla formazione di due modelli nettamente diversi di sinistra. Una sinceramente fedele ai principi della democrazia libera, capace di assicurare al proprio paese un buon progresso economico e sociale nella libertà, ben rappresentata appunto dalla Bachelet e dal presidente brasiliano Lula. Un'altra, rappresentata da Chavez e dai suoi allievi, che sopravvive economicamente grazie allo sfruttamento delle risorse minerarie, quando ci sono, e politicamente mediante l'emarginazione ed il soffocamento delle opposizioni.
Un ulteriore importante dato che deve far riflettere è il seguente. In Italia come nelle altre grandi democrazie occidentali, la simpatia per statisti come Lula e Bachelet all'interno dell'opinione pubblica di sinistra, invece di aumentare con la prova della loro buona amministrazione, diminuisce. Mentre, non sempre apertamente confessata, cresce l'approvazione per Chavez.
Si tratta di un fenomeno davvero significativo. La sinistra profonda occidentale - quella italiana in particolare - mostra così di essere ancora prigioniera del proprio passato, delle proprie illusioni, di un apparato concettuale fuorviante ed inadeguato.
L'attuale crisi economica sarà superata. Nessun sperato crollo si realizzerà. Una parte fondamentale dell'opinione pubblica democratica rimarrà ancora legata ad una visione del mondo che la rende incapace di partecipare efficacemente alla soluzione dei problemi che ci assillano.
Alternanza al governo del paese, dunque. Senza drammi, nel rispetto non solo formale della costituzione. La Bachelet, dopo aver ben governato, mostra al mondo la maturità politica raggiunta dal Cile e dalla sinistra cilena. Il paese sembra aver ben imparato la lezione della storia.
Vivo è ancora il ricordo di Allende e di Pinochet. Ma tutto è cambiato. Mentre Allende, alla testa di un governo di minoranza, tentò di instaurare in Cile uno stato socialista simile ai satelliti europei dell'Unione Sovietica, la sinistra cilena che ha governato nell'ultimo ventennio ha mostrato di essere sinceramente rispettosa delle libertà democratiche ed ha gestito brillantemente l'economia, conquistando la fiducia degli investitori di tutto il mondo. Così la destra, con Pinera, ha saputo allontanare da sé l'immagine del sanguinario regime di Pinochet.
Ben diversamente si sta comportando Hugo Chavez in Venezuela. Il suo regime scivola sempre più verso l'autocrazia, fornendo ai paesi vicini il modello di una sinistra autoritaria, populista ed insofferente alle istituzioni democratiche ed alle regole dello stato di diritto.
Si assiste dunque in America Latina alla formazione di due modelli nettamente diversi di sinistra. Una sinceramente fedele ai principi della democrazia libera, capace di assicurare al proprio paese un buon progresso economico e sociale nella libertà, ben rappresentata appunto dalla Bachelet e dal presidente brasiliano Lula. Un'altra, rappresentata da Chavez e dai suoi allievi, che sopravvive economicamente grazie allo sfruttamento delle risorse minerarie, quando ci sono, e politicamente mediante l'emarginazione ed il soffocamento delle opposizioni.
Un ulteriore importante dato che deve far riflettere è il seguente. In Italia come nelle altre grandi democrazie occidentali, la simpatia per statisti come Lula e Bachelet all'interno dell'opinione pubblica di sinistra, invece di aumentare con la prova della loro buona amministrazione, diminuisce. Mentre, non sempre apertamente confessata, cresce l'approvazione per Chavez.
Si tratta di un fenomeno davvero significativo. La sinistra profonda occidentale - quella italiana in particolare - mostra così di essere ancora prigioniera del proprio passato, delle proprie illusioni, di un apparato concettuale fuorviante ed inadeguato.
L'attuale crisi economica sarà superata. Nessun sperato crollo si realizzerà. Una parte fondamentale dell'opinione pubblica democratica rimarrà ancora legata ad una visione del mondo che la rende incapace di partecipare efficacemente alla soluzione dei problemi che ci assillano.
sabato 9 gennaio 2010
L' uomo contemporaneo? Distratto.
Alexis de TOCQUEVILLE, La Democrazia in America, ed. 1982, pag. 641
"Nelle democrazie gli uomini non stanno mai fermi, mille occasioni li fanno continuamente cambiar di posto; regna nella loro vita quasi sempre qualcosa di imprevisto e, per così dire, di improvvisato. Così, essi sono spesso costretti a fare ciò che conoscono male, a parlare di ciò che non comprendono e dedicarsi a lavori cui non sono preparati affatto"
"Quando l'abitante dei paesi democratici non è spinto dai bisogni, lo è almeno dai desideri, poichè fra tutti i beni che lo circondano non ne vede alcuno che sia interamente fuori della sua portata. Egli fa dunque tutto in fretta, si contenta sempre dell'approssimazione e si ferma sempre solo un momento per considerare ogni suo atto"
"La sua curiosità è a un tempo insaziabile e soddisfatta con poco, poichè preferisce imparare presto piuttosto che imparare bene.
Non ha tempo e perde presto il gusto di approfondire"
"L'abitudine alla disattenzione deve essere considerata come il grande difetto dello spirito democratico"
La fallibilità e la provvisorietà contraddistinguono inevitabilmente la condizione umana in ogni tempo ed in ogni luogo. Ma il comportamento degli uomini, tradizioni e culture, il caso ne possono modificare la grandezza e le conseguenze.
Le società occidentali contemporanee, aperte, segnate dalla competizione, inclini all'anomia e attratte da ciò che è nuovo o appare tale, vedono la piena realizzazione della descrizione o, meglio, dell'anticipazione formulata da Tocqueville più di centocinquanta anni fa. Sperare sempre ed altrettanto sempre e rapidamente tentare, cambiare, correggere, abbandonare conduce ad una proliferazione mai vista di novità tecnologiche e scientifiche, mentre costumi, mode e visioni del mondo si modificano velocemente.
C'è molto di positivo in tutto questo, ma non vanno sottovalutati gli aspetti negativi. Lo scadimento qualitativo danneggia professioni chiave, come quella medica. L'osservanza spontanea delle regole diminuisce a volte fino ad un punto di non ritorno. L'abbandono di tradizioni consolidate travolge famiglia e scuola, colpisce i giovani nel delicato momento della formazione, carica le istituzioni assistenziali pubbliche di un peso insopportabile. La disattenzione dell'uomo contemporaneo lo allontana anche dai propri doveri. La fruizione dei beni culturali ed i consumi culturali in genere acquistano tratti di superficialità ed approssimazione a dir poco sorprendenti.
Ma è qui, nel mondo dei blog e delle reti sociali, che la tendenza appare evidentissima. Chiacchiere, leggende metropolitane, bufale a catena si diffondono a macchia d'olio e prendono il posto di una discussione genuinamente critica.
Una vita buona bisogna meritarsela ogni giorno. Fatica ed attenzione non possono non farne parte.
sabato 2 gennaio 2010
La prigione di Obama.
Un presidente degli Stati Uniti forte, certo dell'appoggio dei propri elettori, quando deve distruggere le basi dei terroristi, mettendoli in condizioni di non nuocere, prima colpisce poi spiega il suo operato. Obama fa invece esattamente il contrario. Gli annunci sono quotidiani, ma ad essi non corrispondono i fatti. Perchè?
Per rispondere bisogna allargare l'analisi, prendendo in considerazione non solo il composito consenso che ha portato Obama alla presidenza, ma anche la cultura "liberal" che caratterizza lo zoccolo duro dei democratici. Obama è stato eletto non solo dai tradizionali elettori democratici, ma anche da repubblicani, spinti dalla crisi a scelte radicali. Ora l'appoggio di questi repubblicani, e di qualche democratico, sta venendo meno. Ed è inevitabile, adesso che i sogni devono fare i conti con la realtà. Rimane ad Obama il consenso, sia pure critico, del cuore "liberal" del partito democratico.
Questi sostenitori hanno creduto alle promesse di una svolta radicale sui problemi economico-sociali e di una politica estera segnata dalla stretta collaborazione con gli alleati e dal dialogo con gli avversari. Mentre le riforme economico-sociali avanzano faticosamente, i problemi di sicurezza degli Stati Uniti si aggravano e per le situazioni di crisi fuori dal territorio americano non emergono soluzioni credibili.
Il più grande dei problemi di Obama e del suo paese è rappresentato proprio dalla visione del mondo diffusa tra i suoi più convinti sostenitori. Si tratta di idee ormai slegate dalla cultura liberale classica e dalla morale tradizionale, nonchè lontane dalla sintesi di ideali e solido realismo che caratterizzò i migliori presidenti democratici, Kennedy e Truman.
Dunque Obama deve nello stesso tempo attuare difficili decisioni e modificare convinzioni diffuse troppo distanti dalla realtà e dai bisogni del paese, che limitano fortemente l'azione del suo governo. Egli è uomo capace e pragmatico. Farà del suo meglio. Ma i problemi non possano aspettare a lungo.
Per rispondere bisogna allargare l'analisi, prendendo in considerazione non solo il composito consenso che ha portato Obama alla presidenza, ma anche la cultura "liberal" che caratterizza lo zoccolo duro dei democratici. Obama è stato eletto non solo dai tradizionali elettori democratici, ma anche da repubblicani, spinti dalla crisi a scelte radicali. Ora l'appoggio di questi repubblicani, e di qualche democratico, sta venendo meno. Ed è inevitabile, adesso che i sogni devono fare i conti con la realtà. Rimane ad Obama il consenso, sia pure critico, del cuore "liberal" del partito democratico.
Questi sostenitori hanno creduto alle promesse di una svolta radicale sui problemi economico-sociali e di una politica estera segnata dalla stretta collaborazione con gli alleati e dal dialogo con gli avversari. Mentre le riforme economico-sociali avanzano faticosamente, i problemi di sicurezza degli Stati Uniti si aggravano e per le situazioni di crisi fuori dal territorio americano non emergono soluzioni credibili.
Il più grande dei problemi di Obama e del suo paese è rappresentato proprio dalla visione del mondo diffusa tra i suoi più convinti sostenitori. Si tratta di idee ormai slegate dalla cultura liberale classica e dalla morale tradizionale, nonchè lontane dalla sintesi di ideali e solido realismo che caratterizzò i migliori presidenti democratici, Kennedy e Truman.
Dunque Obama deve nello stesso tempo attuare difficili decisioni e modificare convinzioni diffuse troppo distanti dalla realtà e dai bisogni del paese, che limitano fortemente l'azione del suo governo. Egli è uomo capace e pragmatico. Farà del suo meglio. Ma i problemi non possano aspettare a lungo.
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