Translate

lunedì 11 febbraio 2013

La democrazia occidentale tra promessa e realtà.


Le idee sono potenti fattori della storia umana. Nel Settimo secolo la nuova religione islamica mutò rapidamente e imprevedibilmente non solo i tratti culturali ma lo stesso assetto politico del bacino del Mediterraneo. Il marxismo-leninismo e l'ideologia nazista produssero i grandi totalitarismi del Ventesimo secolo.
Riferendosi a tali totalitarismi Robert Conquest ha intitolato un suo brillante libro Il secolo delle idee assassine. Ma alcuni ideali hanno svolto un ruolo determinante anche nella formazione e nella evoluzione delle democrazie liberali. Sovranità popolare, uguaglianza di fronte alla legge, uguaglianza delle opportunità, diritto alla ricerca della felicità e libertà sono le idee che hanno fondato e legittimato le democrazie occidentali a partire almeno dalle rivoluzioni settecentesche, con le loro incisive dichiarazioni dei diritti dell'uomo e del cittadino.




Queste promesse fondanti e legittimanti rappresentano però l'origine di problemi e tensioni che possono rivelarsi fatali per gli stessi assetti sociali ed istituzionali che hanno potentemente contribuito a creare.
Francois Furet ha scritto:

"Libertà ed eguaglianza sono promesse illimitate". "Quelle promesse astratte in realtà creano un divario insormontabile tra le aspettative dei popoli e quello che la società può offrire". "Si spiega così quell'aspetto certamente singolare della democrazia moderna nella storia universale, che consiste nell'infinita capacità di produrre giovani e adulti che detestano  il regime sociale e politico nel quale sono nati e odiano l'aria che respirano, pur vivendone e non conoscendone altre". "Ho in mente... la passione politica costitutiva della democrazia, quella fedeltà esasperata ai principi che nella società moderna rende un po' tutti nemici del borghese, compreso lo stesso borghese" (Il passato di un' illusione, 1997, p. 23 e seg.).

Queste parole dell'insigne storico francese risalgono agli albori della globalizzazione contemporanea, quando il divario di produttività tra l'Occidente avanzato ed i paesi cosiddetti emergenti era ancora ampio a favore dei paesi occidentali più sviluppati. Proprio l'elevata produttività in termini assoluti e relativi ha consentito il notevole miglioramento delle condizioni di vita di larghi settori della popolazione e l'avvicinamento tra promessa e realtà che contiene il malcontento.
Oggi elevati livelli  di produttività si raggiungono anche nei paesi ormai ex emergenti, nei quali inoltre costo del lavoro, pressione fiscale, relazioni industriali, tutela dell'ambiente e situazione politica rendono vantaggiosa la produzione manifatturiera, lì spesso trasferita dai paesi di più antica industrializzazione. Così diventa sempre più difficile garantire buone opportunità nelle democrazie occidentali. La distanza tra promessa e realtà si allarga. Non si può escludere la rivolta di chi non ha accesso a uno standard considerato irrinunciabile.
Che fare? E' urgente eliminare privilegi, rendite di posizione, chiusure corporative. Occorre ripristinare sufficienti produttività e competitività, esercitando nel contempo pressioni sulle nuove potenze affinché aprano le loro economie, oggi ancora sottratte alla concorrenza leale con dazi, regole ed intervento pubblico. Bisogna favorire lo sviluppo di una cultura compatibile con le esigenze della democrazia liberale e della crescita economica. Si deve educare alla libertà responsabile, insegnando ai giovani a vedere ed accettare la complessità, ad imparare dagli errori. E' necessario diffondere la consapevolezza che non esistono pasti gratis, che per ogni pasto consumato qualcuno paga il conto. Troppo? Troppo difficile? L'alternativa è un doloroso declino. 


Visite