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giovedì 29 novembre 2012

Le Forze Armate italiane tra velleità e tagli.




Non si placano le polemiche sull'acquisto dei caccia F-35. Le tormentate vicende dell'acquisizione contribuiscono a rinfocolarle. La cronaca offre spunti per una riflessione di largo respiro sulle prospettive dello strumento militare italiano. Gary J. Schmitt ha esaminato gli obiettivi e le risorse delle  Forze Armate italiane per l'American Enterprise Institute.  L'Italia, rileva Schmitt, ancora nel 2011 era l'ottava economia del mondo, con una popolazione e un PIL paragonabili a quelli di Regno Unito e Francia. Ma, ormai tradizionalmente, la spesa pro-capite italiana per la difesa è sensibilmente inferiore a quella dei due alleati europei. Dal 2007 le risorse per la formazione e la modernizzazione sono diminuite di oltre il 40% e 30%, rispettivamente.
I tagli imposti dalla preoccupante condizione della finanza pubblica comportano non solo la riduzione degli organici ma anche il ridimensionamento dei principali investimenti già pianificati. Così l'Esercito avrà meno carri armati e artiglieria, la Marina meno fregate FREMM e sommergibili di ultima generazione, l'Aviazione, appunto, meno caccia. Mentre i compiti del nostro apparato militare restano gravosi, le risorse sono ridotte all'osso.
Ciononostante molti si scandalizzano per l'ammontare delle spese per nuovi armamenti. Si propongono altre destinazioni, certo più attraenti ad uno sguardo superficiale. Si grida allo spreco. Ma se continuiamo a ritenere necessario che il paese disponga di Forze Armate, allora dobbiamo destinare una parte adeguata delle risorse pubbliche al mantenimento della loro efficienza. Come ha efficacemente rilevato il ministro della Difesa Giampaolo Di Paola "La sicurezza è un bene condiviso la cui responsabilità è di tutti. Un Paese come l'Italia non può sottrarsi a questo dovere. Le Forze armate possono essere più piccole ma non meno efficienti. Altrimenti si fa prima a chiuderle".
E' evidente che, in quest'ambito, il massimo sperpero del denaro pubblico si ha conservando uno strumento militare comunque assai costoso eppure privato delle risorse indispensabili per il conseguimento dei suoi scopi istituzionali. Senza dimenticare che "La credibilità della forza militare dipende... oltre che dai mezzi di cui essa dispone, dagli uomini che la costituiscono, dalla chiarezza e fermezza politica di chi la governa e dalla solidità del consenso del quale potere politico e Forze Armate possono godere all'interno del Paese" (Piero OSTELLINO, Luigi CALIGARIS, I nuovi militari - Una radiografia delle Forze Armate Italiane, 1983, p. 33).
Purtroppo pare che trovare "chiarezza e fermezza politica" e ottenere "solidità del consenso" sia ancora più difficile che reperire soldi per le Forze Armate.


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