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giovedì 15 novembre 2012

Egemonia culturale e mutamento politico.


Il tentativo di influire sul corso della storia conseguendo l'egemonia culturale non rappresenta certo una novità. Nella Francia del Diciottesimo secolo la battaglia culturale e l'offensiva filosofica condotte dai philosophes e dai club prepararono la Rivoluzione:

"...se l'inizio e le modalità della Rivoluzione molto devono alle circostanze, ossia all'accidentale, mai peraltro un movimento di idee di tale ampiezza e così perfettamente convergenti ha voluto e preparato trasformazioni politiche e sociali come quelle del 1789" (Francois FURET e Denis RICHET, La Rivoluzione francese, 1998, tomo primo, p. 63).




Due secoli dopo il movimento comunista internazionale, guidato dai Sovietici, organizzò un'imponente macchina propagandistica diretta ad influenzare l'opinione pubblica occidentale. Il principale artefice di questa operazione fu Willi Munzenberg:

"Willi era l'eminenza grigia e l'organizzatore invisibile della crociata mondiale antifascista. Era fuggito dalla Germania la notte dell'incendio, aveva stabilito il suo quartier generale a Parigi e iniziato la sua campagna, un evento unico nella storia della propaganda.
Per prima cosa, fondò il "comitato mondiale di soccorso per le vittime del fascismo tedesco", con sezioni in tutta l'Europa e l'America. Veniva presentato come un'organizzazione umanitaria, e aveva in ogni paese una commissione di persone altamente rispettabili, da duchesse inglesi a opinionisti americani e eruditi francesi, che non avevano mai sentito il nome di Munzenberg e pensavano che il Comintern fosse uno spauracchio inventato dal dottor Goebbels.
Questo comitato mondiale, con la sua galassia di celebrità internazionali, divenne il fulcro della crociata. Ci si prendeva grande cura che nessun comunista - a parte pochi nomi di fama internazionale...- fosse pubblicamente collegato con il comitato. Ma il segretariato parigino che gestiva il comitato era un gruppo puramente comunista, capeggiato da Munzenberg, e controllato dal Comintern" (Arthur KOESTLER, La scrittura invisibile, 1991, pp. 227 e 228).
Durante la Guerra fredda i governi delle grandi democrazie occidentali cercarono di ottenere un maggior consenso tra gli intellettuali e favorirono la diffusione delle idee di libertà. Un tentativo in questa direzione, ad altissimo livello, può essere considerata la Mont Pelerin Society, fondata da Hayek, di cui furono membri intellettuali eminenti come Karl Popper e il secondo presidente della Repubblica italiana Luigi Einaudi.
In questa gigantesca competizione per la supremazia culturale ed ideologica prevalse largamente la sinistra. Prese atto della sconfitta lo stesso Popper che il 31 maggio 1970 in una lettera "confidenziale" a Lord Coleraine scrisse:

"Per motivi a me del tutto ignoti, la propaganda di sinistra ha ottenuto una vittoria in quasi tutti i Paesi occidentali che può essere definita solo come completa. Sembra che essi si siano accaparrato il monopolio nel controllo di tutti i "mass-media" (la loro orribile terminologia). Come ciò possa essere accaduto non so... Il vero problema è che nessuno sembra essersi reso conto di ciò che è accaduto: quale tipo di vittoria sia stata conseguita dalla sinistra; neppure gli stessi vincitori ritengono, o si rendono conto, che, per quanto riguarda i mezzi di propaganda, essi sono già diventati la "Classe dirigente"" (Karl POPPER, Dopo La società aperta, 2009, p. 386).

Uscito di scena l'imponente movimento diretto dai Sovietici, certi metodi e inclinazioni rivivono in una vasta e disomogenea area liberal, radicale e antagonista, che oggi trova nella rete spazi e strumenti fino a pochi decenni fa inimmaginabili. Anche nelle migliori componenti di tale area si coglie qualcosa della vecchia e inossidabile aspirazione all'egemonia, perseguita con metodo.

Paolo Mastrolilli su La Stampa del 13 novembre 2012 ha scritto:

"Il giornalismo ha un futuro? Sempre di più, secondo il principale consigliere del presidente Obama, David Axelrod. Lui, infatti, da ora in poi si dedicherà alla formazione di candidati, manager delle campagne elettorali, e giovani giornalisti, determinati a dare il loro contributo alla società occupandosi di politica".

"La dichiarazione di Axelrod, però, ha già acceso una polemica politica. Se è vero che il giornalismo di qualità resta essenziale, cosa ci fa un partigiano come lui ad insegnarlo? Per essere buona, l’informazione non dovrebbe essere oggettiva, obiettiva e neutrale per definizione? O forse l’ex cervello di Obama ha in mente la creazione di una scuola per il giornalismo di parte, finalizzato a fare propaganda per una certa categoria di idee? E’ un problema che preoccupa soprattutto i conservatori, che da decenni denunciano il “bias” favorevole alla sinistra dei media americani".

E' impossibile separare l'informazione dall'educazione, i fatti dalle opinioni, ma si deve considerare la verità come corrispondenza ai fatti un obiettivo da perseguire e da trasmettere alle nuove generazioni. Così Karl Popper, anche in una nota intervista televisiva.  Bisogna inoltre sottolineare l'asimmetricità dell'efficacia di questi  tentativi coordinati di sedurre i cuori e le menti. Essi possono validamente preparare la fine delle tradizioni e degli assetti osteggiati, ma quasi mai l'esito corrisponde alle speranze. A Voltaire e Rousseau seguì Napoleone, l'Unione Sovietica si sciolse, dopo il Sessantotto vennero Ronald Reagan e Margaret Thatcher.
Restano idee alla deriva nella storia, pronte per una nuova utilizzazione, slegate dall'intenzione di chi li ha prodotte. Le austere cattedrali romaniche della Valle Padana sono state costruite anche con i marmi tratti dalle città romane cadute in rovina. Una colonna trovata tra i ruderi di un anfiteatro può ora sostenere la copertura di una chiesa cristiana. Analogamente in molti nostri sogni e aspettative troviamo oggi elementi diffusi con metodica passione parecchi anni fa.



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