Sulla questione è disponibile un interessante articolo de La Voce della Russia, che ha sostituito la Radio Mosca dell'Unione Sovietica.
Scrive Vasilij Kašin della redazione online:
"La crisi attorno alle isole Senkaku, conosciute in Cina come isole Diaoyutai, ha scatenato nei media cinesi e giapponesi pubblicazioni che inneggiano alla forza.
In realtà, però, siamo molto lontani da un conflitto armato. Le parti stanno facendo il possibile per escludere uno sviluppo della situazione in questo senso".
"In Cina si ritiene che il Giappone sia legato da un accordo di sicurezza agli Usa, i quali hanno confermato di essere pronti a sostenere il Giappone in caso di conflitto. Accanto alle condizioni politiche, la Cina non ha al momento le possibilità militari per stabilire un controllo sulle isole Senkaku".
"Se la disputa intorno alle isole passerà alla fase calda, per la flotta e l’aeronautica cinese sarà una umiliante sconfitta. Secondo la maggior parte degli esperti, al momento, i giapponesi godono di una grande superiorità materiale e una enorme superiorità per quanto riguarda la preparazione del personale. I cinesi non hanno ancora approvato i nuovi sistemi, il grado di preparazione dell’equipaggio lascia aperte molte questioni.
Non bisogna nemmeno esagerare il ruolo di ricostruzione della portaerei Varjag. La nave non avrà nel breve periodo un ruolo militare. L’esperienza di costruzione della flotta oceanica sovietica negli anni 1960-70 dimostra che si tratta di un lavoro che bisogna portare avanti senza interruzione per alcuni anni, prima di ottenere dei risultati. La Cina ha bisogno di una Flotta importante per la difesa delle comunicazioni marine e delle proprie acque territoriali, ma non bisogna aspettarsi risultati immediati".
Si tratta di valutazioni tutto sommato condivisibili. Probabilmente i dirigenti cinesi perseguono prima di tutto obiettivi di politica interna. Il regime ha oggi bisogno di ravvivare i già forti sentimenti nazionalisti. Ma è presente anche l'intenzione di mettere alla prova l'alleanza USA - Giappone, alla cui solidità e vitalità guardano con attenzione gli altri alleati asiatici degli Stati Uniti.
Sullo sfondo il tema della tecnologia militare e della esportazione di armi. In questo settore la Cina è ormai diventata il più abile e spregiudicato competitore della Russia. La consultazione del fondamentale database di SIPRI.org consente di individuare consolidate tendenze nella esportazione mondiale di armi. Perfino in Iran e Zimbabwe l'industria degli armamenti cinese ha trovato sbocchi. Un punto di frizione tra le due potenze destinato a diventare sempre più importante.