Alberto Alesina e Francesco Giavazzi, due tra i più lucidi intellettuali liberali italiani, hanno più volte denunciato i gravi difetti dello Stato sociale italiano che "si è trasformato in una macchina che tassa le classi medio-alte e fornisce servizi non solo ai meno abbienti (com'è giusto che sia) ma anche alle stesse classi a reddito medio-alto. Questo giro di conto, con aliquote alte, scoraggia il lavoro e la produzione".
"Che senso ha tassare metà del reddito delle fasce più alte per poi restituire loro servizi gratuiti? Meglio che li paghino e contemporaneamente che le loro aliquote vengano ridotte. Aliquote alte scoraggiano il lavoro e l'investimento" (Corriere della Sera, 23 settembre 2012).
La pressione fiscale italiana resta altissima, ostacolando una adeguata crescita economica, per finanziare un welfare che manca il suo obiettivo essenziale: sostenere chi non ce la fa da solo, dare agli indigenti un aiuto adeguato. La gravità della situazione è rappresentata con chiarezza nel Rapporto 2012 su povertà ed esclusione sociale in Italia della Caritas Italiana ed è stata ben delineata dallo stesso Corriere della Sera:
"C'è una «evidente incapacità» dell'attuale sistema di welfare a farsi carico delle nuove forme di povertà, delle nuove emergenze sociali derivanti dalla crisi economico-finanziaria".
"Negli ultimi 3 anni, dall'esplosione della crisi economica, si legge nel Rapporto, c'è stata un'impennata degli italiani che si sono rivolti ai centri Caritas: aumentano casalinghe (+177,8%), anziani (+51,3%) e pensionati (+65,6%)".
I liberali aspirano a una società libera, grande, buona. Non possono rimanere indifferenti davanti alla sofferenza umana. Tale indifferenza non appartiene al miglior pensiero liberale. Ha scritto Karl Popper ne La Società aperta e i suoi nemici (vol. II, capitolo ventiquattresimo, 3):
"La richiesta politica di metodi gradualistici (in opposizione ai metodi utopistici) corrisponde alla decisione che la lotta contro la sofferenza dev'essere considerata un dovere, mentre il diritto di preoccuparsi della felicità degli altri dev'essere considerato un privilegio limitato al ristretto cerchio dei propri amici".
"La pena, la sofferenza, l'ingiustizia e la loro prevenzione, questi sono gli eterni problemi di morale pubblica, gli "agenda" della politica pubblica... I valori "superiori" dovrebbero essere in larghissima misura considerati come "non agenda" e dovrebbero rientrare nell'ambito del laissez-faire".
In Italia il merito non è premiato. La difesa di corporazioni e privilegi blocca la crescita e preclude una sufficiente mobilità sociale. La concorrenza regolata da norme chiare, semplici e ragionevoli spesso non è neppure auspicata. Mentre il bisogno non trova adeguato sollievo. Occorre che merito e bisogno si incontrino e si comprendano, riportando sulla via dello sviluppo un paese oggi in declino.