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domenica 5 agosto 2012

La Russia di Putin e l'Occidente.


Russia OGGI, tramite la Rossiyskaya Gazeta, è uno strumento di informazione e analisi controllato dal governo russo. Il 4 marzo 2012 Vladimir Putin è stato eletto per la terza volta presidente della Federazione Russa. Su Russia Oggi Dmitri Babich ha pochi giorni dopo proposto una lettura della politica estera russa diversa da quella che prevale sui media occidentali. Babich cita il leader comunista Sergej Udalcov, secondo il quale:

"Putin è il politico russo più filo-occidentale...Ha fatto chiudere le basi miliari sovietiche a Cuba e in Vietnam, ha permesso alla Nato di estendersi sui territori dell’ex blocco sovietico con l’adesione delle Repubbliche baltiche nei primi anni del 2000, e infine ha investito i soldi del bilancio del Paese in buoni del tesoro americani”.

L'analisi di Babich continua così:

"Con grande dispiacere dei nazionalisti russi, le parole di Udalcov corrispondono alla realtà. Le altre mosse “amichevoli” di Putin nei confronti dell’Occidente comprendono l’autorizzazione allo schieramento di basi americane in Asia Centrale nel 2001 e la cooperazione con i Paesi Occidentali nella lotta contro i talebani in Afghanistan".

"Ma allora perché la politica di Putin è definita anti-occidentale? “I media stanno alimentando un mito che hanno creato loro stessi”, scrive il giornalista russo Stanislav Belkovskij, che critica Putin per ciò che egli chiama la sua “posizione nazional-democratica”. “Putin è tutto fuorché un nazionalista. Sotto la sua direzione, la Russia è passata dall’essere una potenza mondiale a un Paese tranquillo che ha solo ambizioni politiche a livello regionale, e persino queste non sono aggressive. È stata l’insistenza dei mezzi di comunicazione occidentali che, con il passare degli anni, ha fatto sì che la gente pensasse inconsciamente a Putin come a una figura bellicosa".

"La “nuova Russia di Putin” non cercherà di entrare in conflitto con l’Occidente. La “nuova Russia di Putin” vuole solo diventare un Paese normale e noioso con un’opposizione non radicale, senza “un’alternativa rivoluzionaria” e intrattenere relazioni di buon vicinato con i Paesi circostanti. I rapporti con l’Occidente si guasteranno solo qualora l’Occidente cerchi di imporre sulla Russia “un’alternativa rivoluzionaria”".

Recenti sviluppi sembrano, nella sostanza, in qualche misura corroborare la visione di Babich. Si rifletta, in particolare, sull'incremento della presenza americana nelle repubbliche ex sovietiche dell'Asia centrale. " L'Uzbekistan ha deciso di uscire dall'Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva (Csto), alleanza militare difensiva guidata da Mosca, per dare nuovo impulso alla cooperazione militare con gli Stati Uniti (Analisi Difesa)". Ciò senza apparentemente far lievitare l'irritazione del governo russo. Significativo, in questo senso, l'atteggiamento di un'altra fonte di informazione governativa, La Voce della Russia, che supporta la campagna per la rielezione di Obama. E' infine di questi giorni la notizia della concessione alla NATO di un "corridoio" sul territorio russo.
Tutto risolto dunque nei rapporti Russia - Occidente? Certamente no. Tra i punti di attrito sono da segnalare per importanza le situazioni di crisi in Medio Oriente, la questione dei diritti umani in Russia e lo scudo antimissile europeo. Ma senza il retaggio della propaganda dell'era sovietica, che ancora segna le rispettive opinioni pubbliche, e senza le insufficienti prestazioni del modello socio - economico occidentale, che spaventano i leaders russi, potrebbe meglio emergere ed esercitare la propria influenza la comunanza di interessi fondamentali. La potenza cinese e il fondamentalismo islamico sono destinati, con buona probabilità, a riavvicinare Occidente e Russia, in passato resi nemici dall'ideologia marxista leninista.


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