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venerdì 13 aprile 2012

Soldi e politica. Dal finanziamento illecito dei partiti all'appropriazione indebita.

In questo interessante video, relativo al processo Cusani, Bettino Craxi risponde alle domande del pubblico ministero Antonio Di Pietro.



Ha scritto il professor Ernesto Galli della Loggia in Tre giorni nella storia d'Italia, 2010, pp. 108 e segg.:

"Nella Prima Repubblica, insomma, la politica diviene erogatrice, amministratrice e intermediaria di imponenti flussi finanziari dalla natura così varia e a così tanti livelli istituzionali da sfuggire ad ogni realistica possibilità di controllo".

"Per tutta la durata della Prima Repubblica, attraverso il sistema delle partecipazioni statali, la politica, nel nostro paese, era stata la proprietaria diretta di oltre un terzo dell'economia".

"Complessivamente, dal 1973 al 1979, secondo la documentazione sovietica esaminata da Victor Zaslavsky, arriva al Pci, da Mosca, la bella somma di 32-33 milioni di dollari".

"Dall'America giungono alla Democrazia cristiana, nel periodo 1948-68, secondo una commissione d' indagine Usa, 65 milioni di dollari (sono circa tre milioni l'anno)".

"Nell'Italia della Prima Repubblica, insomma, intorno all'attività politica gira molto denaro. Soprattutto perché la politica costa: giornali, sedi di partito, funzionari, feste, congressi, e soprattutto le elezioni inghiottono un mare di soldi".

Con il dichiarato fine di porre un freno ad abusi ed irregolarità nel 1974 il Parlamento votò la legge sul finanziamento pubblico ai partiti, con la previsione di pene severe per la sua inosservanza. Gli interventi della Magistratura furono rarissimi fino alla primavera del 1992, quando iniziarono le inchieste di Mani Pulite. Nel 1989 era caduto il Muro di Berlino. Al 1990 risale l'amnistia dei finanziamenti illeciti ai partiti. Nel 1991 si sciolse l'Unione Sovietica. Mentre la Democrazia cristiana ed il Partito socialista si dissolsero per effetto di tali inchieste, l'ex Partito comunista restò sostanzialmente indenne.
Un referendum popolare abrogò nel 1993 il finanziamento pubblico ai partiti ma il Parlamento, con interventi legislativi ripetuti dallo stesso 1993 ad oggi, disponendo l'erogazione di imponenti "rimborsi elettorali", ha di fatto reintrodotto tale finanziamento.
Queste le vicende che conducono alla situazione attuale segnata, rispetto alla cosiddetta Prima Repubblica, dalla riduzione del settore dell'economia direttamente gestito dalla politica, dalla persistente rilevante ingerenza della politica stessa nelle attività economiche, dal bipolarismo sgangherato che ha preceduto l'attuale governo "tecnico", dal discredito in cui sono caduti i partiti e i movimenti politici.
Non più consolidati dalla situazione internazionale e dal cemento ideologico, la loro credibilità è ogni giorno più lesa dagli scandali e dall'incapacità di fronteggiare la crisi economica. I trasferimenti di denaro pubblico alla politica sono oggi avversati radicalmente dall'opinione pubblica, che chiede tagli drastici. E' difficile dare una nuova efficiente disciplina alla materia sotto la pressione degli eventi. Ma, come sempre, i risultati migliori sono prodotti da un attento approccio comparativo. La legislazione delle altre democrazie occidentali deve ispirare la riforma. Senza dimenticare che anche le buone leggi hanno bisogno di un adeguato livello di osservanza spontanea.







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