Dino Grandi |
Ha scritto Elena Aga Rossi:
"La caduta di Mussolini il 25 luglio fu il risultato di due successive iniziative, entrambe maturate all'interno del regime: il voto di sfiducia del Gran Consiglio, il massimo organo del fascismo, e la decisione del re Vittorio Emanuele di chiedere le dimissioni al duce. Mussolini aveva accettato di convocare il Gran Consiglio del fascismo, che non si riuniva dal 1939, probabilmente per affrontare gli oppositori interni e metterli in minoranza; invece dopo un'accesa discussione che si prolungò per diverse ore, la mozione presentata da Grandi in cui si chiedeva al re di riassumere i poteri costituzionali fu messa ai voti e fu approvata con diciannove voti contro sette. Il giorno seguente il re prese finalmente l'iniziativa non soltanto di sostituire Mussolini con il generale Badoglio, ma anche di farlo arrestare, cogliendo totalmente di sorpresa il duce, convinto di poter contare sull'appoggio del re. In poche ore veniva posto fine in maniera indolore ad un regime durato venti anni. L'opposizione antifascista non ebbe alcun ruolo nel rovesciamento di Mussolini... (Elena AGA ROSSI, Una nazione allo sbando, L'armistizio italiano del settembre 1943 e le sue conseguenze, 2006, p. 71).
Furono i più intelligenti e lungimiranti gerarchi fascisti, Dino Grandi, Giuseppe Bottai, il genero del duce Galeazzo Ciano, a offrire al re l'occasione di far cadere Mussolini nei modi previsti dalle leggi costituzionali. Questi stessi esponenti del regime, con Italo Balbo ucciso in Libia poco dopo l'entrata in guerra, si erano opposti strenuamente alla partecipazione dell'Italia al conflitto a fianco della Germania nazista.
Singolare paese questo, che spesso si fa governare dai peggiori. Mussolini, uomo privo di vere intelligenza e cultura, avido di potere, all'interno del movimento fascista ebbe la meglio su Grandi e Balbo, poi emarginati. Il peggiore prevalse sui migliori, ma cadde per iniziativa di questi.