In due recenti articoli su Il Sole 24 ORE (11 e 12 dicembre 2013) Leonardo Maugeri ritorna sulle vicende e sulle prospettive dell' energia shale statunitense.
Scrive Maugeri:
"In realtà, la rinascita degli idrocarburi a stelle e strisce si è compiuta per caso, senza un piano e nella disattenzione dei più, e ancora oggi non ha prodotto uno straccio di strategia per gestirla al meglio".
"Tutto continua a essere affidato al caso, cioè alla determinazione dei singoli, mentre le autorità pubbliche non riescono a risolvere nemmeno i tanti problemi infrastrutturali che hanno accompagnato la rinascita energetica degli Usa. Il paese sembra una comunità di stati indipendenti, ciascuno segnato da differenti approcci ambientali che disegnano un panorama a macchia di leopardo ricco di incongruenze. Un po' come l'Europa".
"...la più grande potenza del mondo sembri incapace di godere in modo uniforme o di sfruttare appieno la rivoluzione energetica che sta vivendo o di utilizzarla in chiave di politica internazionale...".
"Tutti i produttori di gas americani vorrebbero esportare quanto più gas possibile per trarre vantaggio dai prezzi molti più alti del metano vigenti sui mercati internazionali; peraltro, i prezzi statunitensi attuali, in molti casi, non coprono i costi di molte produzioni, riducendo il potenziale di sviluppo del metano. Ma qui entra in gioco una lobby trasversale e potente - costituita dall'industria a alta intensità energetica e dalla stessa popolazione. Questa lobby si oppone a una politica spinta di esportazioni che farebbe aumentare i prezzi interni diminuendo i vantaggi di cui gode oggi l'America".
Maugeri delinea una situazione tutto sommato sorprendente. La rivoluzione costituita dal rapido incremento della produzione di shale gas/oil si sviluppa in modo inefficiente. Potrebbe rivelarsi uno stimolo alla crescita inferiore alle aspettative.
Occorrono nuove adeguate infrastrutture. Bisogna riscrivere norme e ridisegnare un assetto federale nei termini attuali difficilmente sostenibile. E' necessario trovare un diverso punto di equilibrio tra doverosa tutela ambientale ed esigenze della produzione. Certo un "vasto programma", ma diretto a fronteggiare problemi fondamentali.
Cosa ha fatto l'Amministrazione Obama per determinare una positiva svolta in questo settore vitale per il paese? Qui si pongono le premesse di una crescita che si estenda alla manifattura. Può darsi che tra qualche anno, valutando queste vicende, si possa concludere che gli Stati Uniti sono cresciuti nonostante Obama e la sua politica economica. Ma con le misure opportune diventerebbero conseguibili anche obiettivi ambiziosi.