Jens Weidmann è il presidente della Bundesbank. Su Il Sole 24 Ore dell' 8 dicembre 2013 Alessandro Merli cita i più importanti passaggi della sua intervista concessa al quotidiano:
"L'Italia ha avviato alcune riforme importanti. In base alla nostra stima, l'economia uscirà dalla recessione entro fine anno. Sono fiducioso che con le giuste misure addizionali, in particolare per riformare il settore pubblico, compreso il sistema giudiziario, migliorare la flessibilità del mercato del lavoro e aumentare la concorrenza nel mercato dei prodotti, l'Italia può superare l'attuale crisi e raggiungere un percorso di crescita sostenibile".
"...le sfide future per la Germania. Ci sono quattro importanti aree da affrontare. Primo, la Germania deve vedersela con una demografia sfavorevole, che si farà sempre più sentire nei prossimi anni. Secondo, a causa della globalizzazione, anche per prodotti ad alta tecnologia, le imprese saranno sotto crescente pressione da concorrenti dei mercati emergenti. Terzo, la politica fiscale dovrà ridurre l'alto debito pubblico. Quarto, deve cambiare completamente la politica energetica. Questa inversione a U sull'energia avrà un impatto profondo sulla competitività dell'industria e il potere d'acquisto delle famiglie".
Weidmann, con considerazioni largamente condivise dai governanti tedeschi, delinea le principali insidie che non solo il suo, ma tutti i paesi dell'Unione Europea devono fronteggiare. La tendenza demografica, segnata dal calo delle nascite e dall'aumento della vita media, rende difficilmente sostenibile il welfare europeo nella sua attuale configurazione. Anche la manifattura di qualità, ad alto valore aggiunto, subisce sempre più la pressione delle economie emergenti. Il costo dell'energia nell'Unione Europea e soprattutto in Italia è ormai così alto da scoraggiare gli investimenti e i consumi. Il peso eccessivo del debito pubblico e della pressione fiscale soffoca, o può soffocare, le economie europee.
Dalle parole del presidente della Bundesbank emerge ancora una volta un tratto pressochè peculiare della classe dirigente tedesca: la precisa, lucida consapevolezza della portata della globalizzazione, delle cause della crisi e delle misure auspicabili. Senza tale consapevolezza l'uscita dalle attuali difficoltà è impossibile.
L'assoluta inadeguatezza del dibattito pubblico italiano non lascia ben sperare. Gli spacciatori di illusioni prevalgono, anche fra i politici sedicenti liberali. Non mancano perfino tra gli imprenditori in cerca di scorciatoie. Ma ci sono voci fuori del coro. Recentemente Lorenzo Bini Smaghi ha mostrato che la cosiddetta austerità è sì un ostacolo alla crescita, ma è stata resa inevitabile dall'assenza di adeguate riforme strutturali. Queste devono diventare l'obiettivo di chi, a ragione, pensa che populismo e demagogia danneggino particolarmente i più colpiti dalla crisi.