"La differenza fra una democrazia e una tirannide è che nella prima il governo può essere eliminato senza spargimento di sangue, nella seconda no". Dobbiamo proprio al grande filosofo austriaco il concetto di democrazia come strumento non per scegliere i migliori governanti ma per far cadere cattivi governi senza ricorrere alla violenza. Il voto popolare elimina un'ipotesi di governo che si è rivelata sbagliata. Analogamente le primarie non premiano sempre il migliore dei candidati, il più capace degli amministratori, il politico più intelligente, bensì consentono a militanti e simpatizzanti di scegliere la figura più idonea ad entusiasmare e a mobilitare, conferendole una legittimazione diretta sempre più richiesta ed apprezzata dagli elettori.
Se questi sembrano gli scopi principali delle elezioni primarie, la regolamentazione va attentamente formulata per favorirne il conseguimento. Pare quindi controproducente stabilire criteri per l'ammissione delle candidature tanto rigidi da ostacolare un proficuo contatto e scambio tra politica e società civile, mentre molto attenti e severi dovrebbero essere i controlli sui votanti. Le regole devono per quanto possibile impedire ogni improprio tentativo di condizionare la vita dei partiti e dei movimenti. Utilissimo sarà riflettere sulle istituzioni e sulle tradizioni statunitensi. Una democrazia, quella americana, imperfetta come tutte le opere dell'uomo, ma sempre capace di salvaguardare una società libera ed aperta.