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giovedì 28 aprile 2011

Saddam e Gheddafi. Due pesi, due misure.




Il recente intervento occidentale in Libia richiama inevitabilmente alla memoria la Seconda guerra del Golfo, cioè l'intervento anglo - americano in Iraq deciso per abbattere il regime di Saddam Hussein.
Saddam non è mai stato un "uomo degli Americani", nonostante le tante leggende in senso contrario. Qui si possono trovare dati precisi sulle forniture di armi all'Iraq nel decennio 1980 - 1990 (il Kuwait fu appunto occupato nel 1990). I grandi fornitori di armi di Saddam erano Unione Sovietica, Cina e Francia. Le importazioni in Iraq di armi americane risultano quantitativamente e qualitativamente trascurabili.
Risale al 1991 la Prima guerra del Golfo, cioè l'operazione militare internazionale, guidata dagli Stati Uniti, che si concluse con la liberazione del Kuwait e con l'imposizione all' Iraq di un rigido embargo economico da parte dell'ONU, poi temperato dall'attuazione del cosiddetto programma Oil for food, che consentiva l'esportazione controllata di greggio iracheno per l'acquisto di viveri e medicinali. Anche dopo questa sconfitta disastrosa Saddam rimase al potere, torturando e uccidendo in massa i suoi oppositori interni. Continuarono i finanziamenti iracheni ai gruppi estremisti e terroristi palestinesi.
Gli alleati occidentali dovettero mantenere nella regione, soprattutto in Arabia Saudita e Kuwait, ingenti forze militari, costosissime anche sotto il profilo della percezione da parte delle masse islamiche, ma necessarie per esercitare una costante pressione sul regime iracheno.
Ciononostante Saddam continuò a violare l'embargo e a tentare di riprendere l'iniziativa. La gabbia costruita intorno a lui con le decisioni delle Nazioni Unite si rivelò inefficace.
Nella primavera del 2003 iniziò la Seconda guerra del Golfo. Gli Stati Uniti e la Gran Bretagna invasero l'Iraq e posero fine al regime di Saddam. La guerra irachena, intrapresa con una incerta legittimazione ONU, trovò nell'opinione pubblica internazionale una forte opposizione. Ma soprattutto divise lo schieramento occidentale. Francia e Germania infatti non appoggiarono l'azione militare promossa dagli Stati Uniti.

Da sottolineare la forte mobilitazione contro la guerra dell'intelligencija dei paesi occidentali, tranne poche eccezioni, sia pure talvolta autorevoli. Questa stessa intelligencija ora appoggia l'intervento per abbattere il regime di Gheddafi. Può bastare la copertura ONU, oggi completa, a giustificare un giudizio tanto differente? O siamo piuttosto in presenza dell'uso di due pesi e due misure? Questi intellettuali, al consapevole servizio di una visione politica e non della verità, rappresentano un fenomeno esploso nel Novecento dei grandi totalitarismi. Un vero e proprio tradimento, che priva la società aperta di una delle sue migliori risorse.









mercoledì 20 aprile 2011

Il tema musicale della Follia dal Seicento a Stanley Kubrick.


Il tema musicale della Follia ha attraversato i secoli. Probabilmente di origine portoghese, dal Rinascimento ai nostri giorni ha continuato a segnare la musica occidentale. Con esso si sono cimentati i più grandi compositori. La sua versione di Handel è entrata a far parte della colonna sonora di uno dei film più noti di Stanley Kubrick: Barry Lyndon.
Di seguito i link alle versioni di:





















che entra a far parte della colonna sonora del Barry Lyndon di Kubrick (1975)


martedì 12 aprile 2011

Economicismo.

L'espressione economicismo (o economismo), pur essendo usata anche per contrassegnare preferenze e visioni morali, acquista particolare importanza nel dibattito sui fattori che determinano i processi storico-sociali, le vicende economiche e gli stessi sviluppi del pensiero umano.
Ha scritto Karl Popper in Congetture e confutazioni, 2000, pagg. 564 e 565:

"...sono convinto che l'economicismo di Marx - l'enfasi da lui posta sullo sfondo economico quale base ultima di ogni sorta di sviluppo - è sbagliato e di fatto insostenibile. Ritengo che l'esperienza della realtà sociale mostri chiaramente che in determinate circostanze l'influenza delle idee (rafforzate magari dalla propaganda) può superare in importanza e sostituirsi alle forze economiche. Inoltre, concesso che è impossibile comprendere compiutamente gli sviluppi mentali senza comprendere il loro sfondo economico, è almeno altrettanto impossibile comprendere gli sviluppi economici trascurando, per esempio, lo sviluppo delle idee scientifiche o religiose".

Ideologie, teorie scientifiche e religioni sono opere della mente umana, seppure non progettate da singoli individui. Anche se non incarnate in oggetti fisici producono effetti nella realtà e devono quindi essere considerate reali. Nella tripartizione istituita da Popper appartengono al "Mondo 3", quello, appunto, " dei contenuti di pensiero, o per meglio dire, dei prodotti della mente umana" (L'Io e il Suo Cervello, vol. I, 1982, pagg. 52 e segg.).

Uno straordinario esempio di influenza determinante di fattori non economici è stata autorevolmente considerata la rapida espansione araba del VII secolo. Henri Pirenne, tra i massimi esponenti della storiografia europea del Novecento, studioso incline alle indagini quantitative e attento ai fattori economici, nel suo Maometto e Carlomagno, parte seconda, capitolo primo, ha scritto:

"La conquista araba, che si scatena contemporaneamente sull'Europa e sull'Asia, non ha precedenti: la rapidità dei suoi successi può essere paragonata soltanto a quella con cui si costituirono gli imperi mongoli di un Attila, o, più tardi, di un Genghiz Khan o di un Tamerlano. Ma quelli furono tanto effimeri quanto la conquista dell'Islam fu duratura. Questa religione ha ancora oggi i suoi fedeli in quasi tutte le terre in cui si era imposta sotto i primi califfi. La sua diffusione fulminea è un vero miracolo paragonata alla lenta espansione del cristianesimo.
Di fronte a questa irruzione cosa sono le conquiste, tanto a lungo arginate e così poco violente dei Germani che dopo secoli riuscirono appena a rosicchiare i confini della Romania?"

"Tutto questo si spiega senza dubbio con l'imprevisto, con lo smarrimento degli eserciti bizantini disorganizzati e sconcertati di fronte a un nuovo modo di combattere; con il malcontento religioso e nazionale dei monofisiti e dei nestoriani di Siria, ai quali l'Impero non vuol fare alcuna concessione; col malcontento della Chiesa copta d'Egitto e con la debolezza dei Persiani.
Ma tutte queste ragioni non sono sufficienti a spiegare un trionfo così assoluto. L'immensità dei risultati conseguiti è sproporzionata rispetto all'importanza del conquistatore".

Evidentemente l'entusiasmo religioso ha svolto un ruolo decisivo. Va insomma sottolineata l'importanza di ideologie, teorie e visioni religiose nella spiegazione storica. La storia delle idee rappresenta una componente fondamentale della ricerca storica. Per il Novecento in particolare sono da citare Francois FURET, Il passato di un' illusione e Robert CONQUEST, Il secolo delle idee assassine.



martedì 5 aprile 2011

La loggia P 2 secondo Francesco Cossiga.



Il 3 febbraio 1871 Roma diventò capitale del Regno d'Italia. Nel 1877 nacque la loggia massonica Propaganda, destinata a raccogliere notabili del nuovo stato italiano giunti a Roma. Sciolta durante il regime fascista, fu ricostituita dopo la Liberazione con il nome Propaganda Due, P 2. Le sue vicende, in particolare durante gli anni Settanta, fino al 1981, sono state oggetto di indagini della Magistratura e di una commissione parlamentare guidata dalla democristiana Tina Anselmi.
Aveva almeno un migliaio di iscritti, soprattutto militari, membri dei servizi segreti, diplomatici, politici e giornalisti. Sulla natura di questa associazione e sulla sua attività si scatenarono battaglie politiche e polemiche giornalistiche che periodicamente riprendono vigore, alimentate dalla presenza nella vita pubblica italiana di alcuni ex membri di tale associazione segreta. Le indagini giudiziarie e parlamentari, pur non dissipando tutti i dubbi, portarono al suo scioglimento ed a una riforma della legislazione sulle associazioni segrete.
L'ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga, recentemente scomparso, ha delineato una personale lettura di quelle vicende, interpretate soprattutto con riferimento alla dura contrapposizione tra Unione Sovietica e Stati Uniti d'America, particolarmente intensa proprio alla fine degli anni Settanta ed all'inizio degli anni Ottanta.
La presenza in Italia del più grande partito comunista dell'Occidente, ancora in quegli anni, durante la segreteria Berlinguer, dipendente dai finanziamenti e dalle direttive sovietichecontribuisce a rendere verosimile la ricostruzione presentata da Cossiga nel suo La versione di K. Sessant'anni di controstoria, 2009, pagg. 129 e segg. Scrive il presidente emerito:

"Io alla storia di Licio Gelli e della loggia massonica P2, almeno come è stata raccontatata, non ci ho mai creduto".

"La P2 non è stata un'invenzione di Gelli. La P2, che vuol dire Propaganda 2..., è quella del Gran Maestro, nata con la presa di Porta Pia. Fu creata per trasferirvi tutte le autorità politiche e militari che venivano a Roma"

"La mia ipotesi è questa. Io mi sono letto tutti i nomi della lista P2, tutti. Alcuni non li conosco, altri li conosco, però erano quasi tutti filo americani e anticomunisti. Quasi tutti fermi, anzi, fermissimi filo americani e anticomunisti. La chiave del giallo, secondo me, è proprio qui.
Per capire, è però inevitabile che io apra un'altra delle mie parentesi. Durante il secondo conflitto mondiale, nel governo svizzero c'era una corrente filo germanica. E il comandante in capo dell'Esercito svizzero tentennava di fronte all'eventualità di una resistenza a oltranza. Ufficiali e sottufficiali di diverso orientamento formarono allora una società segreta, si chiamava "Lega di Nidvaldo" (conosciuta anche come Gotthardverein), in ricordo della ferma lotta dei nidvaldesi contro lo straniero Napoleone. Giurarono, formalmente predisponendosi al tradimento, che se il governo federale, il loro governo, avesse concesso il passaggio ai tedeschi attraverso la Svizzera, loro si sarebbero opposti. Poi, avendo gli alleati vinto la guerra, il governo elvetico e il procuratore generale della confederazione si guardarono bene dal procedere contro di loro. Anche se si erano mobilitati segretamente per opporsi agli ordini del governo legittimo.
Perchè dico questo? Perchè quando ho letto la lista della P2 ho subito pensato che quella era la nostra Lega di Nidvaldo: non contro i nazifascisti, ma contro i comunisti. Lo dissi anche in un'intervista al "Corriere della Sera", ma Gelli volle smentirmi, non so perchè".

"Allora, mettiamo che l'amministrazione americana cercasse di creare la Gotthardverein in Italia. Che fa? Cerca di mettere insieme un'organizzazione in cui ci sono i vertici della diplomazia, delle Forze Armate, della Polizia e così via. E prende a modello quello che è il modello comune degli Stati Uniti e cioè il modello della loggia massonica".

La narrazione di Cossiga ha almeno un grande merito: inserisce le vicende italiane nel più ampio contesto internazionale. Senza questo approccio globale la comprensione appare impossibile. L'Italia non basta per spiegare se stessa.

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