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lunedì 14 giugno 2010

Il problema degli Ebrei secondo Karl Popper. Perchè oggi bisogna difendere Israele.


I genitori di Popper, nato in Austria, venivano da una famiglia di fede ebraica, anche se presto decisero di convertirsi al protestantesimo. Dunque il filosofo austriaco conosceva bene il problema della condizione degli Ebrei in Europa. Racconta Popper in La ricerca non ha fine - Autobiografia intellettuale -seconda edizione, 1978, pagg. 108 e 109:

"Dopo lunga riflessione, mio padre decise che il vivere in una società stragrandemente cristiana imponeva l'obbligo di recare la minima offesa possibile - l'obbligo di farsi assimilare.
Ma ciò voleva dire recare offesa al giudaismo organizzato. E voleva anche dire essere denunciato come vile, come un uomo che aveva paura dell'antisemitismo.
Tutto questo era comprensibile. Ma la risposta fu che l'antisemitismo era un male di cui dovevano aver paura tanto gli ebrei quanto i non-ebrei, e che era compito di tutte le persone di origine ebraica di fare del loro meglio per non provocarlo: molti ebrei, inoltre, si fusero con la popolazione: l'assimilazione era all'opera.
Certo è ben comprensibile che le persone che venivano disprezzate in ragione della loro origine razziale avrebbero reagito dicendo di esserne orgogliose. Ma l'orgoglio razziale non è solo una cosa stupida, ma pure sbagliata, anche nel caso in cui sia provocato dall'odio razziale.
Ogni nazionalismo o razzismo è un male, e il nazionalismo ebraico non rappresenta un'eccezione".

Popper è guidato dalla convinzione che ciascuno è responsabile della propria condotta e delle sue conseguenze, in particolare delle sofferenze ingiuste provocate. Seguendo questo criterio nel 1989 si rifiutò di firmare un "Appello Mondiale" a favore di Salman Rushdie, autore di un romanzo secondo molti musulmani recante ingiurie all'Islam e per questo minacciato di morte dai fondamentalisti islamici. Alla contesa seguirono scontri ed uccisioni. In questa occasione così scrisse a Isaiah Berlin:

"Infatti, sappiamo tutti che l'Ayatollah è di gran lunga il peggiore criminale. E ovviamente Rushdie dovrebbe essere protetto dalla polizia. Possiamo anche dispiacerci per lui. Ma mi dispiace molto di più per le persone che sono state uccise in questo conflitto. Credo che ogni libertà implichi dei doveri: usare responsabilmente la propria libertà."

La lettera a Berlin si può leggere in Karl POPPER, Dopo la società aperta, ed. 2009, pag.308.

Dunque l'autore della Società aperta e i suoi nemici pensava che gli Ebrei avrebbero dovuto fare ogni sforzo per integrarsi nelle società europee cui appartenevano per nascita. Ciò si risolve in una severa critica del sionismo contemporaneo, movimento nato nella seconda metà del Diciannovesimo secolo per dare una terra al popolo ebraico, poi individuata nel territorio dell'Israele biblico.
Il movimento sionista promosse il trasferimento in Palestina di centinaia di migliaia di ebrei a partire appunto dalla seconda metà dell'Ottocento. Dopo la Seconda guerra mondiale, l'Olocausto e sanguinosi contrasti la comunità internazionale prese atto della nuova situazione creatasi in Palestina e consentì la costituzione dello stato d'Israele. Le vicende di Israele nel Secondo dopoguerra mostrano la lungimiranza e la lucidità della posizione popperiana sul problema degli Ebrei.
Ma proprio seguendo questa stessa impostazione dobbiamo oggi prendere risolutamente la difesa di Israele.
Lo stato ebraico di Israele esiste da oltre sessanta anni, è la sola genuina democrazia del Medio Oriente, il solo sincero amico dell'Occidente nella regione. Centinaia di migliaia di famiglie ebree dipendono dalla sua esistenza per il loro presente ed il loro futuro. Metterla in discussione o soltanto porre in dubbio la legittimità dello stesso Israele nella sua forma attuale sarebbe criminale. Consentirne la caduta inoltre avvantaggerebbe i fondamentalisti islamici, che se ne attribuirebbero il merito presso i correligionari, avanzando ulteriori esorbitanti pretese.
Del resto in generale la storia del potere è storia di errori e di crimini. Se le origini storiche e il fondamento ideale e concettuale dovessero guidare il giudizio sul destino degli stati, quale di loro si salverebbe?






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