Chiaro di Luna
Il blog di Carlo Rossi
Translate
mercoledì 22 maggio 2024
Raymond Aron. Memorie.
Raymond Aron è stato un sociologo, politologo, storico e filosofo francese morto nel 1983. Senza aver ricevuto una chiara formazione liberale, approdò nella maturità a un liberalismo e a un atlantismo radicati in una concezione realista della storia e delle relazioni internazionali.
Le sue Memorie sono ricche di ricordi illuminanti e consentono di riflettere su un paese e un continente che non hanno amato abbastanza una genuina libertà.
mercoledì 1 marzo 2023
Hippolyte Taine. Dall'Antico regime alla Rivoluzione francese.
Hippolyte Taine è stato uno storico e filosofo francese attivo nella seconda metà del Diciannovesimo secolo, tra i più rappresentativi del positivismo della sua epoca. Dei limiti di quel positivismo, determinista, scientista, non raramente razzista, si ha oggi chiara consapevolezza. Ma l'opera di Taine sull'Antico regime resta, con quella notissima di Tocqueville, indispensabile per capire come la Francia è arrivata alla Rivoluzione. Da meditare in particolare le considerazioni sul ruolo delle parole, delle idee e dei costumi che hanno preparato gli eventi.
Hippolyte Taine, Le origini della Francia contemporanea - L'Antico regime.
Hippolyte Taine, Le origini della Francia contemporanea - L'Antico regime.
sabato 2 ottobre 2021
Luigi Einaudi governatore della Banca d'Italia.
Luigi Einaudi è stato governatore della Banca d'Italia tra il 1945 e il 1948. Degli anni 1945/47 è il Diario pubblicato nel 1993 a cura di Paolo Soddu Fondazione Luigi Einaudi. Il documento è una miniera di ricordi preziosi.
In udienza con la moglie Ida da papa Pio XII:
"Il Papa...E' vissuto in Germania all'epoca della grande svalutazione del marco, per cui ha l'impressione, divisa da molti, che si trattasse, almeno in principio, di una manovra eseguita ad arte allo scopo di annullare il debito pubblico" (pag. 554).
Su Togliatti (fonte Tasca):
"Togliatti nel 1927, in occasione del congresso del Comintern, fu l'unico delegato straniero, il quale dichiarò di essere pronto a prendere qualsiasi ordine da Mosca ed ubbidirvi ciecamente. Nel 1937 fu uno dei giudici nel processo contro il maresciallo Tuchacevskij. Nenni a Tasca: «Nel dicembre 1944, all'epoca dell'ultima crisi, Togliatti aveva dichiarato che non avrebbe mai accettato di far parte del ministero. Alle 16 dello stesso giorno fu visto far visita all'ambasciata russa; alle 16,30 aveva accettato di far parte del ministero»" (pag. 419).
La signora Roosevelt (fonte Tasca):
«Noi degli Stati Uniti abbiamo molta simpatia per i popoli dell'Unione Sovietica. Ma non abbiamo altro che odio e diffidenza verso il regime bolscevico» (pag. 420).
Nitti e il fascismo:
"Ricorda di Briand. Nel 1925 Briand, di ritorno da Roma, venne a raccontargli che il Re gli aveva detto che costoro (i fascisti) non sarebbero durati gran che al potere. Lui, Nitti, ora dice di non averci creduto, ma è noto che per parecchio tempo - e l'avevo sentito io stesso dalla sua bocca - che nel 1926-28 Nitti parlava della caduta del fascismo fra tre mesi come di cosa certa" (pag. 494).
Da re Umberto dopo il Referendum:
" Nonostante che da molte parti gli siano giunti telegrammi di protesta contro il modo con cui si sono svolte le operazioni del referendum, egli non intende in nessuna maniera di porre qualsiasi ostacolo al trapasso del potere" (pag. 658).
domenica 18 agosto 2019
Classicità e modernità. Una rivoluzione morale.
Le vere radici cristiane dell'Europa si manifestano in una sensibilità morale, nel senso del peccato. Lo ha ben notato Bertrand Russell nel Terzo volume della sua Autobiografia, accennando a un suo viaggio in Grecia:
"Una cosa tuttavia mi sorprese. Mentre le grandi opere che tutti ammirano mi avevano affascinato per la loro imponenza, trovandomi in una chiesetta dell'epoca di quando la Grecia faceva parte dell'Impero Bizantino, mi sentii, con vivo stupore, più a casa mia in quel luogo che non nel Partenone o in qualsiasi altro edificio dell'epoca pagana. Mi resi conto in quel momento che la concezione cristiana aveva un potere su di me assai più grande di quanto non pensassi. Questo potere si esercitava non sulle mie credenze ma sui miei sentimenti. Mi era sempre parso che i greci differissero dal mondo moderno principalmente per l'assenza in loro del senso del peccato e compresi con stupore che io stesso sono fortemente dominato nei miei sentimenti, sebbene non nelle mie credenze, da questo senso" (op.cit, 1970, pag. 109).
Russell, per educazione e formazione uomo dell'Ottocento, ha esercitato una profonda influenza sul pensiero del Ventesimo secolo. In questo passo coglie la rivoluzione morale prodotta dal cristianesimo. Mentre il filosofo britannico scriveva queste parole la religione cristiana era già da tempo in crisi in Occidente. Quali sono i suoi effetti?
giovedì 1 giugno 2017
Il cattolicesimo di Luigi Einaudi.
Molti pensano che il liberalismo italiano, movimento politico e patrimonio ideale, non sia davvero altro che quello cresciuto sotto l'influenza della visione anticattolica cavurriana. Così non è. Tra i suoi maggiori esponenti troviamo due eminenti statisti di fede cattolica, non ostentata, non strumentale, ma sincera e profonda: Giovanni Giolitti e Luigi Einaudi.
Giolitti partecipò alle discussioni che sfociarono nella fondazione del Partito Liberale Italiano a Bologna l'8 ottobre 1922. Mentre nel 1943 la ricostituzione del Partito Liberale avvenne con il contributo determinante di Luigi Einaudi.
Giolitti, che non aderì alla Massoneria, non abbandonò la tradizione religiosa dei propri padri e per tutta la vita visse una fede non esibita ma non rinnegata, attuando una politica ecclesiastica nel contempo rigorosamente rispettosa della libertà religiosa di tutti e non ostile alla Chiesa cattolica.
Pure la fede cattolica di Einaudi è poco nota, ma ebbe un ruolo importante nella sua vita e nel suo pensiero. Roberto Pertici, su L'Occidentale del 10 agosto 2008, presentando uno scritto troppo a lungo dimenticato del secondo presidente della Repubblica italiana, affronta "il problema del sentimento religioso dell’uomo Einaudi, se e come si armonizzasse col suo liberalismo". La questione dei rapporti tra cattolicesimo, modernità e società aperta è stata spesso sollevata. Dallo scritto di Einaudi emerge una risposta inaspettata ma profondamente rispettosa del cuore del cattolicesimo e solidamente radicata nel miglior pensiero liberale.
Scrive Pertici: "Si tratta di un testo del 1945, quando era già governatore della Banca d’Italia: tre pagine di Introduzione a un libro di mons. Pietro Barbieri, L’ora presente alla luce del Vangelo, Roma, Cosmopolita, pp. V-VII. Durante l’occupazione tedesca di Roma mons. Barbieri si era dato molto da fare nell’aiuto e nell’ospitalità a non pochi esponenti dell’antifascismo. A liberazione avvenuta, aveva fondato la rivista «Idea» a cui anche Einaudi saltuariamente collaborò e – tra il 1944 e il 1945 – aveva tenuto ogni domenica una trasmissione radiofonica durante la quale leggeva e commentava il vangelo del giorno: in quel libro erano raccolte, appunto, queste conversazioni domenicali".
In queste pagine, come citate da Pertici, Einaudi espone la propria visione del cattolicesimo:
"Ma la comunità dei credenti non è composta dei soli uomini viventi oggi. Essa vive nelle generazioni che si sono succedute da Cristo in poi. Ognuna di quelle generazioni ha trasmesso quella parola alle generazioni successive; ed ogni generazione ha sentito quella parola e vi ha creduto perché essa era stata sentita e in essa avevano creduto i suoi avi. La parola di Cristo è viva in noi non perché essa sia stata scritta sulle pergamene e nei libri stampati. Sarebbe cosa morta se così fosse. Ma ognuno di noi l'ha sentita dalle labbra della mamma e della nonna. Mettiamoli in fila questi uomini e queste donne che in ogni famiglia hanno trasmesso oralmente gli uni agli altri i comandamenti divini; amatevi gli uni gli altri, non fate agli altri ciò che non vorreste fosse fatto a te stesso. Non sono molti: da venti a trenta persone bastano a ricondurre la tradizione trasmessa ad ognuno di noi da un antenato il quale viveva al tempo del Messia.
Ogni uomo ed ogni donna vissuto dopo quel giorno ha fatto parte e fa ancora parte della comunione di coloro i quali hanno creduto e credono nel messaggio di bontà di Gesù; ognuno di essi ha interpretato ed ha sentito quel messaggio attraverso ai suoi bisogni, ai suoi dolori, alle sue aspirazioni. I canti, i cori e le parole in lingua latina che noi ascoltiamo o leggiamo o pronunciamo in chiesa non sono nostre. Esse sono il retaggio di sessanta generazioni che ci hanno preceduto; ed il toccarle sarebbe un rompere quella continuità di comunione spirituale che lega i viventi a coloro che sono morti e che sono vissuti, errando e ravvedendosi, nella medesima comunità di uomini vissuti dopo che la parola di Cristo ha trasformato il mondo.
Se mutare le parole dei riti religiosi sarebbe un sacrilegio, fare intendere quelle parole è un dovere. La spiegazione delle parole scritte nei vangeli, la esposizione, anzi, del significato di ognuno dei riti e dei canti che si leggono nei breviari è il primo dovere del sacerdote; è un dovere interpretato dai sacerdoti nel modo più diverso. Confesso di apprezzare scarsamente la maniera dotta e quella polemica. L’uomo semplice e la donna umile, i quali sentono la bellezza delle parole latine dei canti imparati a memoria, anche se ripetuti con qualche errore di grammatica, non comprendono le dispute dottrinali e non si interessano alle polemiche contro i miscredenti siano essi protestanti o liberi pensatori o materialisti. L'uomo semplice e la donna umile chiedono al sacerdote: dimmi come dobbiamo vivere ogni giorno, come dobbiamo interpretare alla luce del Vangelo gli avvenimenti quotidiani, quale è la legge morale alla quale dobbiamo conformarci, quali, fra i comandi ricevuti dai potenti della terra, da coloro che oggi imperano su di noi e sui nostri fratelli viventi nelle più diverse parti del mondo, siano quelli ai quali dobbiamo ubbidire".
C'è nelle parole di Einaudi una esatta consapevolezza del ruolo della tradizione cattolica e del nucleo cristologico di tale fede. Ma ci sono anche una genuina adesione alla semplicità evangelica e una intuizione della portata civile del cristianesimo che trova nel Tocqueville della Democrazia in America una più ampia e compiuta espressione. Fu infatti il grande francese, nell'opera citata, ad affermare:
"Per parte mia non credo che l'uomo possa mai sopportare insieme una completa indipendenza religiosa e un'intera libertà politica e sono portato a pensare che, se egli non ha fede, bisogna che serva e, se è libero, che creda".
"Ho fatto vedere come nei tempi di civiltà e di eguaglianza lo spirito umano non accetti volentieri credenze dogmatiche e ne senta il bisogno solo in fatto di religione. Ciò indica anzitutto che in questi secoli le religioni devono mantenersi più discretamente nei loro limiti senza cercare di uscirne poichè volendo estendere il loro potere fuori del campo strettamente religioso, rischiano di non essere credute in alcun campo. Esse debbono, dunque, tracciare con cura il circolo in cui pretendono fermare lo spirito umano e lasciarlo interamente libero di sè fuori di esso".
"....nel Corano non solo dottrine religiose, ma anche massime politiche, leggi civili e criminali e teorie scientifiche. Il Vangelo, invece, parla solo dei rapporti generali degli uomini con Dio e fra loro. Al di fuori di questo non insegna nulla e non obbliga a credere nulla. Questo soltanto, fra mille altre ragioni, basta a mostrare che la prima di quelle due religioni non può dominare a lungo in tempi di civiltà e di democrazia, mentre la seconda è destinata a regnare anche in quei secoli come in tutti gli altri".
Tradizione cattolica e liberale si incontrano e si riconoscono distinte e complementari. Al cristianesimo, per recuperare la sua storica relazione con la libertà civile, basta essere veramente se stesso, conservando e se necessario ripristinando il ruolo centrale di Fede, Rivelazione e Tradizione. Bisogna evitare di costringerlo nelle pastoie di un razionalismo astratto ed acritico, di introdurre a forza nel suo patrimonio dogmatico filosofie soltanto umane, di trarne dottrine sociali elaborate con le migliori intenzioni ma destinate a restare vitali solo nel nucleo che recepisce direttamente la morale rivelata.
giovedì 19 gennaio 2017
Karl Popper. La scienza e la ragione critica.
Karl Popper:
Intervista sulla televisione
Intervista sul linguaggio/Circolo di Vienna
Karl Popper. La politica e il problema della pace.
Qui si può leggere La Società aperta e i suoi nemici:
Primo volume Secondo Volume
Su RAIEduFILOSOFIA:
Popper: la teoria della conoscenza
domenica 7 febbraio 2016
Le vicende dell'economia giapponese. Un errore modello.
Su Il Sole 24 ORE del 4 febbraio 2016 Maitre_à_panZer solleva il problema dell'efficacia delle politiche monetarie adottate prima dal Giappone poi da tutto l'Occidente:
"Dal che deduco che il Giappone, malgrado la sua quasi ventennale esperienza, è ancora convinto che dalla politica monetaria, che ha generato una trappola della liquidità, possa originarsi una via d’uscita. Come se il “male” possa generare la sua cura. E forse è questo pensiero la trappola peggiore nella quale poteva finire il Giappone, ormai in buona compagnia. L’Europa e il resto dell’Occidente, infatti, stanno sperimentando la “trappola giapponese” già da qualche anno. E sono solo all’inizio".
Nel video sopra proposto invece due ragazze giapponesi danno lo spunto per riflettere sugli effetti negativi della svalutazione.
Come spiegare la perseveranza nell'errore, nonostante l'evidente fallimento? Invertire la rotta è sempre più difficile. Bisogna riorientare il dibattito pubblico e le aspettative degli elettori, in modo da spingere i politici al rinnovamento. Mancano le buone idee e il coraggio che, del resto, raramente si trovano nelle stesse persone.
Iscriviti a:
Post (Atom)