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venerdì 16 aprile 2010

L'atomica iraniana e l'eredità di Bush.

Obama ha ancora una volta conseguito un successo soltanto propagandistico. Tutti i governi non vogliono che armi atomiche cadano nella disponibiltà di terroristi e già ora fanno quello che possono per controllare i loro arsenali ed evitare la perdita di materiale pericoloso.
Ma lo scottante problema dell'atomica iraniana resta ben lontano da una soluzione accettabile per le grandi democrazie e soprattutto per Israele.
Le sanzioni internazionali sono poco efficaci e spesso controproducenti. Paradossalmente quanto più sono incisive tanto più sono controproducenti.
Le più incisive ipotizzabili, quelle dirette contro le esportazioni e la finanza iraniane, oltre a ledere interessi degli stessi paesi occidentali, ferirebbero i sentimenti nazionalisti della popolazione, indebolendo l'opposizione al regime islamico.
Piuttosto Obama dovrebbe puntare sul nuovo Iraq. Un paese a maggioranza scita che l'ostinazione di Bush ha dotato di un regime meno chiuso dell'iraniano verso l'Occidente, i suoi miti, le sue libertà e le sue possibilità.
I giovani iraniani e i ceti più attratti dai modelli occidentali potrebbero vedere da vicino il futuro sperato per il loro paese. Ciò favorirebbe un cambio di regime capace di consegnare la potenza iraniana a governanti più responsabili.
Obama, in campagna elettorale, ha promesso di porre di nuovo a rischio una vittoria ottenuta con tanti sacrifici, quella irachena, per gettare maggiori risorse in una guerra che non si può vincere, quella afghana.
Il presidente degli Stati Uniti sfrutti le sue innegabili risorse retoriche per fare il contrario di quello che ha promesso. Proprio il sofferto successo strategico di Bush rappresenta infatti per il suo paese la meno sfavorevole carta da giocare nella partita iraniana.

venerdì 9 aprile 2010

Se il semipresidenzialismo alla francese diventa il presidenzialismo italiano.

Oggi a Parigi il presidente Berlusconi ha meglio definito, su punti fondamentali, la proposta di riforma secondo il modello semipresidenzialista.
Berlusconi pensa ad una elezione contemporanea del presidente della repubblica e del parlamento, con un solo turno elettorale e con pari durata di presidenza e legislatura.
In questo modo, di solito, il neoeletto presidente avrebbe a disposizione una "sua" maggioranza parlamentare, con una drastica riduzione del rischio di "coabitazione" con un primo ministro di diverso orientamento politico.
Se poi si attribuissero al presidente così eletto la facoltà di sciogliere in ogni momento il parlamento per indire nuove elezioni parlamentari-presidenziali, nonchè poteri di indirizzo politico almeno analoghi a quelli oggi riconosciuti al presidente francese, si avrebbe in realtà una forma di governo molto vicina al presidenzialismo vero e proprio.
Sul Corriere della Sera il professor Sartori raccomanda di scegliere tra i modelli adottati altrove senza apportare modifiche significative. Ma perché?
In realtà ogni paese ha esigenze peculiari. Non solo può ma deve cercare una propria via per soddisfarle.
Ben venga dunque un presidenzialismo italiano, che consenta all'elettorato di scegliere direttamente a chi affidare l'indirizzo politico del paese senza introdurre rigidità insostenibili.

domenica 28 marzo 2010

La Legge di Hume.

Nel nostro tempo la discussione dei problemi morali non può mai prescindere dalla questione della validità e della portata della cosiddetta legge di Hume. Ma cosa dice questa importantissima "legge di Hume"? Quale è la sua storia? David Hume era un filosofo scozzese, morto nel 1776. La sua è l'età dell'Illuminismo. All'interno di quel vasto e composito movimento si distinse per il suo atteggiamento critico, scettico, sperimentale nell'esaminare le possibilità della ragione, il modo in cui questa opera, i suoi stessi ruolo e collocazione nell'ambito della mente e del comportamento umani. Nel libro terzo del suo Trattato sulla natura umana osservò che :

"In ogni sistema di morale con cui ho avuto finora a che fare...all'improvviso mi sorprendo a scoprire che, invece di trovare delle proposizioni rette come di consueto dai verbi è e non è, non incontro che proposizioni connesse con dovrebbe e non dovrebbe.
Questo mutamento è impercettibile, ma è della massima importanza. Poiché questi dovrebbe e non dovrebbe esprimono una relazione o affermazione nuova, è necessario che...si adduca una ragione di ciò che sembra del tutto inconcepibile, cioè del modo in cui questa nuova relazione può essere dedotta dalle altre, che sono totalmente diverse da essa".

Si tratta di un rilievo poco più che incidentale. Ma tanto è bastato a mettere una "pulce nell'orecchio" dei suoi lettori più avveduti, che ne hanno tratto una legge, con il suo nome, enunciata nel modo seguente: "è logicamente impossibile passare dall'essere al dover essere, dedurre prescrizioni da descrizioni, valori da fatti". La validità di questa regola produce conseguenze rilevanti. Diventano logicamente insostenibili diritti naturali e morale naturale. La scienza non può produrre etica. Dalla descrizione della natura, anche nel rispetto dei canoni della scienza, non possiamo ricavare direttamente prescrizioni morali né diritti e doveri, che delle regole di condotta rappresentano spesso l'espressione sintetica. Applicando correttamente il principio enunciato nella legge di Hume il paleontologo Stephen J. Gould scrisse:

"La scienza però non può mai decidere la moralità della morale. Supponiamo di scoprire che un milione di anni fa, nelle savane africane, l'aggressività, la xenofobia, l'infanticidio selettivo e la sottomissione delle donne offrisse dei vantaggi darwiniani ai nostri progenitori cacciatori-raccoglitori. Una tal conclusione non sancirebbe – nel presente come nel passato – il valore morale di questi comportamenti, né di qualsiasi altro".


La regola logica che porta il nome del grande filosofo scozzese rende la vita difficile non solo al giusnaturalismo liberale, che contraddistingue l'opera di Locke e, in larga misura, dei costituzionalisti settecenteschi, ma anche al giusnaturalismo cattolico, che vanta una solida tradizione. Giusnaturalismo cattolico che però non è inevitabile. I cristiani possono farne a meno valorizzando meglio la morale rivelata e riconoscendo il ruolo che le è proprio.



Del resto gli uomini, in termini morali, alla natura hanno fatto dire tutto ed il contrario di tutto.
Per esempio, in questo brano musicale di Rameau, compositore del Settecento francese, si percepisce l'eco della morale naturale della sua epoca. I contenuti della morale naturale che i pensatori cattolici hanno delineato sembrano piuttosto diversi...





         
In questo modo la legge di Hume diventa il fondamento della libertà di coscienza. Un motivo determinante per conoscerla, comprenderla ed applicarla.



sabato 20 marzo 2010

Elezione diretta del presidente della repubblica. Facciamo un po' di chiarezza.

I costituzionalisti distinguono le forme di governo guardando alle modalità di attribuzione ed esercizio della funzione di indirizzo politico.
Chi governa insomma? Il presidente della repubblica? I ministri guidati da un capo del governo distinto dal presidente della repubblica? Ed il parlamento? Il governo è politicamente responsabile verso il parlamento, cioè può essere da questo sfiduciato e mandato a casa? Chi ha l'effettivo potere di sciogliere il parlamento e di indire nuove elezioni?
Ebbene, l'elezione diretta del presidente della repubblica, se confrontiamo le costituzioni delle principali democrazie libere, non rappresenta un criterio sufficiente per individuare la forma di governo, nel senso sopra precisato.
Qualche esempio.
In Brasile il presidente direttamente eletto dal popolo è anche il capo di un governo che non ha bisogno della fiducia del parlamento, e realmente governa il paese. Così negli Stati Uniti d'America, anche se formalmente l'elezione popolare del presidente non è diretta. In Austria il presidente della repubblica eletto dal popolo non ha reali poteri di governo, mentre il governo del cancelliere ha bisogno della fiducia del parlamento.
In Francia di tutto un po'. Il presidente della repubblica eletto a suffragio universale presiede il consiglio dei ministri ma non ne è la guida operativa. Ha però rilevanti prerogative proprie, soprattutto in materia di politica estera e di difesa. Il governo può essere sfiduciato dal parlamento. Quindi, se la maggioranza parlamentare non è dello stesso colore politico del presidente della repubblica, devono "coabitare" un capo dello stato ed un capo del governo, entrambi dotati di legittimazione popolare e titolari di rilevanti poteri di indirizzo politico, espressi da partiti contrapposti. Due galli nello stesso pollaio.
L'Italia è un paese complicato e diviso. Ha bisogno di una struttura istituzionale semplice, snella ed efficiente. Ben venga dunque un presidente eletto direttamente dal popolo. Ma solo se è anche capo del governo. Di un governo che non abbia bisogno della fiducia del parlamento per operare. E solo se eletto contestualmente al parlamento stesso, in modo da rendere probabile una comune visione politica.
La contaminazione di soluzioni diverse non potrebbe che aggiungere scompiglio.
Troppo potere concentrato in un uomo solo? No! Un governo che governa e si assume le proprie responsabilità verso il paese.

domenica 14 marzo 2010

La diplomazia del gas. South Stream. Il gasdotto della concordia?

L' approvvigionamento di gas naturale costituisce per l' Unione europea una priorità strategica.
La consapevolezza di ciò ha spinto negli ultimi anni i vertici della UE ed i più importanti governi nazionali interessati a pianificare infrastrutture capaci, nel contempo, di garantire forniture adeguate e di evitare una troppo stretta dipendenza dalla Russia.
E' nato da queste preoccupazioni, condivise dall' amministrazione degli Stati Uniti, il progetto del gasdotto Nabucco, destinato a portare gas nel cuore dell' Europa senza la partecipazione della Federazione russa.
Dalla cooperazione energetica tra Russia ed Italia nasce invece il piano del gasdotto South Stream, che l' italiana ENI e la russa Gazprom intendono realizzare insieme per portare il gas russo nell' Unione europea.
Due progetti finora alternativi, anche e soprattutto sotto il profilo politico strategico. Ma ci sono ora novità che potrebbero rivelarsi importanti.
Qualche giorno fa l' amministratore delegato dell' ENI Paolo Scaroni ha avanzato la proposta di rendere complementari i due gasdotti, realizzando un tratto comune e consentendo alla Russia di esportare il suo gas attraverso entrambe le strutture.
Segreteria di stato USA e ministero degli esteri italiano hanno discusso in questi giorni il problema a Roma. E' emersa una nuova disponibilità americana a prendere in considerazione il cambio di rotta.
Un' apertura, quella della diplomazia USA, significativa anche rispetto all' orientamento strategico generale del governo degli Stati Uniti. Si moltiplicano infatti i segnali di un miglioramento dei rapporti tra questi e la Russia.
Con un ruolo di primo piano svolto dalla diplomazia italiana.

mercoledì 3 marzo 2010

Montesquieu, Cristianesimo, Islam. Le religioni secondo le loro conseguenze.



Nell'Italia confusa e superficiale di oggi il vecchio Montesquieu è stato evocato, di solito a sproposito, nel corso di furibonde battaglie politiche. Un arruolamento all'insegna dell'approssimazione e della falsificazione. La sua opera principale, lo Spirito delle leggi, è ricchissima di spunti teorici e di brillanti analisi che conservano una notevole importanza sotto il profilo teoretico. Ma è anche il documento delle opinioni di un grande intellettuale profondamente inserito nella società e nella cultura francese del suo tempo. Lo Spirito delle leggi fu stampato per la prima volta a Ginevra nell'autunno del 1748, ma Montesquieu, morto nel 1755, fece in tempo a collaborare anche all'Enciclopedia di Diderot, espressione più significativa del movimento dei "philosophes". Nel libro ventiquattresimo, capitoli quarto e terzo dello Spirito delle leggi troviamo le seguenti considerazioni sulla religione islamica e su quella cristiana:

"Per quanto riguarda il carattere della religione cristiana e quello della religione musulmana, si deve senz'altro abbracciare l'una e respingere l'altra: perchè per noi è molto più evidente che una religione debba addolcire i costumi degli uomini, di quanto non sia evidente che una religione è la vera.
E' una sciagura per la natura umana che la religione sia data da un conquistatore. La religione maomettana, la quale non parla che di spada, influisce ancora sugli uomini con quello spirito distruttore che l'ha fondata.

La religione cristiana è lontana dal dispotismo puro: infatti, essendo la mitezza tanto raccomandata nel Vangelo, essa si oppone alla collera dispotica con cui il principe si farebbe giustizia e metterebbe in pratica le sue crudeltà.

.....dobbiamo al cristianesimo, nel governo un certo diritto politico, e nella guerra un certo diritto delle genti, di cui l'umanità non potrebbe mai essere abbastanza riconoscente."

Dunque secondo Montesquieu, che giudica le religioni alla luce delle loro conseguenze, il Cristianesimo ha "addolcito i costumi" e rappresenta l'origine della limitazione del potere e della tutela dei diritti fondamentali dell'uomo. Una consapevolezza allora diffusa, poi sepolta sotto le macerie prodotte da conflitti politico-culturali ancora in corso.





giovedì 25 febbraio 2010

Crisi economica. Dal panico allo stallo.

L' apocalisse non c' è stata e molto probabilmente non ci sarà. Ma diventa sempre più netta la consapevolezza che Stati Uniti, Unione europea e Giappone non trovano ricette efficaci per recuperare rapidamente il terreno perduto.
C' è una parte del mondo che non ha mai smesso di crescere. Perchè? Il confronto avviene sempre più tra sistemi-paese. Questo mutamento di prospettiva quali nuovi problemi pone? Quali aspetti della cosiddetta globalizzazione contribuiscono a spiegare la crisi?
Temo che gli eventi e le analisi più coraggiose pongano in primo piano forme di stato e di governo, assetti sociali e tradizioni. La natura delle questioni spiega gli errori di tanti economisti e la sterilità di approcci politologici e sociologici ingenuamente costruttivisti. Gli assetti coinvolti sono infatti in larga misura complessi ordini spontanei, non il frutto predeterminato di misure intenzionali. E solo limitatamente e faticosamente sono modificabili dai governi.
Per le società e le economie delle democrazie occidentali si prepara una prolungata situazione di sostanziale stallo. Governanti ed intellettuali influenti potranno evitare il declino di questi grandi paesi se riusciranno a raggiungere una più ampia visione dei problemi e ad assumere atteggiamenti duramente pragmatici.

mercoledì 17 febbraio 2010

Cina e Russia. Strade che si separano?

Iran, Palestina, commercio internazionale, valute, ambiente, diritti umani. Mentre la Cina non si apre ad un dialogo realmente costruttivo, la Russia pare sempre più consapevole degli interessi comuni che la legano a Stati Uniti ed Europa. Pochi giorni fa la inconsueta visita in Russia del capo del governo israeliano Netanyahu. Poi la diffusione della notizia che la Russia ha sospeso a tempo indeterminato la consegna all'Iran di un sofisticato sistema terra-aria antimissile ed antiaereo. Precedute dalla non certo cristallina vittoria elettorale in Ucraina del partito filorusso, commentata in Occidente con tollerante distacco. E dalla dichiarazione del governo romeno che la Romania accetta sul suo territorio l'installazione di componenti del nuovo scudo antimissile realizzato dagli Stati Uniti, accompagnata da rimostranze russe in tono minore. Qualcosa sta cambiando tra Russia e Stati Uniti? Sembra di sì. E la diplomazia italiana non è estranea alla possibile svolta.

domenica 14 febbraio 2010

Il cuore del Cristianesimo.

Chi oggi ha partecipato, anche solo per caso, alla messa in una chiesa cattolica ha potuto sentire letture che conducono direttamente al cuore della fede cristiana. Parole dure come una pietra ed affilate come un rasoio.

San Paolo (1Corinzi 3-18):

"Vi ho trasmesso dunque, anzitutto, quello che anch'io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture, e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici.
In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti.
Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli".

"Ma se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede.....ma se Cristo non è risorto, è vana la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati. E anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti".

Poi il vangelo di Luca (6, 20-26), con il passo delle cosiddette Beatitudini:

"Beati voi poveri,
perché vostro è il regno di Dio.
Beati voi che ora avete fame,
perché sarete saziati.
Beati voi che ora piangete,
perché riderete.
Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e v'insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa del Figlio dell'uomo.
Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nei cieli. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i profeti.
Ma guai a voi, ricchi,
perché avete già la vostra consolazione.
Guai a voi che ora siete sazi,
perché avrete fame.
Guai a voi che ora ridete,
perché sarete afflitti e piangerete.
Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi.
Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i falsi profeti".


Il nucleo delle fede cristiana è rappresentato dalla fede in un evento storico: Gesù è veramente risorto. La verità dell' evento storico della Risurrezione si trasmette alle profezie ed agli insegnamenti di Gesù. Se non è vera quella non sono veri questi. Nel tribunale della coscienza dei credenti si valuta la credibilità delle testimonianze trasmesse dalla tradizione apostolica. Il Cristianesimo, in fondo, è tutto qui.

La liturgia cattolica di domenica 14 febbraio: una straordinaria occasione di riflessione per chi crede, di crescita culturale per chi non crede.

mercoledì 3 febbraio 2010

La globalizzazione dimezzata. Diritti, libertà e concorrenza nella strategia delle grandi potenze.

Alcuni elementi sembrano preludere ad un riorientamento strategico del governo degli Stati Uniti. Le recenti controversie con la Cina sui controlli e le censure imposti ad Internet, sull'incontro tra Obama ed il Dalai Lama, sulla vendita di armi difensive americane a Taiwan e sulla sicurezza dei prodotti cinesi da importare in USA, sono ormai acquisite a Washington come l'abbozzo di un confronto inevitabile con il colosso cinese. Gli ultimi due decenni, prima della recente crisi, hanno visto una impetuosa globalizzazione dell'economia, con un rilevante aumento della libertà di commercio e di organizzazione dei fattori della produzione in ambito internazionale. Non si è invece compiuto un significativo avvicinamento delle forme di stato e di governo e degli assetti sociali. Sotto questo profilo i diversi sistemi-paese si affrontano nella competizione economica gravati da oneri, impacci e limiti ben differenti. In paesi come gli Stati Uniti sommi beni come lo stato di diritto, le libertà politica, sindacale e religiosa, il rispetto per le diverse culture e visioni del mondo, l'attenzione ai problemi ambientali si traducono in ulteriori costi per le imprese, in una maggiore lentezza dei processi decisionali pubblici, nel drastico declino dell'etica del lavoro e della responsabilità, nella labilità dei legami e della solidarietà familiare, nella insufficiente propensione al risparmio, in una insostenibile inclinazione al consumo. In Cina il regime autoritario consente un ben più pesante controllo dei consumi, degli investimenti e del tasso di risparmio privato, con una opinione pubblica per giunta memore di precedenti assai maggiori restrizioni e povertà. La miscela peculiare di autoritarismo e concorrenza nonchè di innovazione tecnologica e tradizione dà a questo sistema-paese immediati vantaggi competitivi nel confronto internazionale. La strategia americana oggi più che mai è segnata dall'interdipendenza delle sue parti. Un confronto con la Cina che non si estendesse al rispetto dei diritti e delle libertà individuali, all'applicazione dei principi democratici, alla tutela dell'ambiente e dei consumatori indebolirebbe in modo decisivo anche la posizione degli USA nella competizione economica. Si scorgono inoltre indizi di un mutamento di rotta dell'amministrazione Obama anche verso quelli che il suo predecessore chiamava regimi-canaglia, quello iraniano prima di tutti. Le dure parole pronunciate oggi in Israele da Berlusconi vanno con ogni probabilità lette alla luce del nuovo atteggiamento americano. Siamo dunque in presenza di un cambiamento che è in parte da considerare un ritorno al passato. Obama riprende temi ed impostazioni non più molto lontani da quelli che hanno caratterizzato l'operato di Bush. Ma il suo elettorato capirà? E quali saranno le conseguenze sulla tenuta finanziaria degli Stati Uniti?

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