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domenica 14 marzo 2010

La diplomazia del gas. South Stream. Il gasdotto della concordia?

L' approvvigionamento di gas naturale costituisce per l' Unione europea una priorità strategica.
La consapevolezza di ciò ha spinto negli ultimi anni i vertici della UE ed i più importanti governi nazionali interessati a pianificare infrastrutture capaci, nel contempo, di garantire forniture adeguate e di evitare una troppo stretta dipendenza dalla Russia.
E' nato da queste preoccupazioni, condivise dall' amministrazione degli Stati Uniti, il progetto del gasdotto Nabucco, destinato a portare gas nel cuore dell' Europa senza la partecipazione della Federazione russa.
Dalla cooperazione energetica tra Russia ed Italia nasce invece il piano del gasdotto South Stream, che l' italiana ENI e la russa Gazprom intendono realizzare insieme per portare il gas russo nell' Unione europea.
Due progetti finora alternativi, anche e soprattutto sotto il profilo politico strategico. Ma ci sono ora novità che potrebbero rivelarsi importanti.
Qualche giorno fa l' amministratore delegato dell' ENI Paolo Scaroni ha avanzato la proposta di rendere complementari i due gasdotti, realizzando un tratto comune e consentendo alla Russia di esportare il suo gas attraverso entrambe le strutture.
Segreteria di stato USA e ministero degli esteri italiano hanno discusso in questi giorni il problema a Roma. E' emersa una nuova disponibilità americana a prendere in considerazione il cambio di rotta.
Un' apertura, quella della diplomazia USA, significativa anche rispetto all' orientamento strategico generale del governo degli Stati Uniti. Si moltiplicano infatti i segnali di un miglioramento dei rapporti tra questi e la Russia.
Con un ruolo di primo piano svolto dalla diplomazia italiana.

mercoledì 3 marzo 2010

Montesquieu, Cristianesimo, Islam. Le religioni secondo le loro conseguenze.



Nell'Italia confusa e superficiale di oggi il vecchio Montesquieu è stato evocato, di solito a sproposito, nel corso di furibonde battaglie politiche. Un arruolamento all'insegna dell'approssimazione e della falsificazione. La sua opera principale, lo Spirito delle leggi, è ricchissima di spunti teorici e di brillanti analisi che conservano una notevole importanza sotto il profilo teoretico. Ma è anche il documento delle opinioni di un grande intellettuale profondamente inserito nella società e nella cultura francese del suo tempo. Lo Spirito delle leggi fu stampato per la prima volta a Ginevra nell'autunno del 1748, ma Montesquieu, morto nel 1755, fece in tempo a collaborare anche all'Enciclopedia di Diderot, espressione più significativa del movimento dei "philosophes". Nel libro ventiquattresimo, capitoli quarto e terzo dello Spirito delle leggi troviamo le seguenti considerazioni sulla religione islamica e su quella cristiana:

"Per quanto riguarda il carattere della religione cristiana e quello della religione musulmana, si deve senz'altro abbracciare l'una e respingere l'altra: perchè per noi è molto più evidente che una religione debba addolcire i costumi degli uomini, di quanto non sia evidente che una religione è la vera.
E' una sciagura per la natura umana che la religione sia data da un conquistatore. La religione maomettana, la quale non parla che di spada, influisce ancora sugli uomini con quello spirito distruttore che l'ha fondata.

La religione cristiana è lontana dal dispotismo puro: infatti, essendo la mitezza tanto raccomandata nel Vangelo, essa si oppone alla collera dispotica con cui il principe si farebbe giustizia e metterebbe in pratica le sue crudeltà.

.....dobbiamo al cristianesimo, nel governo un certo diritto politico, e nella guerra un certo diritto delle genti, di cui l'umanità non potrebbe mai essere abbastanza riconoscente."

Dunque secondo Montesquieu, che giudica le religioni alla luce delle loro conseguenze, il Cristianesimo ha "addolcito i costumi" e rappresenta l'origine della limitazione del potere e della tutela dei diritti fondamentali dell'uomo. Una consapevolezza allora diffusa, poi sepolta sotto le macerie prodotte da conflitti politico-culturali ancora in corso.





giovedì 25 febbraio 2010

Crisi economica. Dal panico allo stallo.

L' apocalisse non c' è stata e molto probabilmente non ci sarà. Ma diventa sempre più netta la consapevolezza che Stati Uniti, Unione europea e Giappone non trovano ricette efficaci per recuperare rapidamente il terreno perduto.
C' è una parte del mondo che non ha mai smesso di crescere. Perchè? Il confronto avviene sempre più tra sistemi-paese. Questo mutamento di prospettiva quali nuovi problemi pone? Quali aspetti della cosiddetta globalizzazione contribuiscono a spiegare la crisi?
Temo che gli eventi e le analisi più coraggiose pongano in primo piano forme di stato e di governo, assetti sociali e tradizioni. La natura delle questioni spiega gli errori di tanti economisti e la sterilità di approcci politologici e sociologici ingenuamente costruttivisti. Gli assetti coinvolti sono infatti in larga misura complessi ordini spontanei, non il frutto predeterminato di misure intenzionali. E solo limitatamente e faticosamente sono modificabili dai governi.
Per le società e le economie delle democrazie occidentali si prepara una prolungata situazione di sostanziale stallo. Governanti ed intellettuali influenti potranno evitare il declino di questi grandi paesi se riusciranno a raggiungere una più ampia visione dei problemi e ad assumere atteggiamenti duramente pragmatici.

mercoledì 17 febbraio 2010

Cina e Russia. Strade che si separano?

Iran, Palestina, commercio internazionale, valute, ambiente, diritti umani. Mentre la Cina non si apre ad un dialogo realmente costruttivo, la Russia pare sempre più consapevole degli interessi comuni che la legano a Stati Uniti ed Europa. Pochi giorni fa la inconsueta visita in Russia del capo del governo israeliano Netanyahu. Poi la diffusione della notizia che la Russia ha sospeso a tempo indeterminato la consegna all'Iran di un sofisticato sistema terra-aria antimissile ed antiaereo. Precedute dalla non certo cristallina vittoria elettorale in Ucraina del partito filorusso, commentata in Occidente con tollerante distacco. E dalla dichiarazione del governo romeno che la Romania accetta sul suo territorio l'installazione di componenti del nuovo scudo antimissile realizzato dagli Stati Uniti, accompagnata da rimostranze russe in tono minore. Qualcosa sta cambiando tra Russia e Stati Uniti? Sembra di sì. E la diplomazia italiana non è estranea alla possibile svolta.

domenica 14 febbraio 2010

Il cuore del Cristianesimo.

Chi oggi ha partecipato, anche solo per caso, alla messa in una chiesa cattolica ha potuto sentire letture che conducono direttamente al cuore della fede cristiana. Parole dure come una pietra ed affilate come un rasoio.

San Paolo (1Corinzi 3-18):

"Vi ho trasmesso dunque, anzitutto, quello che anch'io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture, e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici.
In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti.
Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli".

"Ma se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede.....ma se Cristo non è risorto, è vana la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati. E anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti".

Poi il vangelo di Luca (6, 20-26), con il passo delle cosiddette Beatitudini:

"Beati voi poveri,
perché vostro è il regno di Dio.
Beati voi che ora avete fame,
perché sarete saziati.
Beati voi che ora piangete,
perché riderete.
Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e v'insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa del Figlio dell'uomo.
Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nei cieli. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i profeti.
Ma guai a voi, ricchi,
perché avete già la vostra consolazione.
Guai a voi che ora siete sazi,
perché avrete fame.
Guai a voi che ora ridete,
perché sarete afflitti e piangerete.
Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi.
Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i falsi profeti".


Il nucleo delle fede cristiana è rappresentato dalla fede in un evento storico: Gesù è veramente risorto. La verità dell' evento storico della Risurrezione si trasmette alle profezie ed agli insegnamenti di Gesù. Se non è vera quella non sono veri questi. Nel tribunale della coscienza dei credenti si valuta la credibilità delle testimonianze trasmesse dalla tradizione apostolica. Il Cristianesimo, in fondo, è tutto qui.

La liturgia cattolica di domenica 14 febbraio: una straordinaria occasione di riflessione per chi crede, di crescita culturale per chi non crede.

mercoledì 3 febbraio 2010

La globalizzazione dimezzata. Diritti, libertà e concorrenza nella strategia delle grandi potenze.

Alcuni elementi sembrano preludere ad un riorientamento strategico del governo degli Stati Uniti. Le recenti controversie con la Cina sui controlli e le censure imposti ad Internet, sull'incontro tra Obama ed il Dalai Lama, sulla vendita di armi difensive americane a Taiwan e sulla sicurezza dei prodotti cinesi da importare in USA, sono ormai acquisite a Washington come l'abbozzo di un confronto inevitabile con il colosso cinese. Gli ultimi due decenni, prima della recente crisi, hanno visto una impetuosa globalizzazione dell'economia, con un rilevante aumento della libertà di commercio e di organizzazione dei fattori della produzione in ambito internazionale. Non si è invece compiuto un significativo avvicinamento delle forme di stato e di governo e degli assetti sociali. Sotto questo profilo i diversi sistemi-paese si affrontano nella competizione economica gravati da oneri, impacci e limiti ben differenti. In paesi come gli Stati Uniti sommi beni come lo stato di diritto, le libertà politica, sindacale e religiosa, il rispetto per le diverse culture e visioni del mondo, l'attenzione ai problemi ambientali si traducono in ulteriori costi per le imprese, in una maggiore lentezza dei processi decisionali pubblici, nel drastico declino dell'etica del lavoro e della responsabilità, nella labilità dei legami e della solidarietà familiare, nella insufficiente propensione al risparmio, in una insostenibile inclinazione al consumo. In Cina il regime autoritario consente un ben più pesante controllo dei consumi, degli investimenti e del tasso di risparmio privato, con una opinione pubblica per giunta memore di precedenti assai maggiori restrizioni e povertà. La miscela peculiare di autoritarismo e concorrenza nonchè di innovazione tecnologica e tradizione dà a questo sistema-paese immediati vantaggi competitivi nel confronto internazionale. La strategia americana oggi più che mai è segnata dall'interdipendenza delle sue parti. Un confronto con la Cina che non si estendesse al rispetto dei diritti e delle libertà individuali, all'applicazione dei principi democratici, alla tutela dell'ambiente e dei consumatori indebolirebbe in modo decisivo anche la posizione degli USA nella competizione economica. Si scorgono inoltre indizi di un mutamento di rotta dell'amministrazione Obama anche verso quelli che il suo predecessore chiamava regimi-canaglia, quello iraniano prima di tutti. Le dure parole pronunciate oggi in Israele da Berlusconi vanno con ogni probabilità lette alla luce del nuovo atteggiamento americano. Siamo dunque in presenza di un cambiamento che è in parte da considerare un ritorno al passato. Obama riprende temi ed impostazioni non più molto lontani da quelli che hanno caratterizzato l'operato di Bush. Ma il suo elettorato capirà? E quali saranno le conseguenze sulla tenuta finanziaria degli Stati Uniti?

mercoledì 27 gennaio 2010

La mascella del Duce sugli smartphone.

Su La Repubblica di oggi una notizia che non deve sorprendere: "Più del videogame di Avatar. Più del Grande Fratello. Persino più del simulatore di occhiali a raggi X. Il secondo programma più scaricato sugli iPhone italiani è un'applicazione che permette di leggere, vedere e ascoltare tutti i discorsi di Benito Mussolini". Si tratta di un'ulteriore conferma dell'ignoranza che contraddistingue la maggioranza dei giovani italiani, mal preparati da una scuola per cui lo stato spende già molto, forse più di paesi europei con un sistema scolastico efficiente. L'attenzione dei giovani verso il vecchio dittatore è non raramente manifestazione di semplice curiosità per una figura poco conosciuta. Ma più spesso pare il frutto della errata percezione del suo ruolo e, soprattutto, delle sue qualità personali. Sappiano i nostri giovani che Mussolini, a prescindere dal proprio ruolo nel ritardare l'affermazione in Italia di una democrazia libera, si distinse per la pochezza culturale e politica nonchè per la modesta intelligenza. Non comprese quasi mai davvero ciò che accadeva intorno a lui. Molti dei principali gerarchi fascisti, Grandi, Balbo, Bottai, lo stesso genero del Duce Ciano, erano più intelligenti, colti e coraggiosi di lui. Paradossalmente, con essi al timone il regime autoritario nel nostro paese sarebbe durato molto di più. Dunque i nostri giovani, nostalgici di ciò che non conoscono, anche dalla loro discutibile prospettiva farebbero bene ad avere una pessima opinione del Duce di un regime condotto al fallimento principalmente dal suo capo.

lunedì 18 gennaio 2010

Elezioni presidenziali cilene. Le due sinistre dell' America Latina.

In Cile ha vinto Pinera, uomo della destra liberale. Lo sconfitto Eduardo Frei era sostenuto dal centrosinistra, che espresse anche il presidente Michelle Bachelet, al termine del suo mandato.
Alternanza al governo del paese, dunque. Senza drammi, nel rispetto non solo formale della costituzione. La Bachelet, dopo aver ben governato, mostra al mondo la maturità politica raggiunta dal Cile e dalla sinistra cilena. Il paese sembra aver ben imparato la lezione della storia.
Vivo è ancora il ricordo di Allende e di Pinochet. Ma tutto è cambiato. Mentre Allende, alla testa di un governo di minoranza, tentò di instaurare in Cile uno stato socialista simile ai satelliti europei dell'Unione Sovietica, la sinistra cilena che ha governato nell'ultimo ventennio ha mostrato di essere sinceramente rispettosa delle libertà democratiche ed ha gestito brillantemente l'economia, conquistando la fiducia degli investitori di tutto il mondo. Così la destra, con Pinera, ha saputo allontanare da sé l'immagine del sanguinario regime di Pinochet.
Ben diversamente si sta comportando Hugo Chavez in Venezuela. Il suo regime scivola sempre più verso l'autocrazia, fornendo ai paesi vicini il modello di una sinistra autoritaria, populista ed insofferente alle istituzioni democratiche ed alle regole dello stato di diritto.
Si assiste dunque in America Latina alla formazione di due modelli nettamente diversi di sinistra. Una sinceramente fedele ai principi della democrazia libera, capace di assicurare al proprio paese un buon progresso economico e sociale nella libertà, ben rappresentata appunto dalla Bachelet e dal presidente brasiliano Lula. Un'altra, rappresentata da Chavez e dai suoi allievi, che sopravvive economicamente grazie allo sfruttamento delle risorse minerarie, quando ci sono, e politicamente mediante l'emarginazione ed il soffocamento delle opposizioni.
Un ulteriore importante dato che deve far riflettere è il seguente. In Italia come nelle altre grandi democrazie occidentali, la simpatia per statisti come Lula e Bachelet all'interno dell'opinione pubblica di sinistra, invece di aumentare con la prova della loro buona amministrazione, diminuisce. Mentre, non sempre apertamente confessata, cresce l'approvazione per Chavez.
Si tratta di un fenomeno davvero significativo. La sinistra profonda occidentale - quella italiana in particolare - mostra così di essere ancora prigioniera del proprio passato, delle proprie illusioni, di un apparato concettuale fuorviante ed inadeguato.
L'attuale crisi economica sarà superata. Nessun sperato crollo si realizzerà. Una parte fondamentale dell'opinione pubblica democratica rimarrà ancora legata ad una visione del mondo che la rende incapace di partecipare efficacemente alla soluzione dei problemi che ci assillano.

sabato 9 gennaio 2010

L' uomo contemporaneo? Distratto.

Alexis de TOCQUEVILLE, La Democrazia in America, ed. 1982, pag. 641

"Nelle democrazie gli uomini non stanno mai fermi, mille occasioni li fanno continuamente cambiar di posto; regna nella loro vita quasi sempre qualcosa di imprevisto e, per così dire, di improvvisato. Così, essi sono spesso costretti a fare ciò che conoscono male, a parlare di ciò che non comprendono e dedicarsi a lavori cui non sono preparati affatto"

"Quando l'abitante dei paesi democratici non è spinto dai bisogni, lo è almeno dai desideri, poichè fra tutti i beni che lo circondano non ne vede alcuno che sia interamente fuori della sua portata. Egli fa dunque tutto in fretta, si contenta sempre dell'approssimazione e si ferma sempre solo un momento per considerare ogni suo atto"

"La sua curiosità è a un tempo insaziabile e soddisfatta con poco, poichè preferisce imparare presto piuttosto che imparare bene.
Non ha tempo e perde presto il gusto di approfondire"

"L'abitudine alla disattenzione deve essere considerata come il grande difetto dello spirito democratico"

La fallibilità e la provvisorietà contraddistinguono inevitabilmente la condizione umana in ogni tempo ed in ogni luogo. Ma il comportamento degli uomini, tradizioni e culture, il caso ne possono modificare la grandezza e le conseguenze.
Le società occidentali contemporanee, aperte, segnate dalla competizione, inclini all'anomia e attratte da ciò che è nuovo o appare tale, vedono la piena realizzazione della descrizione o, meglio, dell'anticipazione formulata da Tocqueville più di centocinquanta anni fa. Sperare sempre ed altrettanto sempre e rapidamente tentare, cambiare, correggere, abbandonare conduce ad una proliferazione mai vista di novità tecnologiche e scientifiche, mentre costumi, mode e visioni del mondo si modificano velocemente.
C'è molto di positivo in tutto questo, ma non vanno sottovalutati gli aspetti negativi. Lo scadimento qualitativo danneggia professioni chiave, come quella medica. L'osservanza spontanea delle regole diminuisce a volte fino ad un punto di non ritorno. L'abbandono di tradizioni consolidate travolge famiglia e scuola, colpisce i giovani nel delicato momento della formazione, carica le istituzioni assistenziali pubbliche di un peso insopportabile. La disattenzione dell'uomo contemporaneo lo allontana anche dai propri doveri. La fruizione dei beni culturali ed i consumi culturali in genere acquistano tratti di superficialità ed approssimazione a dir poco sorprendenti.
Ma è qui, nel mondo dei blog e delle reti sociali, che la tendenza appare evidentissima. Chiacchiere, leggende metropolitane, bufale a catena si diffondono a macchia d'olio e prendono il posto di una discussione genuinamente critica.
Una vita buona bisogna meritarsela ogni giorno. Fatica ed attenzione non possono non farne parte.




sabato 2 gennaio 2010

La prigione di Obama.

Un presidente degli Stati Uniti forte, certo dell'appoggio dei propri elettori, quando deve distruggere le basi dei terroristi, mettendoli in condizioni di non nuocere, prima colpisce poi spiega il suo operato. Obama fa invece esattamente il contrario. Gli annunci sono quotidiani, ma ad essi non corrispondono i fatti. Perchè?
Per rispondere bisogna allargare l'analisi, prendendo in considerazione non solo il composito consenso che ha portato Obama alla presidenza, ma anche la cultura "liberal" che caratterizza lo zoccolo duro dei democratici. Obama è stato eletto non solo dai tradizionali elettori democratici, ma anche da repubblicani, spinti dalla crisi a scelte radicali. Ora l'appoggio di questi repubblicani, e di qualche democratico, sta venendo meno. Ed è inevitabile, adesso che i sogni devono fare i conti con la realtà. Rimane ad Obama il consenso, sia pure critico, del cuore "liberal" del partito democratico.
Questi sostenitori hanno creduto alle promesse di una svolta radicale sui problemi economico-sociali e di una politica estera segnata dalla stretta collaborazione con gli alleati e dal dialogo con gli avversari. Mentre le riforme economico-sociali avanzano faticosamente, i problemi di sicurezza degli Stati Uniti si aggravano e per le situazioni di crisi fuori dal territorio americano non emergono soluzioni credibili.
Il più grande dei problemi di Obama e del suo paese è rappresentato proprio dalla visione del mondo diffusa tra i suoi più convinti sostenitori. Si tratta di idee ormai slegate dalla cultura liberale classica e dalla morale tradizionale, nonchè lontane dalla sintesi di ideali e solido realismo che caratterizzò i migliori presidenti democratici, Kennedy e Truman.
Dunque Obama deve nello stesso tempo attuare difficili decisioni e modificare convinzioni diffuse troppo distanti dalla realtà e dai bisogni del paese, che limitano fortemente l'azione del suo governo. Egli è uomo capace e pragmatico. Farà del suo meglio. Ma i problemi non possano aspettare a lungo.

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