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lunedì 14 settembre 2009
Rivoluzioni scientifiche. Il "tempo profondo".
sabato 5 settembre 2009
Stato, individuo e morale cristiana. Distinzione di ruoli e principi.
Ma resta insufficiente la consapevolezza della distinzione tra autorità pubblica ed individuo che non ne eserciti le funzioni, sotto il profilo non soltanto dei ruoli, ma anche dei principi applicabili nell' ambito della morale cristiana. Il Nuovo Testamento, i Padri della Chiesa, i Concili ecumenici ed il Catechismo ufficiale della Chiesa cattolica prevedono e sottolineano tale distinzione.
Lo stato può legittimamente, a determinate condizioni, giudicare, punire, fare guerre per la pace. Nettamente al di là di quanto consentito al singolo in quanto tale.
Così san Paolo afferma:
" I governanti infatti non sono da temere quando si fa il bene, ma quando si fa il male. Vuoi non aver da temere l'autorità? Fa il bene e ne avrai lode, poiché essa è al servizio di Dio per il tuo bene.
Ma se fai il male, allora temi, perché non invano essa porta la spada; è infatti al servizio di Dio per la giusta condanna di chi opera il male.
Perciò è necessario stare sottomessi, non solo per timore della punizione, ma anche per ragioni di coscienza" (Romani 13, 3-5)
Mentre sant' Agostino scrive:
" Non credere che non possa piacere a Dio nessuno il quale faccia il soldato tra le armi destinate alla guerra.
Infatti non si cerca la pace per provocare la guerra, ma si fa la guerra per ottenere la pace! ....Anche facendo la guerra sii dunque ispirato dalla pace in modo che, vincendo, tu possa condurre al bene della pace coloro che tu sconfiggi. Beati i pacificatori - dice il Signore - perché saranno chiamati figli di Dio..... Sia pertanto la necessità e non la volontà il motivo per togliere di mezzo il nemico che combatte. Allo stesso modo che si usa la violenza con chi si ribella e resiste, così deve usarsi misericordia con chi è ormai vinto o prigioniero, soprattutto se non c'è da temere, nei suoi riguardi, che turbi la pace" (Lettera al generale Bonifacio, 4-6).
Così ancora il Concilio Vaticano II:
"La guerra non è purtroppo estirpata dalla umana condizione. E fintantoché esisterà il pericolo della guerra e non ci sarà un'autorità internazionale competente, munita di forze efficaci, una volta esaurite tutte le possibilità di un pacifico accomodamento, non si potrà negare ai governi il diritto di una legittima difesa. I capi di Stato e coloro che condividono la responsabilità della cosa pubblica hanno dunque il dovere di tutelare la salvezza dei popoli che sono stati loro affidati, trattando con grave senso di responsabilità cose di così grande importanza. Ma una cosa è servirsi delle armi per difendere i giusti diritti dei popoli, ed altra cosa voler imporre il proprio dominio su altre nazioni. La potenza delle armi non rende legittimo ogni suo uso militare o politico. Né per il fatto che una guerra è ormai disgraziatamente scoppiata, diventa per questo lecita ogni cosa tra le parti in conflitto.
Coloro poi che al servizio della patria esercitano la loro professione nelle file dell'esercito, si considerino anch'essi come servitori della sicurezza e della libertà dei loro popoli; se rettamente adempiono il loro dovere, concorrono anch'essi veramente alla stabilità della pace" (Gaudium et Spes, 79).
Ed il Catechismo della Chiesa cattolica:
"2265 La legittima difesa, oltre che un diritto, può essere anche un grave dovere, per chi è responsabile della vita di altri. La difesa del bene comune esige che si ponga l'ingiusto aggressore in stato di non nuocere. A questo titolo, i legittimi detentori dell'autorità hanno il diritto di usare anche le armi per respingere gli aggressori della comunità civile affidata alla loro responsabilità.
2266 Corrisponde ad un'esigenza di tutela del bene comune lo sforzo dello Stato inteso a contenere il diffondersi di comportamenti lesivi dei diritti dell'uomo e delle regole fondamentali della convivenza civile. La legittima autorità pubblica ha il diritto ed il dovere di infliggere pene proporzionate alla gravità del delitto. La pena ha innanzi tutto lo scopo di riparare il disordine introdotto dalla colpa. Quando è volontariamente accettata dal colpevole, essa assume valore di espiazione. La pena poi, oltre che a difendere l'ordine pubblico e a tutelare la sicurezza delle persone, mira ad uno scopo medicinale: nella misura del possibile, essa deve contribuire alla correzione del colpevole.
2267 Per molto tempo il ricorso alla pena di morte da parte della legittima autorità, dopo un processo regolare, fu ritenuta una risposta adeguata alla gravità di alcuni delitti e un mezzo accettabile, anche se estremo, per la tutela del bene comune. Oggi è sempre più viva la consapevolezza che la dignità della persona non viene perduta neanche dopo aver commesso crimini gravissimi. Inoltre, si è diffusa una nuova comprensione del senso delle sanzioni penali da parte dello Stato. Infine, sono stati messi a punto sistemi di detenzione più efficaci, che garantiscono la doverosa difesa dei cittadini, ma, allo stesso tempo, non tolgono al reo in modo definitivo la possibilità di redimersi. Pertanto la Chiesa insegna, alla luce del Vangelo, che «la pena di morte è inammissibile perché attenta all’inviolabilità e dignità della persona» e si impegna con determinazione per la sua abolizione in tutto il mondo".
Perfino in materia di immigrazione ed asilo i doveri stabiliti per il singolo fedele e la comunità dei fedeli non possono essere meccanicamente trasferiti allo stato. Il Cristianesimo non è una dottrina sociale, economica o politica. Sono chiamate in causa le coscienze degli individui. Solo infatti attraverso la purificazione di queste il patrimonio morale cristiano può e deve portare il suo determinante contributo alla società civile.
martedì 1 settembre 2009
La politica dei colpi bassi.
C'è chi scambia il loro scetticismo e la loro indifferenza per insensibilità morale, per difetto di senso civico. Ma non di questo si tratta. E' pragmatica preoccupazione per i problemi reali. E' saggia diffidenza radicata nell'esperienza.
Proprio per questo si può prevedere che certi abusi si riveleranno controproducenti. E che non tutto il male venga per nuocere. Le tradizioni democratiche possono rafforzarsi anche in questo contorto modo.
martedì 25 agosto 2009
Spie democratiche. Una convivenza difficile.
http://www.defense.gouv.fr/english/dgse
http://www.sistemadiinformazioneperlasicurezza.gov.it/pdcweb.nsf/pagine/homepage
http://www.bnd.bund.de
http://www.mi5.gov.uk/
https://www.sis.gov.uk/
http://www.asio.gov.au/
http://www.abin.gov.br/?lang=portuguesebr
https://www.csis-scrs.gc.ca/index-en.php
Questi link portano ai siti web ufficiali di alcuni dei principali servizi di intelligence occidentali. Un innocuo giretto ci fa prendere contatto con un problema, quello del tormentato rapporto tra intelligence e democrazia libera. La democrazia libera non ama la segretezza. Lo stato di diritto, per definizione, subordina l'intera pubblica amministrazione alla legge ma, da sempre, l'intelligence opera nel segreto. I suoi metodi mal sopportano regole.
Si tratta di una tensione ineliminabile tra principi ed esigenze di sicurezza che le istituzioni democratiche, similmente ed opportunamente in tutte le democrazie occidentali, tentano di risolvere con il controllo in forma riservata da parte di governi ed appositi comitati parlamentari.
Si può sbagliare allentando troppo le briglie del controllo democratico ma anche ponendo limiti tali da rendere quasi impossibile un'efficace azione dei servizi. La libertà e la democrazia, ed i legittimi interessi dei paesi liberi e dei loro cittadini, hanno nemici implacabili. Sarebbe davvero un errore fatale combatterli con le mani legate dietro alla schiena.
giovedì 20 agosto 2009
Una vita straordinaria. Il giovane John Fitzgerald Kennedy
Tutti conoscono il Kennedy presidente degli Stati Uniti d'America. La tragica morte e la durezza dei tempi ne hanno fatto un mito. Ma pochi sanno dei suoi straordinari anni giovanili. Il futuro presidente molto prima di fare la grande storia di questa fu vivace testimone.
Suo padre, ricchissimo uomo d'affari, era ambasciatore americano in Gran Bretagna nel 1939, quando l'Europa cadde nel baratro della Seconda guerra mondiale. Il giovane Kennedy, seguendo il padre, vide da un osservatorio privilegiato le convulsioni della politica europea che condussero alla guerra. Ebbe la possibilità di viaggiare nei principali paesi europei, acquisendo una conoscenza diretta dei regimi nazista e fascista. Durante la guerra comandò una motosilurante sul fronte del Pacifico, comportandosi eroicamente.
Nel 1945, prima della fine della Seconda guerra mondiale, non ancora trentenne, fu alla conferenza di San Francisco, nel corso della quale venne istituita l'ONU, in qualità di giornalista. Sempre come giornalista visitò l'Europa subito dopo la sconfitta della Germania. Qui, il 30 luglio 1945, era a Potsdam, sede dell'incontro tra Truman, Stalin e Churchill, al seguito del segretario alla marina Forrestal. In quelle ore nella località tedesca si trovarono contemporaneamente presenti il presidente degli Stati Uniti in carica, Truman, ed i suoi due successori, Eisenhower ed appunto John Kennedy.
Di John Fitzgerald Kennedy riporto infine un giudizio sul suo predecessore Franklin D. Roosevelt. Egli pensava che Roosevelt avesse ucciso il capitalismo non con i suoi programmi e le sue riforme, ma con " l'enfasi posta sui diritti piuttosto che sulle responsabilità". In queste parole la personalità di un leader insieme innovatore appassionato e duramente realista. (*)
Da leggere:
J. F. KENNEDY, L'alba della nuova Europa.
Diario europeo 1945. A cura di Deirdre Henderson
(*) Sono oggi a disposizione dei lettori documenti che possono sorprendere per il contenuto dei giudizi espressi dal futuro presidente USA. Essi completano e in parte correggono il quadro sopra delineato. Si riferisce ad essi un articolo de La Stampa del 16 maggio 2013 che merita un'attenta lettura.
venerdì 7 agosto 2009
L'economia degli spiriti animali.
Il premio Nobel per l'economia Akerlof ed il collega Shiller con quest'agile opera, da poco nelle librerie italiane, richiamano opportunamente l'attenzione sulle motivazioni non economiche ed irrazionali che muovono gli operatori economici. Non si comprendono le vicende economiche senza una sufficiente consapevolezza del ruolo svolto da tali fattori. Questa consapevolezza, spiegano gli autori, deve indurci ad attribuire ai governi compiti di vigilanza ed una funzione riequilibratrice delle economie, sempre inclini ad eccessi dall'esito non raramente drammatico.
Pur ritenendo corretto questo richiamo, farei ad Akerlof e Shiller le seguenti obiezioni. La propensione ad agire mossi, in una variabile ma significativa misura, da motivazioni irrazionali e cedendo a spinte emotive non caratterizza soltanto consumatori, risparmiatori ed operatori economici in genere bensì anche i governanti. Che, del resto, nelle democrazie devono ottenere il consenso proprio di quei soggetti al comportamento irrazionale dei quali dovrebbero porre rimedio.
L'intervento nelle intenzioni riequilibratore dei governi, pur inevitabile, va dunque valutato con cautela, nella prospettiva di salvaguardare i benefici del mercato e la possibilità di far fronte a conseguenze non volute delle misure governative stesse. Gli autori manifestano una netta nostalgia per la situazione preesistente alle riforme neoliberali promosse dalla Thatcher e da Reagan. Ma tali riforme certamente non distrussero lo stato sociale nè produssero una deregolamentazione dell'impresa e della finanza idonea ad essere considerata la causa principale dell'attuale crisi. Inoltre va sottolineato che queste riforme, che ispirarono anche la condotta di governi di centro-sinistra, rappresentavano la reazione alla stagnazione economica degli anni Settanta, non imputabile al solo shock petrolifero seguito alla guerra arabo-israeliana.
In realtà la mentalità degli operatori economici, dei consumatori, degli investitori e degli stessi governanti non è immutabile quanto al rapporto tra componenti irrazionali e razionali, economiche e non, lungimiranza e gretta miopia. Un po'più di maturità, di sano scetticismo, di costruttiva attenzione ai problemi generali non sembra un obiettivo impossibile. E può davvero fare buone cose.
sabato 25 luglio 2009
Il percorso delle armi.
Ancora oggi, ma a maggior ragione guardando alla seconda metà del Novecento, l' analisi dei trasferimenti internazionali di armi rappresenta una risorsa davvero importante per chi vuole farsi strada tra le nebbie della propaganda e della disinformazione.
I database della SIPRI, organizzazione internazionale con sede in Svezia, in questa prospettiva consentono un facile accesso a dati autorevolmente raccolti e presentati.
http://www.sipri.org/databases/armstransfers/armstransfers
Un interessante esempio mi sembra quello delle importazioni di armi nell' Iraq di Saddam Hussein, soprattutto durante gli anni Ottanta, immediatamente precedenti alla Prima guerra del Golfo.
Andiamo a vedere chi riforniva le sue forze armate. Le sorprese sono a portata di mouse.
sabato 18 luglio 2009
La ragione come limite.Quale razionalismo?
Il fatto che un nostro apparato a fini determinati ed in ambiti limitati "funzioni" non autorizza arbitrarie trasposizioni. Basti pensare ai nostri occhi. Funzionano quando ci consentono di non sbattere contro un muro, ma non ne vedono molecole ed atomi. Condivisibile mi sembra dunque l'opinione di Charles Darwin che in una lettera scrisse: "Ho la nettissima impressione che tutta la materia sia troppo profonda per l'intelletto umano. Un cane potrebbe speculare altrettanto bene sulla mente di Newton". Anche alcune considerazioni di Karl Popper vanno in questa direzione.
Vorrei inoltre ricordare che il successo della scienza ha costituito materia di riflessione persino nella teologia cristiana. Lo stesso papa Benedetto XVI, per altro del tutto al di fuori delle sue solenni funzioni magisteriali, anche facendo riferimento ad esso ha ipotizzato una sorta di ragione universale coessenziale alla divinità stessa, della quale anche la nostra ragione partecipa. La ragione umana, creata somigliante alla divina, sarebbe perciò in grado di comprendere la divinità ed il bene, che lo stesso Dio non potrebbe non volere. Si tratta, devo dire, di tesi difficili da accettare per un cristiano, che crede nella trascendenza ed onnipotenza di Dio. L'Incarnazione e la Resurrezione di Cristo sarebbero dunque non necessarie? Inutile la Rivelazione? In realtà appare plausibile che la ragione rappresenti per l'uomo uno strumento meraviglioso ma anche un limite. La forza e la preclusività del quale non è accertabile dall' interno.
venerdì 10 luglio 2009
Caritas in veritate. La coscienza prima di tutto.
" Non va dimenticato che il mercato non esiste allo stato puro. Esso trae forma dalle configurazioni culturali che lo specificano e lo orientano. Infatti, l'economia e la finanza, in quanto strumenti, possono esser mal utilizzati quando chi li gestisce ha solo riferimenti egoistici. Così si può riuscire a trasformare strumenti di per sé buoni in strumenti dannosi. Ma è la ragione oscurata dell'uomo a produrre queste conseguenze, non lo strumento di per sé stesso. Perciò non è lo strumento a dover essere chiamato in causa ma l'uomo, la sua coscienza morale e la sua responsabilità personale e sociale".
Mi sembra che il papa descriva esattamente la realtà. Il mercato non è mai realmente esistito nella sua astratta configurazione economica. Esso sempre storicamente si declina secondo la visione degli operatori, secondo la connotazione delle sue regole e secondo la capacità dell'ordinamento di farle rispettare.
Qui Ratzinger indica la tradizionale via maestra che la Chiesa deve seguire: il rinnovamento delle coscienze. "La Chiesa non ha soluzioni tecniche da offrire" dice anche, infatti, il pontefice.
Bisogna chiedersi se operatori orientati ad un semplice profitto personale di corto respiro e magari poco inclini ad una spontanea osservanza delle regole giovino alla sopravvivenza del mercato e di una economia aperta e concorrenziale. Io penso di no.
Quest'ultima enciclica di Ratzinger mi pare insomma confermi due suoi importanti tratti. Innanzi tutto la personale sensibilità liberale. Poi la fedeltà alla missione della Chiesa. E la missione della Chiesa è convertire alla fede cristiana.
giovedì 9 luglio 2009
Tanto peggio tanto meglio.
"Tanto peggio tanto meglio".
Questo atteggiamento rivela una profonda corruzione della mente e del cuore.
