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- Laureato in giurisprudenza, cattolico e liberale, contro l'intolleranza, l'irrazionalismo, la sofferenza umana.
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venerdì 8 maggio 2009
L'invasione dei "senzatutto".
Il recente caso dei cosiddetti migranti riportati in Libia senza consentire lo sbarco in Italia riaccende per l'ennesima volta il dibattito sulla loro accoglienza. Si distingue nel chiedere attenzione ai loro bisogni e diritti la Chiesa cattolica. La Chiesa fa il suo dovere. Ma sono molti milioni le persone che ormai premono alle frontiere di un'Europa in crisi eppure capace di suscitare speranze tali da indurre ad accettare rischi elevatissimi. Dunque un'accoglienza a maglie larghe è impossibile.
Mi pare che, accantonando ipocrisie vecchie e nuove, diventi sempre più centrale il problema del governo di quei paesi che non riescono ad assicurare una tutela adeguata dei diritti fondamentali e condizioni di vita dignitose. Si tratta spesso di dirigenti locali corrotti e/o inetti. Senza una decisa ingerenza da parte dei paesi chiamati a fornire aiuti e ad accogliere chi emigra la situazione non cambierà.
Certo interventi non soltanto umanitari ma soprattutto diretti ad imporre modelli amministrativi, politici ed economici sono costosi ed impopolari, non potendosi escludere la necessità di operazioni militari assai protratte nel tempo. Ma la questione è ineludibile.
Karl Popper, in una intervista di pochi anni fa al tedesco Spiegel, si espresse con una franchezza brutale in questi termini:
"...è un fatto che va principalmente riportato alla stupidità dei dirigenti dei diversi Stati della fame. Abbiamo liberato questi Stati troppo rapidamente ed in modo troppo primitivo. Questi Stati non sono stati di diritto. La stessa cosa accadrebbe se si lasciasse a se stesso un asilo infantile."
Sono parole così dure da sembrare irritante espressione di ottusità. Ma sono davvero così lontane dalla realtà?
Karl R. POPPER, Tutta la vita è risolvere problemi, 1996, pag. 265
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