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- Laureato in giurisprudenza, cattolico e liberale, contro l'intolleranza, l'irrazionalismo, la sofferenza umana.
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venerdì 20 febbraio 2009
Il mercato che non c'è.
Tempi duri per per i fautori del mercato e della libera circolazione di merci e servizi.
Ma se il mercato, correttamente inteso, è il luogo dove chi cerca beni e servizi incontra chi li offre secondo regole prestabilite, certe, uguali per ogni operatore e rese vigenti da un'attività di repressione delle infrazioni sufficientemente diligente, allora questo non può essere considerato il principale responsabile dei guai che affliggono le nostre economie.
Semplicemente perchè questo mercato genuino, durante i fasti della globalizzazione, non lo abbiamo mai visto.
Chi può sostenere che un imprenditore cinese ed uno, poniamo, tedesco o canadese abbiano dovuto subire gli stessi controlli sulla qualità dei loro prodotti e servizi?
O si siano procurati lavoro, materie prime ed altri fattori della produzione dovendo rispettare gli stessi limiti?
Chi può affermare, senza esporsi al dileggio, che le autorità competenti abbiano correttamente applicato le norme a tutela del risparmio, pure certamente esistenti, e diligentemente vigilato sulla gestione dei servizi finanziari?
Non abbiamo bisogno di meno mercato e concorrenza, ma di più mercato e concorrenza.
Quelli veri però, che possono nascere e restare vitali solo grazie a regole efficaci e fatte rispettare.
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