Danilo Taino sul Corriere della Sera del 16 agosto 2014 pone in evidenza l'insostenibilità del welfare europeo e il ruolo frenante che esercita sull'economia dell'Eurozona:
"Da anni, Angela Merkel tiene in tasca un foglietto con tre statistiche che cita in continuazione. Le permettono di inquadrare la posizione dell’Europa nel mondo: il continente ha il 7% della popolazione, il 25% del Prodotto lordo, il 50% delle spese per Welfare State".
"Il dato di fatto è che quella del Vecchio Continente è oggi l’unica importante economia del pianeta (forse assieme a quella giapponese) a non crescere: immagine di un’area in perdita continua di peso di fronte alla potente e dinamica economia americana e a quelle emergenti".
"La situazione si può riassumere così: la popolazione europea tende ad avere un peso sempre minore rispetto a quella mondiale perché gli europei fanno decisamente pochi figli (Germania e Italia sono i casi più acuti); la stagnazione farà diminuire, dal 25% di oggi, anche la quota di Pil prodotto; e, chiaramente, la generosità inefficiente del Welfare State europeo (il 50% delle spese mondiali per il 7% della popolazione) non può essere sostenuta ed è un elemento che pesa sulla competitività (i Paesi emergenti tendono ad aumentare la spesa per la sicurezza sociale, ma non illudiamoci che lo facciano a scapito della loro capacità concorrenziale)".
Capitale umano (conoscenze matematiche e tecnico-scientifiche), pressione fiscale, investimenti diretti esteri, istituzioni economiche e spinta al miglioramento delle condizioni sono i principali fattori di crescita. L'ampio welfare europeo contribuisce in modo determinante a renderli inadeguati. Si pensi agli effetti sulla spesa pubblica e sulla pressione fiscale, talmente alta da scoraggiare i possibili investitori. Si considerino inoltre le conseguenze sull'impegno individuale. Il generoso sostegno pubblico può indebolire lo stimolo al lavoro e al risparmio.
Così appesantita dallo stato sociale l'economia dell'Eurozona non può efficacemente competere con quelle emergenti. Occorre dunque rivoluzionare il welfare europeo, dando largo spazio a strumenti privati con una lungimirante disciplina pubblica. Si tratta di una rivoluzione necessaria ma attualmente avversata dagli elettori. Solo una lucida consapevolezza dei politici e degli intellettuali più influenti e un incisivo dibattito pubblico possono rendere possibile ciò che oggi pare improponibile.
Il foglietto di Merkel rivela la qualità dei governanti e della politica tedeschi. Purtroppo in Italia e Francia la situazione è molto diversa.