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sabato 21 novembre 2015

Scienza e società aperta. Comprendere l'impresa scientifica.





In questi giorni in cui il terrore invade la cronaca si sente spesso un'affermazione suggestiva ma oggi lontana dalla realtà: il terrore si fronteggia con la cultura. La vuota retorica che segna tale affermazione si coglie considerando da un lato la necessità di misure militari e di polizia, dall'altro l'inadeguatezza del dibattito pubblico e dell'offerta culturale.
Sui media si parla di scienza senza indagare criticamente i suoi successi, le sue rivoluzioni, i suoi fallimenti. Descrivere l'impresa scientifica, frutto migliore del pensiero, significa invece dar conto della fallibilità e della grandezza umana, delle condizioni che rendono possibile il progresso civile ed economico, dell'importanza delle tradizioni, del ruolo delle idee e della libertà. In questo senso è da accogliere ciò che ha scritto Karl Popper:

"Una società aperta, cioè una società basata sull'idea che non solo si deve tollerare le opinioni dissenzienti, ma le si deve anche rispettare, e una democrazia, cioè una forma di governo votata alla protezione della società aperta, non possono fiorire se la scienza diventa il possesso di un circolo esclusivo di specialisti" (Karl POPPER, Scienza e filosofia. Problemi e scopi della scienza, 1984, p. 158).

Da leggere, cominciando dall'ottima introduzione alla materia di David Oldroyd:

- D. OLDROYD, Storia della filosofia della scienza

- K. POPPER, Congetture e confutazioni

- K. POPPER, Scienza e filosofia

- K. POPPER, La ricerca non ha fine

- K. POPPER, Il mito della cornice

- I. LAKATOS, La metodologia dei programmi di ricerca scientifici

- T. S. KUHN, La struttura delle rivoluzioni scientifiche

- P. K. FEYERABEND, Ammazzando il tempo. Un'autobiografia

- I. LAKATOS - P. FEYERABEND, Sull'orlo della scienza

- I. LAKATOS - A. MUSGRAVE (a cura di), Critica e crescita della conoscenza


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