L'attuale Costituzione della Repubblica Popolare Cinese è entrata in vigore nel 1982 e ha subito significative revisioni tra il 1988 e il 2004, realizzate per disporre una più larga tutela dell'impresa, della proprietà privata e dei diritti umani.
E' una costituzione rigida. Formalmente rende la Cina uno stato di diritto e garantisce le libertà e i diritti fondamentali degli individui. Non adotta la cosiddetta separazione dei poteri, ma tale separazione, nella configurazione immaginata dalla maggioranza dei costituzionalisti occidentali contemporanei, non appartiene realmente alla tradizione liberale. Per rendersene conto basta leggere davvero Lo Spirito delle leggi di Montesquieu e considerare con attenzione il tradizionale sistema britannico, solo recentemente riformato con l'introduzione della Corte Suprema.
Rispetto alle costituzioni liberaldemocratiche vigenti, quella cinese si distingue soprattutto per l'attribuzione di un indefettibile ruolo di guida al partito comunista, per l'enfasi sull'obiettivo della modernizzazione (Preambolo) e per la corrispondenza stabilita tra ampiezza della tutela sociale e livello dello sviluppo economico (art. 14).
Su AGI China 24 Antonia Cimini accenna al dibattito sul costituzionalismo in corso in Cina:
"Un altro quotidiano ufficiale e molto più popolare del primo, il Global Times, ha rincarato la dose in questi giorni con un editoriale intitolato "Il costituzionalismo è un trucchetto per negare il modello di sviluppo cinese"".
In gioco, appunto, è il modello di sviluppo. Il regime autoritario consente il controllo delle tensioni sociali determinate dalla crescita economica e dalla modernizzazione a tappe forzate. Stabilisce consumo e accumulazione. Adotta uno stato sociale corto, produttivistico, che incentiva lavoro e risparmio. Attribuisce così un vantaggio competitivo nel confronto economico globale con le democrazie occidentali.
Con ogni probabilità i dirigenti cinesi non consentiranno l'occidentalizzazione dell'assetto costituzionale. Non solo per difendere il loro potere, ma per conservare al proprio paese gli attuali vantaggi competitivi. Per l'Occidente democratico un compito durissimo: salvare la società aperta e nel contempo rendere possibile un'adeguata crescita economica. Il tempo delle illusioni è finito.