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sabato 12 novembre 2011

Poteri forti o Occidente debole?

Ormai da alcuni anni le due sponde dell'Atlantico sono unite da una comune grave crisi economica, che in questo momento colpisce in particolare le finanze pubbliche. Le lobbies finanziarie-bancarie spingono i governi ad intervenire, mentre i loro esponenti riescono spesso a ottenere cospicui guadagni. La gente vede tutto questo e addebita le difficoltà e i danni subiti proprio a tali lobbies, a operatori economici senza scrupoli, pretendendo dai governi misure drastiche contro gli speculatori.
Finanzieri e banchieri cercano di massimizzare i profitti, mentre le loro lobbies esercitano una incisiva influenza. Ma in realtà si tratta di condotte abituali nelle economie occidentali, anche in periodi di crescita e diffuso benessere. L'attenzione dovrebbe invece soprattutto fermarsi su alcuni dati capaci di indirizzare la ricerca in altre direzioni.
La Cina ha una pressione fiscale oltre venti punti più bassa di quella italiana, tedesca e francese (meno del 20% contro oltre il 40% del PIL). Ha un debito pubblico quasi certamente inferiore al 20% del PIL, mentre sono intorno al 90% Francia e Germania, a loro volta virtuose rispetto a Italia e Giappone, che presentano un debito pubblico ben maggiore del 100% del PIL.
Bassa pressione fiscale e debito pubblico contenuto sono ottenuti grazie ad un welfare cortissimo, che "copre" poco, costa poco, utilizza strumenti semiprivati, costringe individui e famiglie a risparmiare, studiare e lavorare duramente. Anche a ciò è connessa l'alta capacità di esportare. Tutto questo consente di accumulare ingenti riserve valutarie.
E' poi indispensabile confrontare mentalità, tradizioni, visione del mondo e della vita. Pur con qualche adattamento, sono largamente applicabili considerazioni svolte dal professor Luca Ricolfi a proposito degli immigrati in Italia (La Repubblica delle tasse, 2011, pagg. 45 e 46):

"E infatti i nuovi posti sono spesso di livello modesto, e finiscono per essere accettati soltanto dagli stranieri".
"La differenza è che "loro" vivono in un altro tempo, che noi abbiamo dimenticato. Un tempo in cui la cosa fondamentale era avere un lavoro, non importa quanto adeguato all'immagine che abbiamo di noi stessi, un tempo in cui fare sacrifici era normale, un tempo in cui il benessere non era considerato un diritto".


A tali fattori si devono aggiungere processi decisionali pubblici più rapidi, burocrazia in via di razionalizzazione, stipendi tuttora più bassi.
Considerazioni analoghe valgono per altri paesi asiatici e, in parte, per Russia e Brasile.
La finanza internazionale guarda l'Occidente in crisi e valuta realisticamente prospettive di crescita, sostenibilità del debito pubblico, struttura dello stato sociale, possibilità di sviluppo dei consumi interni, in una economia globalizzata, vendendo, acquistando, speculando di conseguenza.
Dunque cinici poteri forti o piuttosto Occidente debole, in declino? I nostri politici ed economisti non nascondano ai loro concittadini l'inevitabile risposta.



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